Capitolo 9

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Lo ammetto, mi sentii parecchio in colpa per lo skate di Heric, quella volta.

Quando ci salutammo non ero nemmeno sicuro se l'avrei mai più rivisto. Poi mi ricordai che ormai sapevo dove abitava.

Decisi quindi di ritornare in quel vicolo nascosto di quel vecchio palazzo. Ripresi lo skate e la prima persona da cui mi precipitai fu Nate.
Non era molto conciato, per fortuna. Le ruote si erano allentate, ma bastava sistemarle, mentre lo skate era leggermente scheggiato sui bordi. Sicuramente era già consumato di suo, ma con la botta e il volo dei fratelli Morris si era rotto ulteriormente, anche se nulla di grave.

Raccontai a Nate ogni cosa: di cosa avessimo combinato io ed Emma alla chitarra di nostra madre, dell'incontro con Heric nel negozio, dell'arrivo dei gemelli Morris e del salvataggio di Heric.

Lui mi ascoltò con attenzione, ma appena dalla mia bocca uscì il nome di quei due gli venne un colpo.

~

"Ti sono venuti a cercare?!" Nate salta sul posto, tenendo il cacciavite ben saldo su una mano.
"Non credo siano venuti apposta. Probabilmente è stato un caso." Dico, sdraiandomi comodamente sul letto.

Casa di Nate è abbastanza accogliente. È un semplice appartamento, ben arredato e illuminato. Lui è figlio unico, quindi si è guadagnato una camera bella grossa, che tiene abbastanza in ordine.
Sicuramente più di quanto faccia io.

Sua madre non lavora, infatti sta spesso a casa. Non so il motivo, ma ricordo che Nate mi ha parlato più volte di alcuni problemi fisici per cui fa fatica a fare lavori troppo duri.
Nonostante questo è una donna sempre molto allegra, soprattutto quando vengo accolto in casa sua: mi tratta quasi come fossi un secondo figlio.

Suo padre invece lavora in un bar, e possiede un'attività in Inghilterra, gestita da alcuni suoi collaboratori.

Da quel che mi ha raccontato Nate, i suoi genitori prima vivevano proprio lì, in Inghilterra, anche se sono nati e cresciuti in un'isola dei Caraibi, l'isola di Grand Turk, sotto il governo del Regno Unito.
Per questioni lavorative si trasferirono in Inghilterra, dove poi nacque Nate.

Non mi hanno mai spiegato ed approfondito il come e il perché siano venuti a vivere a New York, ma da quel che ho capito riguardava sempre il lavoro di suo padre.

Più volte hanno fatto intendere di voler tornare a vivere là, anche se Nate non ne sembra parecchio entusiasta.
Ogni volta che esce fuori l'argomento si ammutolisce.
Di fatti mi ha detto più volte che lui preferirebbe continuare a vivere qua, nonostante i genitori preferiscano tornare alla loro vita di una volta.

"Quelli non fanno mai nulla a caso, credimi." Nate mi guarda storto, per poi tornare a sistemare le ruote dello skate aiutandosi col cacciavite. "Cosa ti hanno detto?"
"Erano strani..." Dico pensieroso, tenendo lo sguardo fisso sul soffitto. "Senti ma... hai idea se Jeremy ha qualche strana intenzione?" Mi rimetto di scatto a sedere dritto.
"Qualche strana intenzione? Mi meraviglierei se non le avesse." Risponde, continuando a girare le viti con energia. "Ti hanno detto qualcosa su di lui?"
"Mi hanno chiesto che cosa avesse intenzione di vendere ad alcuni loro amici."

Alla mia frase Nate si blocca, guardandomi stranito e confuso.

"Cosa avesse intenzione di vendere?" Ripete, quasi senza credere alle sue parole. "Che cazzo dovrebbe vendere? Il massimo che vende è erba, o se proprio va oltre passa al fumo."
"Lo so, ma non ti sembra strano che si siano preoccupati di una cosa del genere?" Domando, forse più a me stesso che a lui.
"Certo che mi fa strano..." Nate fa una pausa in cui rimane a fissare lo skate.

Il mio Peggior Nemico Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz