mami papi

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mami papi
Madame


POV GIOVANNI
Ero chiuso nella stanza di camera mia mentre le urla dei miei genitori mi riempivano le orecchie,i miei occhi rossi e le guance rigate dalle lacrima, avrei voluto tanto che tutto questo finisse,da cinque anni in poche parole da quando ero nato che continuava così,ma non riuscivano mai a smettere di litigare,quando sentì mia madre piangere,mi alzai e uscì dalla stanza correndo in cucina,mio padre sbattè la porta e uscì da quella casa,mia madre si accorse di me e parlò
M:"Vai in camera tua muoviti,sei solo tu la causa di questo" e delle lacrime ricominciarono a scorrermi in viso,facendomi accovacciare nel muro del corridoio,poggiai la mia fronte sulle ginocchia,mi sentivo un peso per lei e forse lo ero,mi asciugai le lacrime e tornai nella mia stanza,presi un orsetto e lo strinsi forte tanto da soffocarlo avrei solo voluto un abbraccio da qualcuno in quel momento,mi chiesi perché nessun bambino o bambina volesse giocare con me e sospirai,cosa contavo se nessuno voleva giocare con me e misi il broncio,a settembre avrei iniziato la prima elementare ma avevo una paura matta,avevo paura di non essere accettato come sempre e di nuovo pensai a quel calore che si prova quando ti senti amato che io sogno di provare da un po' ma nessuno evidentemente vuole stare con me nemmeno i miei genitori,forse sono veramente un fallimento...

Dopo due ore mi chiamò dicendomi che era pronto da mangiare,strinsi i pugni e mi strofinai gli occhi alzandomi,apri la porta e lentamente arrivai in cucina,lei stava già mangiando che non si accorse della mia piccola figura,nel piatto c'era il solito cibo che mangiavano da mesi un piattino piccolo di pasta è un pezzetto di pane tutto qui e non mi lamentavo di ciò che avevo
M:"Mangia avanti,non ho altro da darti" annui
M:"Di pomeriggio stai con tuo padre" mia madre era molto giovane aveva ventuno anni,non ero propio il suo desiderio sono stato solo un errore e con fatica si prendeva cura di me,quando entrò in terzo superiore suo padre l'aveva obbligata a sposarsi per colpa mia dicendogli che avendo un figlio doveva avere una relazione stabile,ma quando lui morì non ci misero molto a divorziare,avevo solo due anni e lei aveva appena finito la scuola
G:"Dove vai" pronunciai con la mia piccola voce rauca
M:"Ho delle cose da fare" pur essendo così piccolo avevo visto sempre cose non adatte alla mia età e già nella mia testa immaginavo il fiume di cose che doveva fare
M:"Più che altro devo lavorare sennò non arriviamo a pagare le tasse" annui
G:"E con che tipo di lavoro vorresti guadagnare soldi se non ne hai uno" gli chiesi guardandola,lei mi guardò ammutolita
M:"Non sono cose che ti interessano" ma la porta venne sbattuta da mio padre che presumo fosse venuto a prendermi
P:"Va a fare la puttana cosa dovrebbe fare" lui ne aveva ventidue era un anno più grande di lei ma sempre tutti e due molto giovani,strinsi le palpebre quando tirò un pugno al tavolo,mi immobbilizzai
M:"Stai fermo,li metti paura"
P:"Che cazzo me ne fotte di questo bambino,pensi veramente che io lo voglia,se avessi abortito le nostre vite sarebbero andate sicuramente meglio" una lacrima solco la mia guancia,quelle frasi sentirle ogni volta erano una ferita che io che provavo a chiudere e si riapriva sempre,lei cambio discorso
M:"Non hai diritto di darmi della puttana"
P:"Come non posso,pur di guadagnare dieci euro vai a succhiare cazzi in giro" e li mollo uno schiaffo
M:"Prima cosa non azzardarti a parlare di me così e secondo voglio vivermi la mia vita ancora sai non è che ho sessant'anni ne ho appena ventuno"
P:"Ammetti così che vai a fare la puttana" di nuovo come sta mattina le loro urla mi riempirono le orecchie, poggiai le mani su di esse con la speranza che quelle voci sarebbero scomparse ma no erano sempre più forti
G:"Smettetela" dissi ma le loro voci erano il triplo più forti delle mie
G:"Smettetela" lo ridissi con una voce più forte ma niente
G:"Smettetela" urlai per la prima volta e loro si fermarono,guardandomi il volto rigato dalle lacrime
P:"Andiamo muoviti e smettila di frignare" mi prese da una braccio stringendolo e mi portò fuori
P:"Io ho le mie cose da fare" mi punto il dito e mi prese dal colletto della maglia
P:"Quello che vedrai deve rimanere tra me e te giovanni,non spiaccicare neanche una parola e guai a te lo racconti a qualcuno ok?" annui un po' timoroso
P:"Voglio un si parla,HAI CAPITO?"
G:"Si ho capito ma lasciami,ti prego..." dissi con la voce tremante,entrai in quella casa che era più soffocante di quella di mia madre,la puzza di alcol e tabacco mi invase le narici facendomi tossire,camminavo per il corridoio e vedevo solo bottiglie di birra sia intere che rotte,pacchetti di sigarette qua e là con accendini e il tabacco tappezzava il pavimento,le voci dei suoi amici mi riempirono le orecchie
L:"Dove sei stato" chiese con una voce che non mi sapeva di uno molto sobrio
P:"Ho solo dovuto prendere il bambino" chiamarmi figlio per lui costava troppo ero un semplice bambino come gli altri
F:"Il marmocchio lo potevi mollá alla tua ex è pur sempre suo figlio"
P:"Aveva degli impegni" disse evitando il discorso della loro litigata,mi avvicinai allo stipite della porta e gli osservai
O:"Mi ricordo che era la più brava della scuola"ma smise di parlare
F:"Guardate c'è il marmocchio"e rise
P:"Vai in stanza"
G:"Ho fame non mi hai dato il tempo di mangiare" dissi con una piccola vocina,tutti risero
F:"Amore mio c'hai fame" disse ridendo
O:"Poi gli dici alla mammina di chiamarmi mi farebbe piacere rivederla era una mia vecchia amica" e rise
F:"Mi ha sempre dato l'impressione che fosse una troia"
P:"Smettila che già ne sa troppe" camminai lontano da loro
P:"Se hai fame muoviti a venire" annui e andai verso di lui nascondendomi dietro la sua gamba
P:"Ho delle fette di pizza ti vanno?" spalancai gli occhi e annui non avevo mai mangiato la pizza,mi porse uni scatolo e disse
P:"Ora vai in stanza,ah e Giovanni non devi dire niente alla mamma" annui e corsi in stanza,chiusi la porta e iniziai a mangiare,mi misi su un fianco e inizia a giocare con i miei ricci e così mi addormentai.

Mi risvegliai in quella stanza con l'odore delle sigarette che invadeva le mie narici facendomi tossire,uscì da quella casa mettendomi seduto in un vicolo lontano dalla casa,strinsi i pugni,pensavo a una parola che avevo sempre sentito dire ai grandi ma io non l'avevo mai detta forse ero piccolo per pronunciarla ma in quel momento una forte rabbia controllava la mia mente.

POV GIULIA
Ero all'aereoporto davo la mano a mia madre che mi teneva stretta a lei,vedevo mio padre allontanarsi sempre di più e al pensiero che l'avrei rivisto fra tanti mesi mi fece colare qualche lacrima al contrario di mia madre che era impassibile,quando spari completamente dalla mia vista iniziai a piangere e corsi in quella direzione gridando il suo nome,ma niente solo mia mamma che mi chiamava e mi prendeva in braccio
M:"Non si piange davanti agli altri te l'ho detto cento volte,andiamo forza"
Giù:"Voglio papà" e singhiozzai
M:"Shh avanti non facciamo scenate,devi sorridere. e fare vedere alle altre bambine che sei forte dai" annui e cercai di mascherare la mia malinconia,ma apposto di fare invidia a quelle bambine senti solo i loro risolini,strinsi gli occhi e senti un loro commento
X:"Guarda quella,con quei denti" e rise,iniziai a correre verso l'uscita venendo richiamata da mia madre,che si vergognava della scenata che le stavo facendo fare e inutilmente iniziò a chiedere scusa,mi strattonò un braccio e mi tirò
M:"Stiamo esagerando Giulia,non va bene" e mi fece salire in macchina mentre io continuavo a piangere
M:"Non vedo l'ora di mollarti ad Elena sei esasperante" Elena lei era la mia babysitter ma era fredda come il ghiaccio non giocava mai con me mi chiedeva solo se era tutt'apposto e cosa volevo mangiare
Giù:"Io con lei non voglio stare" mi lamentai
M:"Io devo lavorare Giulia,non ho tempo da perdere" lei parlava sempre del suo lavoro a momenti lo amava più della sua famiglia ma non ne avevo mai capito il motivo.

Entrammo a casa e subito corsi in camera mia,strinsi forte il cuscino e iniziai a piangere bagnandolo completamente,mia madre entrò in stanza,mi fece mettere seduta e disse
M:"Avanti piccina non fare così" e scossi la testa,lei inizio a farmi una coda bassa pettinandomi i capelli
Giù:"Voglio papà"
M:"Piccina papa tornerà deve solo lavorare" annui e mi appoggiai su di lei mentre mi accarezzava
M:"Giulia però adesso che entri in prima elementare voglio che diventi più sicura di te stessa e la finiamo di piangere,devi essere perfetta" perfetta quella parola era troppo lontana dalle mie corde,io non lo ero per niente
Giù:"Hai ragione mamma scusa"
M:"Vestiti che Elena ti accompagna a danza avanti e non farmi fare brutte figure" mi vesti e scesi sotto,ballare era l'unica cosa per cui vivevo e stavo bene.

Entrai in quella sala immensa e mi misi le mezze punte,ero sola ancora non c'era nessuno,iniziai a fare degli esercizi per scaldarmi e vidi entrare la maestra Veronica
V:"Ciao Giuli" e sorrise,la salutai con la manina e risi quando mi fece la linguaccia
V:"Sei sola soletta" e annui
V:"Ti posso proporre una cosa"
Giù:"Si"
V:"Essendo che sei sola facciamo una cosa che piace a me è sicuramente anche a te"
Giù:"Sii" e sorrise
V:"So che sei ancora piccolina ma proviamo a fare una coreografia di modern" sorrisi e inizia a battere le mani facendo si
Giù:"Si si sì mi son già riscaldata" e inizia a saltellare, si mise accanto a me e inizio a insegnarmi una coreografia moderna semplice per i miei gusti,dopo una buona oretta che lavorai sui passi la ballai
V:"Per essere la prima volta ed essere così piccola sei stata bravissima" inzio a battere le mani sorridendo
V:"Vatti a cambiare così ti prende mamma" annui,mi rivesti e corsi verso l'entrata dove c'era Elena ma non mamma,i miei occhi a quella visione si spensero
E:"Andiamo" sali in macchina,una lacrima solco la mia guancia ma l'asciugai subito dicendo a me stessa
Giù:"Non si piange Giulia" arrivati scesi dalla macchina e quando entrai vidi mia madre scherzare con un signore sui 35 anni come lei erano tanto vicini e si sorridevano si accorse di me
M:"Giuli" io le baciai la guancia imbarazzata
E:"È tua figlia" lei annui
M:"Saluta forza"
Giù:"Ciao" dissi correndo subito dopo nella mia stanza,mi poggiai allo stipite della porta e mi addormentai.

SPAZIO AUTRICE
Hello spero che il primo capitolo di questa storia vi possa piacere,son la stessa scrittrice di Amore impossibile e niente se avete letto la mia precedente storia spero che questa nuova vi possa piacere.
Non è nelle mie caratteristiche fare capitoli corti di solito li faccio di 5000/4000 parole ma
ho deciso di partire piano.
Scusatemi per gli errori se ci saranno.
Ciao💘

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