8. Caramella al limone

728 23 27
                                    

«Joy, siamo arrivati...»

Il suono basso e profondo della sua voce arrivò dolcemente alle mie orecchie.

Tentai di combattere contro la sensazione di torpore che rallentava i pensieri e intorpidiva i movimenti, ma il peso inarrestabile del sonno gravava sulle mie ciglia stanche e non riuscii neanche ad aprire gli occhi. Cole continuò a parlarmi piano, mentre il suo respiro caldo, dal ritmo cadenzato mi scaldava le guance, pizzicando l'aria che ci divideva. Mi solleticò la pelle e arricciai il naso, inspirando. Umettai le labbra screpolate con un colpo di lingua e poi, mi voltai dalla parte opposta, dandogli le spalle. Lo ignorai totalmente, poiché non avevo alcuna intenzione di svegliarmi e sperai in cuor mio che lui avesse capito.

Purtroppo, però, Cole non si diede per vinto e mi accarezzò delicatamente, sfregando il palmo grande e gelido sulla mia schiena. La morbidezza di quel gesto fu sufficiente a farmi aprire un solo occhio. Lo guardai pigramente da sopra la spalla e, attraverso una minuscola visuale a mezzaluna, scorsi intorno a me l'abitacolo, avvolto da un fitto strato di nebbia. Mugolai, masticando perle di saliva e nascosi l'occhio dietro la palpebra, chiudendomi nuovamente al mondo, sonnacchiosa e disinteressata. Tuttavia, Cole cominciò a scuotermi con maggiore vigore, mentre mi ripeteva sussurrandomi all'orecchio: «Svegliati...svegliati...svegliati»

L'energia sprigionata dalla sua mano si scontrava con il tono zuccheroso della voce, ma non mi ridestai dinnanzi a quella frizione, anzi, continuai a fluttuare indisturbata nel placido stato di dormiveglia. Ero un piccolo ghiro, Mamma me lo ripeteva sempre: "Aaah, mia cara bambina, se dormi, può cadere anche il mondo intero, tanto non te ne accorgeresti".

«Joy, perlomeno dimmi come faccio a riconoscere casa tua...» disse teneramente, ridacchiando contenuto.

«È...è la terz'ultima... sulla finestra» biascicai.

«Sulla finestra?!»

«Sinistra, destra...» mormorai infastidita mentre incrociavo le braccia al petto, facendo scontrare il dorso delle mani. Era la mia posizione preferita per dormire.

«Sinistra o destra?!» brontolò confuso.

«Al centro. È quella di dolore grigio...» mugolai.

«Sono tutte grige Joy, maledizione» lo sentii sbuffare, ma non mi curai del suo tono burbero ed esausto. Mio malgrado, però, Cole cominciò a scuotermi la spalla, tentando disperatamente di catturare la mia attenzione ed io grugnii contrariata, allontanandomi dal suo tocco: «Mmh, basta, lasciami dormire...» ripetei, masticando insulti al suo indirizzo.

«Dimmi un dettaglio per distinguerla e poi ti lascio riposare»

«Uff-uffa...» balbettai con fare annoiato «...La cassetta della pasta, è color...giallo canarino»

L'attimo dopo sentii il rombo del motore accendersi e l'ingranaggio della marcia inserita. Sollevai appena il viso e mi accorsi che la macchina si stava muovendo piano, poi abbassai il mento sul petto, affondando ancora di più la testa nel sedile.

«Ok, l'ho trovata»

Fu un attimo. Ma quanto poco tempo era trascorso?!

Udii un tonfo sonoro provenire alla mia destra e il rumore di passi scricchiolare sotto un leggero strato di ghiaia sottile. Non feci in tempo a capire cosa stesse accadendo intorno a me, che una corrente d'aria fredda mi investì, facendomi rabbrividire. Subito, mi voltai turbata verso lo sportello dell'auto, aprii gli occhi e vidi Cole, sospeso su di me con un sorriso stampato in volto.

La versione migliore di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora