7. Are you scared of monster?

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Rimasi ferma, con gli occhi chiusi. Esattamente come Cole mi aveva duramente ordinato. Il tono perentorio che aveva usato per scandire ogni singola lettera era stato tanto inquietante quanto impossibile da ignorare, anche per una testarda ostinata come me.

Mi sentivo tramortita. Nei miei occhi, l'immagine del suo sguardo gelido, privo di qualsiasi emozione, era impressa come uno schiaffo sulla pelle. Vedevo ancora la tensione che il suo corpo irradiava, i muscoli tesi delle spalle, lo sbiancare delle sue nocche, nell'istante preciso in cui la bocca velenosa di quel miserabile aveva sputato fuori quel terribile insulto.

Cole si era scagliato contro di lui senza esitazione. Ed io non riuscii ad evitarlo. Il mio corpo si era cristallizzato, raggelato dal rumore agghiacciante dei suoi colpi impetuosi e lo scricchiolio deciso dei suoi irrefrenabili pugni.

Le mie orecchie erano tempestate dalle urla strazianti di quel ragazzo, che diventavano ad ogni secondo che trascorreva, sempre più brutali. Nell'atrocità folle di quel momento, in quel groviglio di carne contro ossa, nocche spaccate e respiri strozzati, pensai che se non avesse smesso di strillare così, da lì a poco, qualcuno sarebbe intervenuto per soccorrerlo. Poi mi ricordai dell'esistenza della festa e mi resi conto della drammatica realtà. Le sue grida stavano esplodendo in un caos tremendo solo nella mia testa, nessun'altro oltre me e Cole lo poteva sentire, perché la sua dolorosissima richiesta di aiuto si confondeva con la musica assordante. Il frastuono sovrastava la sua voce, annientandola nel silenzio della notte. Bastò quel pensiero raccapricciante per riattivare la mia coscienza.

Fu allora che scattai fulminea e aprii gli occhi.

Quando fissai davanti a me quello spettacolo crudele, barcollai scossa indietro, reggendomi a stento sulle gambe. Cole stava stritolando con le mani imbrattate di sangue la gola ansante di quel ragazzo, tanto era disperato che tentava in tutti i modi possibili di divincolarsi, ma la rabbia ferina e la presa possente del suo avversario sulla sua giugulare glielo impediva. Avanzai senza esitare, posizionandomi dietro le spalle, prima che Cole potesse non rispondere più delle sue azioni.

«Fermati, basta!» buttai fuori con tutto il coraggio che avevo e Cole mi guardò assente. Aveva le pupille dilatate, i vasi sanguigni gonfi sul punto di esplodere e la fronte aggrottata, madida di sudore. Non sembrava più lui. Pensai che in quel momento non fosse in grado di agire o pensare in maniera lucida perché pareva di ghiaccio. Il respiro irregolare e affannato gli usciva fuori dalle narici aperte, come quelle di un toro infuriato. Il petto si sollevava e abbassava a ritmo con il battito frenetico del cuore che pompava incontrollato un mix pericoloso di emozioni indecifrabili.

«Cole, ti prego, lascialo andare» insistei con più convinzione mentre lui assottigliava gli occhi, fissandomi freddo. Stavo per temere il peggio quando...fu un attimo, tanto che non feci in tempo a chiedermi perché un istante prima quel ragazzo fosse in piedi barcollante e quello dopo a terra, rannicchiato su stesso, agonizzante dal dolore. Mi voltai verso Cole e dall'espressione torbida, minacciosa del suo viso, capii che era ancora distaccato dal mondo.

Era preoccupante, dissociato, e perso nelle ombre più scure della sua mente. Tutto il suo corpo irradiava un sentimento d'odio tanto intenso quanto violento. Tuttavia, non mi lasciai intimidire e così senza indugiare troppo, mi avvicinai alla sua figura. Sollevai il mento per guardarlo, sovrastata dalla sua altezza imponente e tentai di afferrargli la mano, ma lui non si lasciò toccare. Si allontanò di scatto ed io sobbalzai per lo spavento. Arretrai un passo, ferita per il rifiuto inaspettato, mentre lo scorsi camminare, diretto chissà dove.

«Dove stai andando?» sbottai scossa, ma non ci fu risposta. Lanciai un'ultima occhiata al ragazzo con il viso tumefatto, stordito per i colpi ricevuti, prima di incamminarmi per dirigermi verso Cole.

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