ninety

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Una sola eliminazione ci sarebbe stata in questa quinta puntata. Al ballottaggio vi erano Dario e Serena. Mancava il terzo componente, dal quale si sarebbe scovato il terzo a rischio di uscita. La nostra squadra fu in vantaggio, si diede inizio alla terza manche contro la Cuccarini e Todaro.
I primi ad esibirsi furono Luca e Sissi, la quale ottenne punto. Quando la Celentano fece il mio nome, mi drizzai sul posto. Avrei sfidato Nunzio. Dopo un breve battibecco in cui maestra cominciò a criticare la rumba del mio compagno, i giudici decisero di confermarmi il punto.
«Sei stata fantastica» mi disse Carola, sorridente.
Le accarezzai la mano, e insieme osservammo Michele danzare contro la voce potente di Alex che, accompagnato dalla riccia, vinse. I professori della schiera opposta fecero tre nomi, tra essi rientrò anche il mio. Fui la seconda ad esibirmi, successivamente a Luca. Indossai le punte e una gonna di stoffa rossa. Incitata dal pubblico, andai al centro del palco, eseguendo il famoso Don Chisciotte.

Seguita da una schiera di applausi, mi spogliai, ritornando in top e culotte nere. Nel mentre, osservai Carola esibirsi con una ballerina in un piede e una scarpetta dall'altra. Impeccabile, come sempre.
Mi congratulai con entrambi i miei amici, i quali tenni stretta tra le mie braccia nell'esecuzione delle carte. Sopirai, essendo la prima ad essere stata salvata. Ringraziai i giudici, andando verso Luigi, il quale mi lasciò un bacio tra i capelli non appena presi posto al suo fianco. Fu proprio Carola ad andare al ballottaggio contro gli altri due ballerini. Una sfida tutta ballo, sarebbe stata tosta.
Prima che salissi sulla piattaforma in alto insieme agli altri, andai di corsa verso la mia amica. La abbracciai, augurandole buona fortuna. La vidi riscaldarsi, con il tremore nelle mani e uno sguardo consapevole. Il ballottaggio si sarebbe tenuto tra lei e Dario.
«Brava!» sentii urlare dalla maestra alle mie spalle.
Non potei darle torto, Carola si dimostrò meravigliosa, essendo anche uscita dal proprio stile.
«Cosa nascondi sotto gli occhiali?» domandò, improvvisamente, Maria.
Sapevo si riferisse a Luigi. Indossare gli occhiali significava nascondere le proprie emozioni.
«Nulla- è stato bello vedere Carola lasciarsi andare questa sera» fece un mezzo sorriso, per poi farle l'occhiolino. La mia amica, da lontano, si accovacciò sulle sue stesse gambe, trattenendo l'imbarazzo.
Le esibizioni terminarono. Fu il momento di tornare in casetta. Trattenni Carola per la mano durante il tragitto studios-casetta. Non appena entrammo, la sentii sospirare ansiosa.
«Vuoi dell'acqua?» le domandai, alle sue spalle, vedendola entrare in camera.
«No, grazie» disse flebilmente, sedendosi.
Mi guardai attorno, con una strana sensazione allo stomaco. Lei, tremolante, calò lo sguardo sul pavimento. Decisi di affiancarla, guardandola, lasciandole i suoi spazi. Non avrei potuto sapere come realmente si sentisse in quel momento, sebbene le sue emozioni trasparissero perfettamente dal suo atteggiamento.
«Andrà tutto bene, Caro» dissi, avanzando verso la sua minuta figura, ancora coperta dal vestito rosso indossato per la coreografia.
Lei, in risposta, sorrise. Guardò dinanzi a sé, con occhi lucidi; «ricordo quando sei entrata in questa stanza, sai? La notte del tuo arrivo ti riempii di domande per conoscerti meglio, e in quel momento pensai che non mi avresti mai sopportato. La verità è che non avrei immaginato di incontrare un'anima bella come la tua. Sei tanto speciale, Va', voglio che tu questo lo tenga bene a mente. Nel caso uscissi-»
«Carola, non dire così» sussurrai, con un nodo alla gola, fermandola. Ma lei andò avanti.
«Nel caso uscissi, vorrei ricordassi tutto ciò che in passato ci siamo promesse. Niente più paranoie, niente più pensieri negativi. Sai bene quanto me che ballare sia una forma espressiva e di completa liberazione. Io voglio che tu, nonostante le difficoltà a cui verrai incontro, continui a danzare lasciando andare completamente la Valeria che è in te. Ti ho sempre stimata, lo sai. Ho sempre creduto in te. Sono stata la tua spalla su cui piangere, la persona con cui chiacchierare durante le tre del mattino di questioni inutili, colei che ti ha aiutato nella cucina a causa delle tue pessime - scusa, ma è così- doti culinarie. Sono sempre stata qui, per te. E tu hai fatto lo stesso, dai primi giorni. Ti sei presa cura di me. Mi hai aperto gli occhi su molti aspetti, mi hai ispirato sicurezza. Credo che-» si bloccò, asciugando una lacrima dal mio viso; «credo che saresti la persona che mi mancherebbe di più. La persona che per prima incontrerò, quando ci sarà data l'opportunità di vederci. Sei stata ciò che mai ho avuto nella mia vita. La mia migliore amica. Tanto buona quanto rompiballe. Per tutte le volte che ho dovuto subire le tue lunghe lamentele su Alex, dovrebbero davvero piazzarmi una statua fuori casa. Ci siamo importunate a vicenda, però. Non ti sarò mai grata abbastanza per i tuoi molteplici consigli su Luigi. Davvero, Va', non avrei saputo cosa fare, se non ci fossi stata tu con me. Mi hai garantito dritte e discorsi motivazionali, che nemmeno Dio» ridacchiò, contagiandomi.
Le sue parole continuavano a ripetersi nella mia mente, mentre le mie lacrime caddero a dirotto sulle mie guance. Non sarei stata capace di lasciarla andare via.
«Sei stata una botta di genuinità nella mia vita, Carola» mormorai; «ti voglio bene. Davvero tanto, forse troppo. Penso che il fatto che io non tenda mai a dirlo frequentemente, sia sbagliato. Ma te ne voglio, Caro. Sei stata un punto di riferimento» dissi.
«Ti voglio bene anch'io, Va'» sussurrò.
Non mi bastò un secondo, le mie braccia corsero ad abbracciarla. Piangevo, piangevo tanto. Le sue mani cercarono di tranquillizzarmi, accarezzandomi la schiena e lasciandomi piccoli baci sulla spalla. Mi sentii così debole, così fragile.
«Oi» fu la voce di Maria a richiamarci; «come va? Come stai, Carola?» chiese la conduttrice, mentre mi staccai dalla riccia.
«Non lo so. Sono solo pronta, indipendentemente dal risultato finale di questa sfida» disse lei.
«Quella a non essere pronta sembra essere la tua compagna, però» mormorò la donna.
«Lei è forte, e lo sarà anche senza di me. È solo un momento di debolezza, giusto?» mi guardò, forzando un mio sorriso, premendo i pollici sulle mie goti bagnate.
«Avete legato tanto, voi due»
«È mia sorella, Maria. La amo più di qualsiasi altra cosa. E comunque vada, non sarà finita. Abbiamo tanto da lavorare insieme, non la lascerò scappare facilmente» disse lei, arricciando il naso, segno di vera contentezza.
«La maestra Celentano provvederà» scherzò la conduttrice, lasciandoci altro tempo da sole.
Dopo un po', con ancora gli occhi gonfi dal pianto, ci dirigemmo nella stanza delle gradinate. Lasciò andare la mia mano, prendendo posto accanto a Dario.
«V.» sentii sussurrare.
Mi voltai verso Alex, il quale mi fece segno di raggiungerlo. Mi sedetti al suo fianco, mentre la sua mano si mosse delicatamente sulla mia schiena, dandomi conforto. La voce della conduttrice ci tenne compagnia. Luigi e Sissi parlarono per i nostri due compagni seduti sul mobile in legno, di fronte a noi. Fin quando non ci venne confermato il risultato.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora