La settimana procedeva normalmente. La mancanza della mia amica Carola si fece assillante, quando entravo in camera e lei non vi era. A lezione, con la maestra, ho avuto modo di sfogarmi. Sapeva bene quanto tenessi a lei. Ci ha viste crescere insieme, in questo percorso, grazie ad alcuni passi a due assegnatoci. Cercai di non abbattermi, però. Alex stette al mio fianco sempre, in qualsiasi momento. Dopo le lezioni uno dei due aspettava l'altro, per poi trascorrere intere ore a parlare. Andò avanti così, per un po', per svagare la mente.
L'orologio digitale sul comodino segnò le cinque del pomeriggio. Mi svegliai appena, dopo un pomeriggio trascorso a dormire, avendo avuto una doppia lezione in mattinata. Mi misi seduta, sbadigliando, strofinandomi gli occhi assonnati. Indossai le ciabatte e, dopo essere stata in bagno, mi diressi in cucina. Non vi era nessuno, se non Michele appoggiato al divano, con gli occhi socchiusi. L'aria si appesantiva, la fine si avvicinava. Le diciotto teste che mi accompagnarono durante questo percorso, diminuirono, riducendosi a otto. Nove, compresa me. Divenni triste, al pensiero. Chissà come avrei reagito alla fine. Chissà quanto il mondo sia cambiato fuori.
«Ti sei svegliata» sentii dire.
Mi voltai. Serena, con i suoi capelli ricci e biondi lucenti, mi sorrise. Prese una banana, la quale sbucciò, mangiandola. Mi limitai ad annuire, confessandole di essere stata stanca. Comprese, venendo poi interrotta da Albe, il quale ci costrinse a seguirlo nella stanza delle gradinate. Prese il megafono, lasciato da Carola - evidentemente avendolo dimenticato -, e iniziò ad urlare ciascun nome dei ragazzi. Uno ad uno, mandandolo a quel paese, si apprestarono a sedersi sui cuscinetti azzurri. Presi posto accanto a Luca, il quale chiese al proprio amico cosa avesse intenzione di fare.
«Ho pensato che, essendo agli sgoccioli, sarebbe stato bello esporvi le mie considerazioni su ognuno di voi» disse, prendendo il proprio portatile.
«Mi vuoi far piangere?» scherzò Luca, beccandosi una smorfia dall'altro. Iniziò proprio da lui, proseguendo con Luigi e Nunzio. Passò ad Alex, il quale sorrise alle belle parole del riccio biondo. Essere considerato come un fratello era ormai di norma per lui. Chiunque avrebbe espresso un'opinione positiva su Alex, tralasciando chi ha avuto poca voglia di conoscerlo davvero.
«Va'» mi richiamò Albe, facendo un sorrisetto divertito, posando gli occhi sul display del computer. Mi protesi leggermente per sentirlo, poggiando i gomiti sulle cosce e la testa tra le mani.
«Avrei tante cose da dire su di te, ma cercherò di riassumere l'essenziale» iniziò; «mi ricordo la nostra prima conversazione, sai? La sera stessa della tua entrata, ti complimentasti con me. Da quel momento ho pensato: lei sarà fantastica. E lo sei davvero, Va'. Sei stata fondamentale, in alcuni momenti quando sono stato giù. Hai la capacità di spronare la gente a fare del suo meglio, senza demoralizzare nessuno. Sei buona, sei simpatica, sei divertente. Ogni tua espressione potrebbe essere un presumibile meme, insomma. Alex è a conoscenza di tutte le foto che, di nascosto, ti abbiamo scattato mentre dormivi o cose del genere-» disse, ma lo bloccai prontamente.
«Che foto?» alzai un sopracciglio, spostando il mio sguardo dal riccio al castano, il quale sorrideva sotto i baffi.
«Te le manderò un giorno. Oppure no. Comunque- lasciami finire cercando di non rovinare l'atmosfera nostalgica che si è venuta a creare- dunque, dicevo.. che sei davvero un'ottima amica. Dovrei ringraziarti per ogni cosa. Promettimi solo di esserci anche fuori. Questo vale per tutti. Non ho alcuna voglia di perdere i contatti o le amicizie create. Siete come una famiglia, ormai» disse, sorridendo timido.
«Sarà la prima cosa che faremo, quando tutto questo sarà finito. Una bella pizza a casa mia?» propose Luca, beccandosi conferma da Luigi.
Con il loro vociare di sottofondo, mi alzai andando ad abbracciare il cantante della Pettinelli. Si alzò altrettanto, prendendo in giro la mia altezza. Anche gli altri ci raggiunsero. Le braccia di Serena strinsero forte il mio busto, lasciandomi andare poco dopo. Anche Carola avrebbe dovuto essere qui e godersi questo momento di pace. Albe ha scritto un pensiero anche per lei, che le farà leggere di persona, un giorno. Sorrisi, quando mi diede il consenso di leggerlo. Sorrisi in generale, pensando anche a quanto fosse stata dolce la sua idea di scrivere su di noi.
«Probabilmente, se replicassi, mi imbatterei in un lungo discorso senza fine cadauno» mormorai, stando in piedi dinanzi alla gradinata.
«Ne saresti capace, sì» sorrise il mio ragazzo che, a passo lento, mi prese con sé, abbracciandomi.
«Sei freddo» constatai.
«Vuoi riscaldarmi tu? Andiamo in camera e-»
«Alex» dissi, tappandogli la bocca, essendo dinanzi a tutti. Lasciai un sospiro di sollievo nel notare che nessuno ci stesse realmente prestando attenzione.
«E stiamo sotto le coperte. C'era bisogno di mutarmi?» continuò, rimuovendo la mia mano dal suo viso accigliato; «sarei io quello ad attribuire un doppio senso a tutto?» fece un sorrisetto tirato.
«Sei-»
«Imprevedibile? Lo so. Ho perso il conto di quante volte tu me l'abbia detto» ridacchiò.
«Sei stupido» lo corressi, beccandomi un pizzicotto sul fianco, che mi fece sussultare.
Insieme, ci incamminammo sul retro in giardino, prendendo posto sul divanetto. Posizionai la testa sulle sue gambe, rannicchiandomi su me stessa. Le sue dita corsero ad accarezzarmi i capelli, delicatamente. Chiusi gli occhi per un attimo, quasi sarei caduta nuovamente in sonno. Alex mi è stato tanto vicino, subito dopo gli accaduti della scorsa puntata. Entrava in stanza per accettarsi che stessi bene e che non mi fossi nascosta per piangere; si offriva di tenermi compagnia anche durante il tragitto agli studios e non solo. Mentre studiavo, mentre ripetevo le coreografie, mentre appuntavo gli errori sul quaderno regalatomi dalla mia amica. Non si mostrò pesante o attaccato, anzi, mi ha quasi sempre regalato spazio per me stessa. A lui sarebbe bastato sapermi bene. In questi ultimi mesi è stato tanto impegnato nella composizione di nuovi pezzi. Nuovi inediti che, ovviamente, non ha mai voluto che leggessi. Spesso lo ritrovavo in camera steso sul proprio letto, a pancia in giù, retto sui gomiti, con un quaderno e una penna. L'ho guardato scrivere. L'ho guardato concentrarsi e pensare. L'ho aiutato solo sulla scelta di sinonimi, per non essere ripetitivo. Ma non ha mai osato accennare nulla. Così, mentre lui si mostrava intento a comporre e canticchiare per sé, io appuntavo sul mio quaderno. Pensieri, oltre che questioni riguardo alla danza. Che mi fossi trovata sul mio nuovo letto, sul divano, sul pavimento o in gradinata, io scrivevo. La penna scorreva leggera su quell'insieme compatto di carta bianca a righe. Ho scritto di Carola, dei miei stati d'animo, di questa mia esperienza, di Alex. Giusto un paio di periodi significativi per ogni fattore fondamentale della mia vita. Non ebbi mai l'opportunità di scrivere prima. A scuola, la mia insegnante di letteratura italiana aveva l'abitudine di assegnare saggi e temi che mai, e sottolineo mai, avrebbe letto davvero. Non ho mai scritto realmente con passione. Forse sapendo che, alla fine, per quella donna sarei sempre stata vista come un voto, senza aver modo di migliorare e ricevere critiche costruttive da parte sua. Valutazioni sempre uguali, nessuna sottolineatura che potesse alludere ad un errore. Nulla. Non si è mai interessata del suo lavoro, le è solo importato del triste stipendio guadagnato. Sarà per questo che non ho mai scritto. Nessuno mai si è interessato di questa mia capacità.
«Come stai?» disse Alex, interrompendo il mio dialogo interiore e critico.
«Me lo hai già chiesto questa mattina»
«Il tuo umore potrebbe improvvisamente cambiare»
«Stai insinuando che sia lunatica?»
«Hai sentito Albe?» domandò con un risolino; «ha chiaramente detto che sono io quello più lunatico della casetta con cui ha a che fare» puntualizzò.
«E non ha tutti i torti» dissi, trattenendo una risata per la sua espressione da pesce lesso.
«Quindi- tu hai libertà di insinuarlo, ed io no?»
«Con la differenza che io non lo sono»
«Lo siamo entrambi» aggiunse lui.
«No» dissi.
«Sì, invece»
«Facciamo che sia tu quello più lunatico della coppia, Alex» disse una voce, quella di Maria.
«Che spavento» mormorò lui.
Mi alzai a sedere, portando le gambe al petto, facendo scontrare la mia spalla contro quella del castano.
«Se non fossi intervenuta, stareste continuando a battibeccare e dubito che sareste arrivati ad una conclusione» ridacchiò lei; «come state?» chiese.
«Meglio» sospirai.
«Ti pesa ancora la sua uscita?» continuò.
«Tanto» risposi; «con Carola condividevo parte delle mie giornate, non solo in saletta durante le prove, ma in generale ovunque. Sembra che io abbia perso una piccola parte di me. Il tassello di un puzzle. Quando sono entrata non avrei pensato di affezionarmici così tanto. Ho trascorso sette mesi meravigliosi con lei, tra scambiarci pettegolezzi e cuscinate. Mi manca, ma so che non è finita. La rivedrò, ci incontreremo, andrò da lei. Lei verrà da me. Salirà in Toscana, conoscerà mia madre, la quale le ha promesso di ospitarla tutte le volte che avesse voluto e di cucinarle tutte le sue specialità. Abbiamo in mente tante cose da fare, aspetto solo la fine di tutto questo» mormorai.
«Che se ci pensi, è molto vicina» disse la donna.
«E mentirei se dicessi che non mi terrorizza l'idea. Più che altro, mi rende malinconica e nostalgica. Questo programma mi ha completamente stravolto la vita» feci un mezzo sorriso, guardando dinanzi a me, anche se avessi voluto voltarmi alla mia sinistra. Lui è il fulcro di questo stravolgimento.
«Sbaglio, o anche voi due avete tante cose da fare una volta fuori di qui?» ammiccò.
Sentii pizzicarmi le guance. Guardai il parquet del porticato per un istante, prima di far ricadere i miei occhi sulla figura di Alex.
«Sperando che tutto vada per il verso giusto, e che niente possa complicare l'andamento delle cose» rispose lui.
«Cosa dovrebbe andare storto?»
«La distanza» rispose; «ballando, lei girerà il mondo. Cantando, io avvierò una tournée in tutta Italia. Qui sono abituato a vederla sempre, ogni momento della giornata. Fare della nostra relazione una serie di incontri a distanza di settimane e mesi, mi destabilizzerebbe» mormorò.
«Non credi che l'amore sia più forte di qualche mese passati distanti?» disse Maria.
Alex sospirò, guardando in basso; «dovrei farci un'abitudine. La chiamerei sempre, indipendentemente dal fuso orario. Sarei capace di prendere il primo aereo, per farle visita. Perché non riesco, e non riuscirò, a starle lontano. Mi conosco. Sono quel tipo di persona che, se perso mentalmente, farebbe di tutto per chi gli ha rubato la ragione. Ed io sono perso» disse, nella sua fossetta, mentre il mio stomaco tentò di aggrovigliarsi su se stesso.
«E quindi, questi progetti?» domandò la donna.
«Andremo in vacanza, sebbene non ci sia una destinazione precisa. Ci faremo trasportare dalla decisione del momento» iniziai a dire; «viaggeremo tanto, ovunque. Ci conosceremo meglio, in contesti diversi. Stando qui per mesi, diventa normale farsi carico delle abitudini dell'altro. Tutto diviene un susseguirsi di azioni prestabilite. Fuori sarà tutto diverso. Verremo esposti agli occhi degli altri, nella nostra più completa trasparenza. Ci guarderanno male, ci giudicheranno. O ci supporteranno, volendo il nostro meglio. Che sia lì, che sia qui, Alex ed io continueremo a convivere nella nostra bolla. Anche stando distanti» dissi.
«Credetemi che c'è molta gente che vi vuole bene, fuori di qui» ci rassicurò.
Accennai un sorriso sincero, guardando Alex per una frazione di secondo. Poggiai le mie gambe sulle sue, le quali strinse tra le sue mani. Giocherellai con il lembo del suo maglione blu, mentre Maria continuava a parlarci.
«Cosa ne pensa la tua famiglia, invece?» domandò, e solo dopo un po' capii che si stesse riferendo a me.
«Supportano e stimano Alex» dissi; «prima che mi arrivasse la conferma che sarei stata scelta per la sfida contro Matt, mia madre ed io abbiamo seguito gli inizi dal divano di casa mia. Quando Alex ottenne il banco per primo, ha creduto subito che avrebbe fatto tanta strada. Ed io mai mi sarei immaginata di entrare qui, conoscerlo e starci insieme. Se non fosse stato per le mie amiche, durante una videochiamata, credo che mia madre avrebbe scoperto di noi molto più a lungo andare. Nulla di concreto, allora. Non penso mai di averglielo confessato direttamente. Ha scoperto tutto tramite il filmato durante l'ultima puntata del pomeridiano. Non immagino nemmeno quale possa essere stata la sua reazione, o quella di mio padre. Imbarazzante. Sono sempre stata la loro piccola Valeria, per i loro occhi. Vedermi adesso, baciarmi più volte con un ragazzo- è esilarante. Ma non hanno mai accennato nulla. Sono semplicemente stati felici per me. Non solo per Alex, ma soprattutto per il proseguimento del mio percorso. Sono molto legata alla mia famiglia, d'altronde non vedono l'ora di fare la sua conoscenza» dissi.
«Dimentichi Timothée» sorrise Alex.
«Il tuo fratellino, giusto?» chiese Maria, ed io annuii.
«Lui è totalmente andato fuori di testa per Alex. Non so precisamente il motivo. Solo, gli piace tanto» dissi, sorridendo appena.
«So che Alex ha avuto modo di farti conoscere anche parte della sua famiglia, vero?» domandò.
«Sua sorella» dissi felice, ricordando quel giorno.
«Ho pensato che fosse la cosa giusta da fare, con le persone giuste» iniziò lui; «mia sorella è parte fondamentale della mia vita. Non gliel'ho mai detto, forse sbaglio nel non farlo. Il nostro rapporto non è mai stato uno dei migliori, ma quei momenti in cui tutto andava bene, senza litigi o altro, li avrei ricordati per sempre. Dalla separazione dei nostri genitori, ho sempre avuto lei. Seppur piccola, sembrava l'unica persona a cui dovevo render conto. Come mosso da un'istinto protettivo nei suoi confronti. Le devo tanto. Per questo motivo ho deciso di farle conoscere V. Hanno tante cose in comune e ho pensato che sarebbero andate d'accordo, e così è stato. Non ho lasciato avere quest'opportunità a nessun'altra. Avrò agito impulsivamente, senza pensarci troppo. Ma è stato bello vederle comunicare e interagire come se si conoscessero da tempo. Non me ne pento, credo che non lo farò mai. So quanto V. abbia lottato per conoscermi di più, ed io sarò disposto ad aprirmi a lei ancor più di quanto io stia facendo adesso» disse, guardandomi; «e se questo comporta portarla interamente nel mio mondo, fino a toccarne il fondo, lo farò» continuò.
«Ero in ascolto, sai, quella volta in cui Leonardo ti chiese se questa relazione sarebbe stata duratura. Ci credi davvero, quindi?» domandò la conduttrice.
«Di cosa parla?» alzai un sopracciglio.
«Ci credo. Credo in noi due come non ho mai creduto in nessun'altra cosa. Non penso di essermi mai ridotto in questo stato, per una ragazza. Come dissi a Leo, l'idea di prevedere il futuro non mi ha mai allettato, ma voglio che duri tanto a lungo» disse, evitando la mia domanda; «non a caso, la sposerò» continuò, con un sorriso da ebete sul viso.
Mi accasciai sulle gambe, coprendomi il volto con entrambi le mani. Riprendere il discorso dinanzi a Maria, mi imbarazzava parecchio.
«La sposerai, quindi?»
«Sicuramente. Lei sa tutto. Saremo felici nella nostra casa, con i nostri bambini, i nostri lavori. Indipendenti, liberi, con solo amore nelle circostanze. Come se esistessimo solo noi due» continuò Alex, il quale mi scoprì la faccia, sorridendo per il rossore provocatomi sulle goti.
«Non pensavo che avresti mai preso in considerazione questa idea» lo prese in giro Maria.
«Nemmeno io» ammise; «stando con V. ho imparato che la spontaneità non è un crimine, che lasciarsi andare con la mente, a volte fa bene. Siamo dotati di immaginazione, perché sprecarla? Perché non metterla in atto?» domandò, forse più a se stesso.
«Tu cosa ne pensi?» mi chiese.
«Che è una follia»
Maria se la rise, sia per la mia risposta che del cipiglio lasciato sulla fronte di Alex.
«Riusciresti a sopportarlo per sempre?» continuò a chiedermi, mentre il mio sguardo rimase costante sulla persona del castano. La verità è che lo amavo così tanto, che sopportarlo sarebbe stata la cosa meno importante di tutte.
«Lo scopriremo tra qualche anno» dissi io, mantenendomi vaga.
«È palesemente un sì» borbottò Alex.
«Siete cambiati tanto voi due-» disse Maria, ritornando al suo tono serio e dolce; «se avessi saputo che Alex sarebbe stato capace di dire a qualcuna che la avrebbe sposata, non ci avrei creduto. Mi fa piacere vedervi felici. Le due fossette sincere mi confermano che lo siete, e spero anche in futuro. Ho visto tante coppie nascere in questo programma, quasi nessuno è riuscito ad amarsi così profondamente come voi due. A voi non bastano parole dette a caso, per dimostrarlo. Siete fatti di piccoli gesti. In fondo, non siete così diversi» disse.
Mi accoccolai ad Alex, tenendo la testa sulla sua spalla e le braccia strette attorno al suo braccio.
«E sappiate che è tanto bello sentirvi parlare di voi. Qualsiasi cosa, io sono qui. Continuate a lavorare, il gioco non è ancora finito» aggiunse.
«Grazie, Maria» mormorai, nello stesso momento in cui il collegamento si chiuse.«Riusciresti a sopportarmi, vero?»
«Alex, ci stai ancora pensando?» borbottai, spegnendo la luce della abat-jour.
Mi rigirai nel letto, voltandosi verso di lui, il quale continuò a guardarmi con le sopracciglia inarcate.
«Va bene» sospirò, spostando gli occhi al soffitto.
Mi misi su un lato, lasciandogli un bacio sulla guancia prima di socchiudere le palpebre.
«Non vuoi sposarmi, vero?»
«Alex» canzonai.
Si mise a sedere, sbuffando. Non sapevo se ridere o piangere. Piangere per il sonno, ridere per quanto buffa sia la situazione e il suo fare bambinesco.
Ringraziai che Serena non fosse presente, altrimenti avrebbe dovuto subirsi le sue lamentele e capricci.
Mi sedetti anch'io, sospirando pesantemente. Scossi la testa divertita, prendendo la sua mano. Sfilai l'anello di carta dal suo anulare, per poi guardarlo, nonostante il buio della stanza. Ringraziai il bagliore di luna proveniente dalla grande finestra circolare.
«Non prenderla male. Reagire a questioni del genere mi mette a disagio, ma non significa che io non voglia. Siamo giovani, Alex. Avremo tempo di costruirci un futuro, una famiglia. Ci dedicheremo giornate intere per pensarci. Avremo tante cose da decidere. Dove vivremo, quale tipo di arredamento starebbe meglio secondo i nostri gusti, il nome dei nostri figli, se sia maschio o femmina, se avrà il colore dei miei capelli o le sfumature dei tuoi occhi. Chi inviteremo al nostro matrimonio, che tipologia di vestito mai indosserò. Non pensare che io non voglia sposarti, Alex. Mi viene spontaneo immaginarmi con te, in futuro. Sarà che sei la prima persona con cui ho la possibilità di pensarci. È tutto nuovo per me, lo sai. Ed io ti voglio, tanto quanto tu voglia me» dissi; «per questo, ti sposerò» feci per infilargli nuovamente l'anello.
«Ora sono più tranquillo» tirò un sospiro di sollievo, facendomi ridacchiare.
Lo spinsi sul materasso, stendendomi sul suo corpo. Iniziai a baciargli ogni parte del viso. Arricciò il naso, sorrisi a quell'espressione, mi piaceva tanto.
Lui posizionò le mani sulle mie guance, io mi limitai a guardarlo; «me lo prometti?» domandò.
«Te lo prometto» sussurrai sulle sue labbra, le quali baciai l'attimo dopo, assaporandone l'essenza.Spazio autrice:
Scusate la breve assenza. Il capitolo è stato scritto molto di fretta, quindi mi scuso per eventuali errori!
Cosa ne pensate?
DOMANDA:
Se poteste far ritornare qualcuno che, nel pomeridiano, è statx eliminatx, chi scegliereste?Senza dubbio, io direi Rea: piena di talento e forte empatia. Mi è piaciuta da subito e ammetto che sarebbe stato bello vederla al serale. Così come Guido e Virginia <3
Aspetto i vostri e buona lettura❤️🩹

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DIFFERENT | Alex Wyse
Fanfiction"Il mio stupido cuore aveva scelto, stupidamente, te" Dove il bianco incontra il nero. La fusione di due bolle e mondi diversi tra loro, che creeranno una storia d'amore completamente incasinata. Lei, con solo la danza nella testa. Timida, delica...