Capitolo 22

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Nonostante la situazione di Emma migliorò, il mio stato d'animo interno non lo fece affatto.

Non ero più il bambino di una volta, ero cresciuto. Bevevo, fumavo e facevo a botte.
Questa era la mia vita.

Facevo lo sbruffone con tutti e non mi importava di chi avessi davanti, a meno che non fossero Heric o Nate.

Non so cosa avrebbero pensato di me i miei genitori... anzi, in realtà credo di saperlo. Ma non potevo fare altrimenti.
Era l'unico modo che mi veniva.

Quando compí quattordici anni gli incontri divennero ancora più duri, violenti e faticosi. Questo perché non combattevo più negli under quattordici, ma contro tutti.

Ritornai a perdere ogni tanto, ma non era un problema. A me interessava solo sfogarmi, e alle volte prendere qualche pugno in faccia mi faceva sentire più sveglio e più vivo.
Nel giro di poco tempo però cominciai ad abituarmi al ritmo. Vincevo spesso, non sempre.
Ma andavo forte.

I soldi che mi facevo li davo a nonna e Scarlett.
Nonna Molly credeva che quei soldi li guadagnassi grazie ad un lavoretto part-time, ma Scarlett sapeva benissimo la verità.
Ci litigavo spesso, con lei. Esattamente come lei litigava con Nate.

"Sei solo un ragazzino!"  Mi ripeteva sempre con le lacrime agli occhi. Ma io non la ascoltavo.
Andavo avanti per la mia strada.

I guai, come se già nella mia vita non ne avessi avuti abbastanza, tornarono il giorno in cui rincontrai i fratelli Morris ad uno dei miei incontri.

Rivederli lì, davanti a me, con quel loro sorriso su quelle facce di merda mi fece tornare indietro di pochi anni prima. A quando picchiarono Nate e soprattutto a quando rapirono Emma.

Nonostante sembri tutto il contrario ho sempre avuto un grande senso di protezione nei confronti delle mie sorelle, soprattutto di Emma essendo la più piccola.
Quell'anno in cui soffrì per le sue condizioni in ospedale diventai ancora più geloso e protettivo nei suoi riguardi. Ecco perché ricordare il suo rapimento, la sua paura e le sue lacrime mi fece andare fuori di testa.
Completamente.

Vinsi l'incontro con uno dei Morris, ma quando l'arbitro segnò la mia vittoria io non mi fermai.
Andai avanti così tanto da picchiarlo fino a che perse i sensi. Le mie mani erano completamente rosse, e lui svenuto per terra in una pozza di sangue.

Nel locale scoppiò il panico: tanti guardavano la scena divertiti, altri spaventati e altri ancora salirono sul ring per dividerci.
Tra loro Heric, Nate e Simon.

I miei amici mi tenevano stretto, ma questo non mi impedì di liberarmi dalla loro presa per andare a prendere l'altro fratello.
Quando si misero anche Ry e Jeremy a bloccarmi, mi catapultarono dritto in macchina per tornare a casa, senza terminare ciò che avevo iniziato con l'altro fratello.

Non so cosa mi prese quella volta, ma penso che se non mi avessero fermato li avrei uccisi con le mie stesse mani.
E ad oggi posso dire... per fortuna che non riuscì ad andare avanti.
In quel momento non pensai neanche per sbaglio alle conseguenze che avrei potuto pagare.

Da questo avvenimento ricominciarono i problemi con i Morris. Ormai era un circolo vizioso.

Litigai pesantemente con Jeremy e fu l'unica volta in vita sua che ebbe ragione.
Mi rinfacciò quando anni prima fui io a dirgli di non mettersi più contro di loro, ma che ora eravamo nello stesso identico guaio per colpa mia.

Gli risposi, e discutemmo molto. Ma dentro di me sapevo bene che avesse ragione, solo che non volevo ammetterlo né a lui né a me.
Ero un orgoglioso, testardo egoista.

Il mio Peggior Nemico Where stories live. Discover now