Chapter 10: Memories.

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"Credi che sia una buona idea scrivere una canzone, in un campo?"
"Visto che a casa abbiamo la stessa creatività di un microcefalo, magari qua riusciamo a scrivere qualcosa."
"Okay..." Dico, sempre molto scettica.
"Vediamo... tu avevi detto che avevi scritto qualcosa. Me ne canti un pezzo?"
"Io non canto davanti alle persone, lo sai."
"Dai Laurie, fallo per me!" Si mette in ginocchio davanti a me e sbatte le palpebre ripetutamente.
"...no." Sporge il labbro inferiore. "OKAY!"
Lui si alza in piedi e inizia ad esultare.
"Piantala."
"Okay, ma tu canta."
Fisso il campo e cerco di respirare normalmente.
Chiudo gli occhi e cerco di sgombrare la mente.

"Don't know what's behind those eyes, but I can feel it.
A kind of danger in the darkness, written on you soul.
If the brightest star can light the sky forever, how could you ever think you were invincible?
I hope your hands burn, when you touch her.
I won't be the cure for the scars you earned.
You lite the fuse, that I burnt too.
But you playing with a heart, that's fireproof.
I watch your flame rise, drestroy your alibis.
I should have warned you, you're playing with a heart, that's fireproof."

Ross mi guarda, riflettendo sulle parole della mia canzone.
"M-mi dispiace."
"Per cosa?"
"Per quello stronzo, che ha giocato con il tuo cuore. Tu meriti di meglio."
"Grazie Ross. Non ti preoccupare, non ne valeva la pena." Lui si limita a sorridermi. "Credo che questo pezzo non vada bene, però. Forse è troppo personale, perché tu possa sentirlo anche tuo."
"Probabilmente."
"Allora, facciamo che diciamo una frase per uno? Poi se stanno bene insieme, le uniamo?"
"Okay. Prova tu."
"Ehm... 'Have you had a million reason why you wish you'd never seen the truth? Have you looked into the mirror and the clown's staring back at you?"
"Okay... vediamo... 'I can't control myself, don't know who I've been. And who is this monster wearing my skin?"
Inizio a segnarmi ciò che Ross dice, sul mio quaderno.
"Ho già finito la vena creativa..."
"Ottimo." Commento io. "Vediamo... 'I'm moving in black and white, when will it end?'."
"Sei davvero brava a comporre."
"Grazie. Anche tu te la cavi."
"Noto del sarcasmo." Dice lui, ridendo.
"Io sarcastica? Quando mai?"
Ridiamo entrambi.

//

_Ross's pov

La mia famiglia.
A volte non so se tenerci a loro, oppure odiarli.
Voglio bene loro, ma loro non ricambiano.
Credono che io sia una persona cattiva, mi stanno alla larga il più possibile e dopo che vengo rimproverato sempre per le solite cose, non mi parlano per giorni interi, per paura che poi mi vendichi.
Di sgridate come quella dell'altra sera, ne ricevo almeno una a settimana, ma capita che siano più stressati e approfittino dell'occasione.
Non è orribile quando anche la tua famiglia non sa come stai?
Sono anni che non si preoccupano più di chiedermi come sto, che ho fatto quel giorno oppure se ho bisogno di qualcosa.
Mi chiedo sempre cos'ho fatto di male... perché i miei genitori preferiscono i miei fratelli...

Mia madre e Rydel stanno preparando una torta, mentre i miei fratelli e mio padre - che oggi è stranamente a casa dal lavoro - sono a giocare a pallavolo, nel giardino sul retro.
Sono seduto sul bordo della finestra, nella soffitta. Da un piccolo buco della finestra posteriore, guardo mio padre e i miei fratelli.
Nel giardino sul retro c'è un grande prato, con molte aiuole e degli alberi bassi.
Dalla porta-finestra della cucina, che sbuca sul portico posteriore, sono collegate delle piastre in cemento, che arrivano fino a bordo piscina.
Essa è grande, posizionata quasi al centro del giardino.
Poco distante ci sono dei lettini e un tavolino, con un ombrellone - ora chiuso -.

Sento le risate dei miei fratelli fin qua su. È triste come siano felici, anche senza di me.
Le squadre sono: Riker e Rocky, contro Ryland e mio padre.
La palla finisce in piscina e Rocky si butta per prenderla, schizzando a Ryland, che era sul bordo.
Riker spinge quest ultimo in acqua e si lancia dopo di lui.
Mio padre si limita a ridere, poi si tuffa anche lui.
Dopo pochi secondi escono Rydel e mia madre, con dei grembiuli addosso.
Mamma urla loro qualcosa, poi scoppiano a ridere anche loro.
Sobo felici, mentre io sono... io.
Triste.
Chiuso.
Irritabile.
Ansiolitico.
Sostituibile.
Sono due giorni che evito ogni contatto con loro, particolarmente con mio padre, dopo quello che mi ha urlato. Non ho nemmeno toccato cibo. Tanto sono abituato a non mangiare per giorni.

Mi alzo e inizio a girare per la soffitta.
Fisso il divanetto.
Mi avvicino e lo sposto dalla parete.
Dietro di esso compare un'asse di legno, leggermente alzata, rispetto alle altre.
Mi abbasso e la alzo del tutto.
Sotto di essa c'è una piccola fossa, che corre per tutta la lunghezza del pavimento.
Dentro c'è uno scatolone. Lo sollevo e lo appoggio sopra il pianoforte.
Apro le due ali di cartone e guardo il contenuto.
Trovo un vecchio pezzo di stoffa logoro e scolorito. La copertina con la quale dormivo, quando cinque anni. Un tempo era gialla, ora è quasi grigia.
Me la porto vicino al viso e la tocco con una parte della guancia.
L'appogio sul piano e riprendo a guardare l'interno dello scatolone.
Sollevo un vecchio album di foto.
Sulla copertina c'è scritto 《Ross Shor Lynch》, con al calligrafia di mia madre.
Lo apro lentamente.
Nella prima facciata, c'è una foto di quando ero appena nato.
Continuo a sfogliare.
Rydel ed io abbracciati.
Rocky che mi allaccia una scarpa, dopo che mi ero fatto male al ginocchio.
Riker che mi insegna a camminare.
Ryland ed io vestiti da orsetti.
Riker, Rydel, Rocky, Ryland ed io che camminiamo, mano nella mano.
Riker che mi solleva sulle sue spalle.
Ryland ed io che guidiamo una macchinina giocattolo.
Io, con la mia prima chitarra, Luna - non posso credere di avercela ancora -.
Io che canto con i miei fratelli.
Io e mia madre.
Noi sette, tutti insieme, abbracciati.
Poi trovo la più dolorosa.
Io e Beth, seduti su una panchina.
I suoi capelli biondi a caschetto lungo, i suoi occhi verdi. Era più alta di me.
Indossava un vestito blu, credo - la foto è ormai sbiadita -, i suoi amati stivaletti.
Guardo il suo sorriso.
Era sempre allegra. E anch'io lo ero.
"Forse è meglio così Beth." Sussurro alla foto. "Forse è meglio che tu non veda cosa sono diventato. Saresti delusa di me. Come lo sono tutti. Mi manchi amica mia. Vorrei che conoscessi Laura. Sareste sicuramente state amiche. Anche lei sorride sempre, come te. È un ragazza fantastica. È dolce, gentile, intelligente. È l'unica che mi capisce e che mi vuole bene. Non è spaventata da ciò che sono. E infondo, mi ricorda te.
Mi manchi." Una lacrima scivola lungo la mia guancia.
Mi limito ad asciugarla, con il dorso delle dita.

Riprendo a guardare gli oggetti.
Trovo un vecchio fischietto giocattolo. È tutto rotto e impolverato.
Trovo una macchina fotografica. La appoggio, lontano degli altri oggetti.
Da un lato della scatola, c'è una vecchia scatola di colori. L'adagio vicino alla fotocamera.
Trovo altri oggetti, fra i quali: una rosa rossa, tutta appassita; dei libri di Controllo Delle Arti Angeliche; delle boccette di inchiostro e un quarzo, spezzato a metà. Era di Beth. Lo presi la notte in cui morì.
In questo scatolone ci sono le uniche cose che riuscì a nascondere e portare con me, quando ci trasferimmo dal Colorado alla California.
Lo nascosi dentro una delle mie valigie.
Papà fece bruciare il resto dei nostri oggetti, vestiti compresi, perché nessuno ci trovasse.
Rimetto dentro le mie vecchie cose e lo nascondo nuovamente sotto all'asse, poi risistemo il divanetto.
Prendo la fotocamera e la scatola di colori - le uniche cose che avevo deciso di riportare alla luce - e scendo in camera mia.
Le appoggio sulla scrivania.

Mi avvio verso la porta della mia camera. La apro e poi, appena esco, la chiudo a chiave.
Arrivo al piano inferiore.
Mamma e Rydel stanno ancora cucinando.
Scivolo velocemente verso la porta di casa ed esco di corsa.
Appena sono fuori dal cancello, inizio a correre verso il bosco.
Voglio stare solo.
E il campo è l'unico posto in cui potrei.

//

_Laura's pov

Sono tranquillamente appisolata sul mio divano.
Non ho assolutamente voglia di fare nulla oggi. Solo dormire.
Ma ovviamente, qualcuno ha qualcosa in contrario.
Il mio cellulare squilla a tutto volume sul tavolo e Crawling dei Linkin Park, divampa per tutta la stanza.
Mi alzo pigramente e afferro il telefono.
"Pronto?"
"Laura!" È Rydel.
"Hey Rydel, che succ..."
"Laura ti prego, vieni qua! Sono molto preoccupata!"
"O-okay. Ma che succede?"
"Te lo spiego quando sarai qua! È urgente!"
"Arrivo subito!" Chiudo la chiamata.
Lascio scivolare il telefono nella tasca ed esco velocemente di casa.

~Angolo autrice:
Hola :3 sono riuscita a postarlo prima (mi sento un genio ewe)
Soooooo, alcuni ricordi di Ross sono stati riportati a galla. Cosa ne pensate? E secondo voi, che è successo di così grave?
Votate e commentate ;)~

Ellingtons-wife.

||Paralyzed|| A Raura Fanfic.Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin