fourty-nine

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"E adesso non venitemi a dire che tra questi due non sia successo qualcosa."

"Ma il modo in cui Alex la guarda?"

"Ecco l'aria di limoni che tanto aspettavo."

Questi sono solo una parte dei tanti Tweet che mi ritrovai a leggere. Su tutte le piattaforme iniziarono ad essere pubblicate le scene della puntata speciale di Natale, e la maggior parte delle persone si sono soffermate su me ed Alex. Si era creato il caos più totale. Più di mille menzioni, video e foto editate con varie canzoni - che, a parer mio, trovavo anche ben fatti - e infine, tremila commenti e idee su cosa sia davvero successo.

"Non io che aspetto solo il daytime sull'amicizia speciale tra Valeria ed Alex."

"Triangolo amoroso nella casetta?"

Continuavo a leggere.
Scossi la testa divertita per alcuni meme creati con delle mie foto e non evitai di lasciare un cuoricino.
Cercavo di stare attenta a non pigiarlo nel caso spuntasse qualcosa su me e il ragazzo, dato che non avevo alcuna intenzione di dare certezza o quant'altro.
Man mano salivamo a galla, allo scoperto. Nonostante non sia stato ufficializzato niente, in quanto Alex non ha ancora dato chiarezza a Cosmery. Lei lo richiama spesso per farle compagnia a fumare, oppure si ritrovano insieme nel fare le pulizie. Ma niente di più.
Alex non si trovò mai solo in sua presenza, se non a tavola o quando eravamo tutti insieme.
In questi giorni, dopo Natale, siamo stati parecchie volte insieme. Non sempre, però. Ho preferito condividere del tempo anche con gli altri, non restando sempre chiusa in stanza con lui.
Ci siamo baciati? Sì.
Non sempre, ma si.
Qualche bacio a stampo, qualcuno rubato, qualcuno nascosto. Niente di spinto, per scelta mia. Fin quando le cose non staranno come dico, Alex può anche scordarsi di toccarmi. Ed io, purtroppo, eviterò di toccare lui.

@imalexwyse
Dove sei?

Mi accigliai confusa nel leggere quel messaggio.

@me
Dove vuoi che sia? In America?

@imalexwyse
Vieni in stanza?

@me
Scordatelo, Alex.

@imalexwyse
È che mi annoio e non ho alcuna voglia di smuovermi dal letto.

@me
Non è un mio problema.

@imalexwyse
Siamo soli ;)

Repressi un sorriso divertito, per quanto stupido e ostinato fosse.

@me
Smettila.

@imalexwyse
Però continui a rispondermi, ammettilo che ti stai annoiando anche tu.

@me
Ti annoi e quindi rompi a me?

@imalexwyse
;P

Sospirai rassegnata, mettendomi a pancia in giù, fin quando un altro messaggio non attirò la mia attenzione e quasi mi strozzai.

@imalexwyse
Proviamo il sexting?

Non sapevo se ridere o bloccarlo. Misi il blocco al telefono, non rispondendo alla sua proposta.
«Alex ti sta cercando» fu Nicol a parlarmi, non appena varcai la porta della mia camerata.
«Eri con lui?» chiesi alla ragazza, ma lei negò.
«Ero di passaggio e mi ha chiesto di te»
«Va bene, grazie» lasciai un sospiro di sollievo non appena Nicol si allontanò da me, almeno ero consapevole che fosse davvero solo mentre scriveva quelle cose.
«Va', Alex sta chiedendo di te» fu Luca a parlarmi questa volta e quasi non mi sbattei una mano sulla fronte.
«Non ci credo» mormorai a me stessa. Stava giocando a passa parola?
Feci un cenno al cantante e mi arresi, ritrovandomi due secondi dopo nella camera azzurra.
«Eccoti» sorrise sghembo, mentre portò le braccia dietro la testa.
«Cos'hai fumato stamattina?»
«Io sto benissimo» disse, mentre chiusi la porta dietro di me.
«Eri sul punto di chiedere di me a qualsiasi persona passasse per caso»
«Tu non hai risposto al mio messaggio» mi fece notare.
«Quella era una molestia»
«Intanto avresti voluto» fece un sorrisetto.
«Sei tu che non riesci a mantenere a bada il tuo amichetto nei pantaloni» incrociai le braccia al petto.
«Gli manchi»
«Sht, Alex, zitto» dissi imbarazzata, mentre le mie guance iniziarono a pizzicare.
«Intendi restare lì alzata tutto il tempo?»
«Non intendo restare, sono solo venuta per sapere cosa tu volessi» serrai le labbra, aspettando una sua risposta.
«Ti volevo qui» mormorò.
«Sono qui»
«No, tu sei lì. Io intendo qui, vicino a me»
«Passo» dissi.
«Neanche l'ultimo giorno dell'anno?» fece il labbruccio, ed io annuii anche se non convinta.
Lo sentii sbuffare, mentre si aggiustò il ciuffo con le sue mani. Restammo in silenzio, come accadeva da qualche giorno. Ma mi piaceva, nonostante avessi davvero voluto accoccolarmi accanto a lui.
Girovagai per la stanza, sotto il suo sguardo, raccogliendo alcuni oggetti lasciati a caso sul pavimento. Piegai una felpa di Luca lasciata sul letto e misi al loro posto le scarpe di Luigi.
«Quella è mia» disse, non appena presi tra le mani una maglietta nera.
«Dovresti essere più ordinato»
«Lo sono. Ieri ero troppo stanco per rimetterla a posto» disse.
«Ti bastava aprire l'armadio, sai che fatica» risposi sarcastica.
Mi avvicinai al mobile bianco, aprendo prima un'anta e poi l'altra. Piegai la maglia e la misi sullo scaffale all'interno ma la mia attenzione fu riportata sulla sua giacca marrone. Quella giacca.
«Non- non gliel'avevi regalata?» domandai, indicandogliela.
«L'ho ripresa»
Gli diedi nuovamente le spalle e corrugai le sopracciglia; «perché?» chiesi curiosa.
«Perché per migliorare con te, ho bisogno di far ritornare le cose così com'erano prima dell'arrivo di Cosmery» spiegò.
«Puoi prenderla tu» disse poi.
Lo guardai con sguardo serio.
«Neanche morta»
«L'ho lavata» aggiunse.
«Non fa la differenza. L'ha indossata lei»
«Sei gelosa» ammiccò.
«Ancora con questa storia?»
«Lo sei, non fare la finta tonta»
«Ti lascio nella tua convinzione» mi morsi l'interno guancia, senza trasparire alcuna emozione. Non gli avrei dato la contentezza di sapere che avesse ragione.
«Dovresti indossare più spesso questi jeans» disse, e mi voltai a guardarlo, beccandolo a mordersi il labbro. Maledizione.
«Perché?» domandai, sapendo la risposta.
«Lo sai il perché» rispose, mentre io fui soddisfatta dentro.
«A me non piacciono invece, troppo stretti» lo stuzzicai; «forse dovrei..» feci per sbottonarmeli e lui si mise appoggiato sui gomiti.
«Che sta facendo, V?» mormorò, quasi sembrava che la voce si rifiutasse di uscire.
«Niente» feci spallucce, calando la zip.
«Merda» sussurrò a se stesso.
Portai giù i pantaloni lentamente, mentre lui si passò una mano sul viso per rendersi cosciente. Quando furono sul pavimento, glieli lanciai addosso e mi mossi nel chiudere a chiave la serratura.
Restai con il mio maglione in lana e con le mutandine nere.
«Cos'hai, Alex? Ti vedo pallido» misi il broncio, contenta di star riuscendo nel mio intento.
«Sei una stronza, V.» mormorò, mettendosi seduto sul bordo del letto, nel lato breve.
«Non ti piace ciò che vedi?»
«Dio, se mi piace» disse; «forse quel maglione- se fossi in te, metterei via anche quello» continuò, indicandomi.
«Ho pensato alla stessa cosa» feci per togliere anche la parte superiore, restando in reggiseno.
Continuò a mordersi il labbro e lo sentii respirare pesantemente nel momento in cui gli diedi le spalle, iniziando a sfogliare i suoi vestiti come se fossero pagine di un libro. Presi una canotta nera, ma non soddisfava le mie aspettative, quindi la rimisi al suo posto. Feci per indossare la sua giacca di pelle e mi osservai nel grande specchio alla parete che si trovava alla mia sinistra.
«Che te ne pare?» domandai, guardandolo attraverso il riflesso, ma i suoi occhi erano puntati più in basso.
«Stai meglio senza»
«Mh» arricciai le labbra, mettendo la giacca dov'era. Sfilai una camicia bianca dalla gruccia e indossai anche quella.
«Così?»
«Che intenzioni hai, V?»
«Ti ho solo chiesto un parere» lo guardai.
«Lo stai facendo apposta»
«No» mentii.
«Sì»
«Ti ho detto di no, Alex»
«Allora se ho torto-» fece per alzarsi e mettersi dinanzi a me; «posso toccarti?» sfiorò con le sue nocche il mio viso, scendendo man mano sul collo e sulle braccia.
«Mi desideri così tanto?»
«Da morire» mormorò lui, prendendo tra le mani le estremità della camicia.
Iniziò ad arretrare di qualche passo, portandomi con sé sul suo letto. Lui seduto, io a cavalcioni su di lui. Sfilai piano la camicia, mentre le sue mani si poggiarono sulle mie natiche.
Avvicinò le sue labbra alle mie, ma mi scostai beffardamente, illudendolo.
«Ti piace giocare col fuoco allora» soffiò sulla mia pelle scoperta.
«E a te piace essere bruciato» ribattei.
«È il tuo corpo a bruciare sotto il mio tocco, V.»
«La temperatura della stanza è alta» trovai una scusa, che non riuscì a bersi.
«Con due gradi? Ne dubito» disse schernito, ed io non risposi non sapendo che dire.
La camicia si ritrovò sul pavimento insieme agli altri miei vestiti, mentre cercavo di ricordare a me stessa di restare sobria. Ci stavo provando, lo giuro. Ma quando le sue labbra si posarono sul mio petto, andai in confusione e buttai all'aria tutto ciò che ho detto sul fatto di aspettare per toccarci. Sentivo il suo rigonfiamento pulsare contro la mia intimità, nonostante fosse coperto dal tessuto dei pantaloni.
«Mh» lasciai un verso appagato e istintivamente mi strusciai di poco su di lui. La sua presa sui miei fianchi divenne più salda, arrestando ogni mio movimento.
«Non farlo, V.» sussurrò.
«Perché no?»
«Perché ti toccherà subirlo» fece riferimento al suo amichetto.
Per quanto potessi provocarlo, ad Alex bastava poco per mettermi k.o con delle semplici frasi. I miei ormoni in quel momento urlavano di pazza gioia e mi stimolavano ad andare avanti, mentre il mio cervello aveva solo voglia di giocare, senza andare oltre.
Gli poggiai entrambe le mani sul viso, avendo i suoi occhi dritti nei miei. Quel marrone che mi ha rapita dal primo momento, mi emozionava sempre come se fosse la prima volta.
«È sbagliato, lo sai?» domandai.
«Non lo è» mormorò; «io ti voglio, V. Ti voglio in qualsiasi momento e so che lo stesso vale per te» disse.
«Perché ne sei così sicuro?»
«Perché deve esserci sempre un perché?» domandò.
«Ho paura» mormorai.
«Di cosa?»
«Di noi» soffiai sulle sue labbra; «ho paura che non riusciremo mai ad essere felici» dissi.
«In questo momento, io lo sono. Sono felice»
«Finché lei sarà qui, io non credo di poterlo essere»
«Lascia a me farlo» disse; «lascia che sia io a renderti felice» continuò.
«Ci perderemo in ogni caso, Alex» sorrisi malinconica.
«Non permettiamolo»
«Guarda come stanno andando le cose ora» gli feci notare.
«Fuori di qui sarà diverso, ci saremo solo tu ed io» mi fece un mezzo sorriso.
«E tu saresti disposto a farlo?»
«Ci sto provando già adesso» sospirò; «ma è difficile per me» disse.
«Perché?»
«Perché sono io quel nero che circonda il tuo bianco, V. Non sono perfetto e ho timore di non poterti offrire ciò che meriti» disse, recandomi una faccia perplessa.
«E cosa meriterei io?»
«Una persona pronta ad amarti. Ed io di amore so ben poco. Da quando siamo qui non ho fatto altro che incasinarti, facendoti piangere addirittura»
«Non sei stato solo questo» sussurrai.
«Lo so, ma odio averti fatta sentire così»
«Stai cercando di recuperare, però» dissi, mentre le mie mani stringevano ancora il suo volto.
«Ed è questo il problema. Non dovrei. Una persona giusta non avrebbe dovuto fare ciò che ho fatto io a prescindere. Una persona giusta avrebbe dovuto avere occhi solo per una persona, e non lasciarsi andare vedendone arrivare un'altra» disse, facendo riferimento all'altra ballerina.
«Non sarò mai capace di essere quello giusto per te» mormorò.
«Proviamoci insieme» sussurrai, appoggiando la mia fronte alla sua.
«Per poi spezzarti il cuore un'altra volta?»
«Non è detto che andrà male» dissi.
«Sono solo un'idiota, V.» sussurrò.
«Allora perché cerchi di migliorare se parti già scoraggiato?» domandai.
«Perché ti ho fatto del male»
«O perché vuoi- vuoi solo il mio corpo?»
Trattenni il fiato dopo quella domanda, come se avessi paura di ricevere una risposta che non mi sarei aspettata.
«Che cosa stai dicendo?» si allontanò per guardarmi; «no, V. No, davvero» disse deluso.
«Tu per me sei molto più. Sei anche altro, non c'è solo il tuo corpo di mezzo» continuò.
«Non dovevo dirtelo, non pensarci-»
«Hai il vizio di pizzicarti sempre le mani con le unghie quando sei nervosa» disse improvvisamente, mente lo guardai confusa.
«Che c'entra adesso?»
«Quando pensi i tuoi occhi sembrano spegnersi, intenti a fissare un punto dinanzi a sé» continuò; «ti piace essere accarezzata dal vento e ami il calore dei tessuti caldi. Sorridi sempre quando si tratta di tuo fratello, e sei triste invece quando ritorni dalle lezioni sapendo che avresti potuto fare di meglio»
«Non capisco, Alex-»
«Ami il Natale, la cioccolata calda e le giornate piovose. Quando dormi, spesso i capelli ti si appiccicano sulla faccia per quanto sono ingestibili e odi i forti rumori nei momenti di silenzio. Stai sempre attenta a tutto, cerchi di aiutare ogni singola persona della casetta e fai le pulizie anche nei turni non destinati a te. Canti di nascosto, balli quando sei sola e non c'è nessuno a guardarti, spesso ti perdi nel guardare il vuoto e muoio ogni volta dalla voglia di poterti leggere dentro. Perché tu sei anche questo, V. Non sei solo corpo» disse.
Rimasi a guardarlo tutto il tempo, come se stessi verificando se tutto questo sia reale o meno.
Tornai ad accarezzargli la guancia con la mia piccola mano e sentii una strana sensazione al petto e allo stomaco.
«Come lo sai?»
«Osservo e ricordo» rispose.
«E perché lo fai pur sapendo che mi spezzerai il cuore?» chiesi.
«Perché tengo a te, più di qualsiasi altra persona qui dentro» disse.
Sospirai, iniziando a sentire il freddo sulla pelle.
«E-»
«Sht» mi interruppe, avvicinando la sua bocca alla mia; «abbiamo parlato abbastanza» mormorò, prima che le nostre labbra iniziarono a baciarsi lentamente.
Era un bacio lento, voluto, desiderato. Aggrappai le braccia al suo collo per tenerlo più stretto a me, mentre le sue mani si fusero sulla mia schiena.
Quel peso che portavo dentro sembrava man mano alleggerirsi, sapere che Alex stesse attento anche ai più piccoli dettagli mi fece sorridere anche il cuore.
Mi staccai leggermente per riprendere fiato, mentre il mio petto si gonfiava piano in preda all'affanno.
Alzò i lembi della sua felpa, restando a petto nudo, ma fece per metterla addosso a me.
«Che fai?» domandai, quando la mia testa sbucò dal buco superiore.
«Sei fredda» disse.
«Non- non vuoi continuare?»
Fece un sorriso tra le sue fossette e annuì, mentre le sue mani sfregarono le mie gambe nude.
«Certo che lo voglio»
Sospirai quasi sollevata, mentre i miei occhi non smettevano di guardare i suoi.
«Anche tu per me sei molto più, Alex» mormorai.
«Lo so» sussurrò.
Feci un mezzo sorriso, tralasciando la sua modestia, e tornai a baciarlo; dopodiché lo spinsi a stendersi sul suo letto, mentre i suoi piedi toccavano ancora terra.
«Questa puoi tenerla tu» mormorò sulla mia bocca.
«La felpa?»
«Mh, mh» confermò.
«Sicuro di non averla data già a qualcun'altra?» domandai e lui negò con la testa, sfiorando il suo naso col mio.
«Ti credo» mi morsi il labbro divertita.
Gli lasciai un ultimo bacio sulle labbra, per poi lasciargliene una serie lungo il collo e la mascella. Respirava irregolarmente nel momento in cui iniziai a leccargli il basso addome.
La mia mano iniziò a strofinarsi contro il tessuto dei suoi pantaloni, mentre Alex si mordeva il labbro trattenendo piacere.
Era duro, lo percepivo e adoravo sentirlo così.
Gli calai di poco i boxer, prendendolo nel mio pugno e iniziando a muovermi meccanicamente. Accarezzai col pollice la sua punta, per poi avvicinarci la mia bocca. La sua mano prese ben salda una manciata dei miei capelli, spingendo la mia testa a fondo così che potessi appagarlo.
Lo guardai e lui sembrò perdere il lume della ragione, finché il suo liquido non mi inondò la bocca.
«Sei pericolosa, V.» mormorò roco.
Mi pulii i lati della bocca con il dorso della mano, sorridendo soddisfatta alla sua reazione.
Rimise composto il suo boxer, alzando di conseguenza anche i pantaloni. Si alzò alla mia altezza, restando seduto, e mi baciò ancora una volta, godendosi ogni piccola parte delle mie labbra.
«C'è un pacco!» sentimmo urlare dalla camerata accanto.
Mi staccai da Alex ed entrambi ci guardammo confusi. Feci per alzarmi e indossare i jeans, mentre lui prese la prima maglia a portata di mano e la indossò. Lanciai una veloce occhiata alla mia figura allo specchio, notando quanto bene mi calzasse la sua felpa, seppur grande. Alex sorrise, forse pensando alla stessa cosa, e mi abbracciò da dietro lasciandomi un tenero bacio sulla guancia.
«Dai, andiamo» dissi, andando ad aprire la porta.

DIFFERENT | Alex Wyse Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz