Capitolo 3

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Ebbene sì, dopo la ramanzina di mio padre sia io sia Emma rimanemmo chiusi per parecchi giorni.
Uscivamo solo per andare a scuola, ma dopo si filava subito a casa senza discutere.
Io niente basket, lei niente danza, come da accordi.

Abbiamo accettato senza problemi?

Ma ovviamente no!

Io non ho fatto altro che improvvisare il cestino della spazzatura, che solitamente rimaneva abbandonato in camera mia sotto la scrivania, in un canestro, attaccandolo ad una gruccia che rimaneva appesa all'esterno dell'armadio.
Poi mio padre diceva che dovevo studiare di più. Neanche un ingegnere sarebbe stato in grado di creare qualcosa di simile!

Cosicché mentre io mi allenavo a diventare il nuovo Michael Jordan, mia sorella provava a impersonificare un altro Michael.
Già... Michael Jackson forse.

Non ci ho mai capito un cazzo sulla danza, ma a lei piaceva fare quello. Non ho manco idea di cosa facesse, forse hip hop, forse no... poco importa. Resta il fatto che i nostri tentativi di continuare a praticare le nostre passioni pure di nascosto dai nostri genitori, magari nei momenti in cui loro erano a lavoro e quindi non potevano vederci, non risolsero nulla.

Perché? Beh risposta semplicissima: quei vicini di merda!

È vero, lei teneva la musica a palla per tutta la casa e a me, anche se raramente, poteva capitare di sbagliare qualche canestro e diciamo che il pallone... beh, non si muoveva silenziosamente come un'apre che va di fiore in fiore...
Ok lo ammetto, eravamo due casinisti ineguagliabili.

Ovviamente non bastavano i richiami delle maestre, pure i vicini dovevano metterci e... nulla, nostro padre andò su tutte le furie.

Ricordo che dopo che la vecchietta della porta accanto venne a suonare al nostro campanello urlando come una matta da legare per quanto fossimo dei pazzi indisciplinati, papà venne da noi rosso come un peperone.

E pensare che fece più casino la vecchietta in mezz'ora di lamentela piuttosto che noi in una giornata a passare il tempo con ciò che potevamo.

~

"Ve la siete proprio cercata stavolta!" Sbotta papà, appoggiando rumorosamente la forchetta sul piatto.
"Ma papà! Non puoi pretendere di tenerci chiusi in casa per giorni a fare niente! Noi ci annoiamo e ovviamente tentiamo di ammazzare il tempo!" Sbuffo io, giocherellando con le posate e la carne.
"Potreste anche passare il tempo a studiare, piuttosto che fare un casino assurdo facendo impazzire tutto il vicinato!"

Niente da fare, impossibile far ragionare nostro padre.

"Scusate ma... di solito le vecchiette non diventano sorde a una certa età? Questa come ha fatto a sentirci?" Emma se ne esce con le sue solite cavolate. L'unica a ridere è Scarlett, mentre mamma abbassa leggermente lo sguardo per nascondere l'aria divertita.
"Fai poco la spiritosa tu. Per avervi sentito anche quella poveretta vuol dire che avete davvero esagerato." Lo sguardo glaciale di papà fa venire i brividi.
"Ehm." Mamma si schiarisce la voce prima di parlare. "Caro, perché non mangiamo con calma ora? È normale che i ragazzi stessero tentando di passare un po' il tempo. Ormai è arrivata l'estate."

Menomale che c'è mamma!

"La mamma ha ragione, sono piccoli ancora, è ovvio che hanno bisogno di divertirsi un po'." Anche Scarlett prende le nostre difese.
"Piccoli o non piccoli, estate o inverno, non mi interessa! Jace, Emma, non voglio più ripetervi le stesse cose. Sono stato chiaro?" Papà continua a scrutarci come fossimo dei criminali.
"Seh..." Mentre noi ci limitiamo semplicemente a rispondere con aria strafottente e roteando gli occhi.

Il mio Peggior Nemico Where stories live. Discover now