Capitolo 2

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Nei giorni successivi continuai a vedere spesso Nate fuori da scuola. In certe occasioni veniva a prendere lui stesso sua cugina, ma la volta al campo da basket fu l'ultima in cui ci rivolgemmo parola.
Ormai avevano capito tutti che tra mia sorella e quell'altra non scorreva buon sangue, tant'è che pure le maestre sembravano essersene accorte.
Solitamente, durante l'intervallo, tutti i bambini della scuola giocavano nel giardino, anche se raramente noi del quinto anno potevamo avere a che fare con quelli del primo. Eppure, come quella volta al campetto con Nate, da un po' di giorni continuavo a sentirmi osservato da una bambinetta.

Quella bambinetta.

~

"Jace, passa la palla!" Alcuni miei amici in squadra con me mi incitano a passarla, ma come al solito li oltrepasso per fare di testa mia.
"Seh!" Esulto, dopo aver centrato in pieno il canestro. La rete, a furia di colpirla col pallone, si sta consumando. Prima o poi cadrà a pezzi me lo sento.
"Ma tu giochi sempre da solo o ogni tanto ti ricordi che ci siamo anche noi?" Uno dei miei compagni inizia a lamentarsi, come al solito.
"Non è colpa mia se siete scarsi, a me interessa vincere." Rido, tornando a riprendere la palla che, però, la vedo tornare da sola.

A passarmela è la cugina di Nate, che mi guarda con aria timida e imbarazzata.

Ma che vuole questa ancora? È da giorni che non fa altro che fissarmi. Fa quasi più paura di Emma quando compare da dietro le porte per spaventarmi.

"Oh, ti sei imbambolato?" Sento i miei amici alle spalle.
"No, arrivo." Lancio un ultimo sguardo alla bambina, completamente confuso e scocciato.
Potrebbe essere mia sorella e non mi va di fare l'antipatico, ma mi sta leggermente irritando.
Non fa altro da giorni.

"Scusa!" Sento la vocina alle mie spalle. Quando mi giro mi accorgo che mi ha appena chiamato.
"Ehm... ti chiami Jace, giusto?"
"Sì, ti serve qualcosa?"

Vedo che sta per rispondermi, ma ad un certo punto sento del movimento dietro di me. La palla mi scappa di getto dalle mani e quella peste di mia sorella si presenta davanti a noi, dopo avermi rubato sfacciatamente il pallone.

"Emma, dammi la palla. Subito."
"Di solito non te la fai rubare così facilmente, cosa ti è successo?" Comincia a ridacchiare indietreggiando.
"Succede che mi hai preso alle spalle."
"E succede anche che ci stavo parlando io." Ad un tratto la nemica di mia sorella si intromette acidamente nella nostra conversazione.
Emma si gira a guardarla, facendo la finta tonta.

La conosco troppo bene: è venuta qua facendo finta di non vederla, ma la cosa che più vuole è infastidirla, ne sono sicuro.

"Oh, scusa... non ti avevo vista." Dice ironica Emma.
"Si vede che hai una brutta vista." Canticchia l'altra.

Non le sopporto più. Sono proprio due bambine.

"O forse si vede che sei talmente insignificante...!" Emma fa spallucce. È proprio una peste, sta facendo di tutto per irritarla.
Perché ho una sorella più attaccabrighe di un camionista?!

"Ei, non iniziate. Emma dammi sta palla che voglio andare a giocare." Mi avvicino a lei, che però nasconde il pallone dietro la schiena.
"Ma allora sei rompiscatole con tutti, pure con tuo fratello!" Dice l'altra.

Oh mamma, ora ricominciano.
Mia sorella non se ne sta mica zitta...

"Con te non lo sono stata fino in fondo, vuoi che inizio?"

Ecco appunto...

Inizio a roteare gli occhi. Non le sopporto più, mi interessa solo riavere il mio pallone indietro.

Il mio Peggior Nemico Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora