sixty-four

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Da una settimana a questa parte iniziai, insieme a tutti gli altri ballerini, tranne Mattia, a provare in saletta con Giulia Stabile. La conduttrice ci ha informati di una possibile gara in puntata, in cui saremmo stati giudicati in base all'esecuzione di tecnica modern e versatilità. Attraverso il riflesso dello specchio, vidi Christian molto in difficoltà. Non riusciva a tenere le punte tese, neppure le gambe, ma lo capivo. Proveniva da un ostile completamente opposto, comprendere alcuni passi del classico - nonostante la praticassimo quasi ogni mattina - sarebbe stato complicato per lui. Lo sentii sbuffare un paio di volte, e finsi indifferenza. Non era d'accordo con questa variazione, in quanto si trovasse in svantaggio. Ma fino ad ora, onestamente, è stato lui quello a guadagnarne profitto nelle gare di improvvisazione. Personalmente, la questione non mi avrebbe creato polemica, in quanto sapessi di sapermi cimentare in stili differenti. Ma per Carola era diverso, e vederla star male dopo i voti carenti delle classifiche, mi fece capire quanto, invece, queste variazioni fossero giuste. Dopo alcuni richiami sulle inclinazioni del ballerino e quelle di Serena, la lezione terminò. Alice continuò a borbottare qualcosa sugli errori commessi, mentre io andai a sistemare le cose nel borsone lasciato in sala relax. Chiusi la zip del mio giubbotto nero, recandomi fuori dalla struttura seguita da Dario. Scambiammo qualche parola a riguardo della lezione tenuta e di quella che ci aspetta questo pomeriggio. Non tutti i professionisti erano guariti dalla propria infermità, quindi ci saremo arrangiati stando soli.
Quando Sissi si parò dinanzi al mio campo visivo, capii di essere rientrata in casetta. Baciò il ricciolino accanto a me, e con una smorfia, li lasciai in pace. In camera, sistemai le mie cose, spolverando le mensole e pavimenti. Dopo circa mezz'ora, andai alla ricerca di Alex, nascosto in qualche angolo della casa. Non appena entrai nella camera azzurra, mi accigliai nel vedere Luigi mezzo dormiente nel suo letto.
«Gigi?»
Mugugnò qualcosa al mio richiamo, spostandosi leggermente verso di me. I capelli scompigliati e le guance arrossate, allusero un suo malore.
«Stai bene?» chiesi, appoggiandomi sul bordo del suo letto. Gli toccai la fronte e la mia mano andò in contrasto con la sua pelle bollente. Scottava, e anche tanto.
«Sono tutto raffreddato» rispose e percepii le sue vie respiratorie ovattate.
«Ed hai anche la febbre, Lu'. Hai mangiato? Vuoi che ti porti qualcosa di caldo?» gli accarezzai la spalla coperta dal tessuto del pigiama.
Lo vidi scuotere la testa, ma se non avesse mangiato, sarebbe peggiorato anche con lo stomaco. Quindi, dato anche l'orario di pranzo, decisi di dirigermi in cucina con l'intento di preparargli una minestra.
«Che stai facendo?» domandò Carola, avvicinandosi.
«Mi dispiace avvisarti che il tuo Luigino è a letto ammalato. Ho pensato che qualcosa di caldo gli avrebbe fatto bene» dissi.
«Fai fare a me, ci penso io» si affrettò a dire, afferrando il mestolo che dapprima stringevo nella mia mano. Ridacchiai per il suo fare preoccupato, ma lasciai stare. Alex, appena varcata la porta del corridoio, si avvicinò a me, lasciandomi un bacio sulla tempia.
«Perché preparate una minestra?» chiese confuso, e gli spiegai le condizioni del suo amico.
«Quindi questo trattamento è riservato solo a chi è ammalato?» domandò.
«Di cosa ti lamenti?» lo guardai.
«Sai, anche a me piacerebbe vederti portarmi la cena a letto, curarmi, starmi vicino-»
«Ma- se stiamo insieme praticamente ogni secondo della giornata, Alex» corrugai la fronte.
«È diverso» disse; «e non è possibile che anche Luigi ha avuto il privilegio di vederti nei panni di crocerossina, ed io, che ti sto dietro da mesi, ancora no» disse, a braccia conserte.
Scossi la testa rassegnata, sentendo una risata divertita provenire dalle labbra di Carola.
«Hai un vestito da crocerossina nell'armadio?» chiese proprio lei.
La guardai con tono accusatorio; «no» dissi.
«Potresti ordinarlo, tra un po' è carnevale»
«Io considererei quest'idea» disse Alex.
«State- state zitti, tutti e due. E tu, non alimentare la questione con le tue idee» mi riferii alla riccia.
«Lo aggiungerò alle cose da fare non appena usciti da qui» mormorò Alex al mio orecchio, abbracciandomi da dietro. Mi girai verso di lui, scontrando i miei occhi nei suoi.
«Hai una lista di cose da fare?»
«Mh, no, in realtà. Ne ho alcune appuntate in mente, che non vedo l'ora di provare» ammiccò, bisbigliando.
«Un piccolo spoiler?» mi morsi il labbro.
«Ragazzi, andate in camera, per favore» sbottò Carola, alle mie spalle.
Alex ridacchiò, sfregando le mani sulla mia schiena coperta dal maglione. Mi imbarazzai, nonostante avessi preso io l'iniziativa di parlarne proprio adesso, in un contesto in cui avrebbero potuto sentirci. Ma, fortunatamente, l'arrivo di Luca e Aisha mise da parte l'argomento, che non venne più aperto. Qualche minuto dopo, il famoso quartetto della casa, si trovò nella stessa camera. Carola accanto al ragazzo raffreddato, appoggiato con la schiena allo schienale, intento a mangiare. Io, invece, sul letto del castano, seduta tra le sue gambe.
«Mancano due giorni alla puntata, non credo che possa parteciparci in questo stato» mormorò il cantante col mullet.
«Tu spera di rimetterti presto» dissi, giocherellando con il bracciale che Alex teneva al polso, in quanto le sue braccia mi circondarono il busto da dietro.
«Sapevo che non sarei dovuto uscire col pantaloncino in giardino in pieno inverno» disse, incolpando se stesso; «poi mi spieghi come fai a non ammalarti, tu» si voltò verso Alex, il quale era solito stare a mezze maniche tutto il giorno, nonostante ci fossero stati due gradi.
«In realtà, penso lo faccia per ammalarsi apposta» ridacchiò Carola, facendo riferimento alla conversazione di prima, tra me e il ragazzo.
«Ci sono abituato» smentì lui, appoggiando il mento sulla mia testa. Restammo così per un po', dopodiché Carola andò a lezione con la maestra. Luigi si mise a dormire, mentre Alex continuava a lasciarmi dei piccoli baci dietro l'orecchio. Spostai i capelli su una sola spalla, così che potessi lasciargli più spazio, e chiusi gli occhi ad occhi schiocco leggero che le sue labbra provocavano. La mia schiena appoggiata al suo petto, lo sfiorare del suo respiro sulla mia pelle, le mani intrecciate alle mie. Rotei il busto verso di lui, in modo che i nostri visi potessero essere vicini. Accostò la sua bocca alla mia, la quale non tardò a baciarlo. Lentamente, piano. La sua mano salì lungo il mio collo, afferrandolo in essa, senza farmi alcun male. Strofinai la mia sul tessuto del suo pantalone, ma nel momento in cui provai a mettermi a cavalcioni su di lui, notai la sveglia di Luca segnare l'orario della mia prossima lezione.
«Devo andare» mormorai.
«Un minuto soltanto» mi baciò.
«Alex-» feci per parlare, ma le sue labbra me lo impedirono. Non che mi dispiacesse, ma se avessi tardato sarebbe andata a finire male. Quindi, di controvoglia, appoggiai le mani sul suo petto, allontanandolo delicatamente. Sporse il labbro inferiore, facendomi gli occhioni dolci e prima di uscire dalla camera, di fretta, lo baciai. Come ho fatto a resistere tutto quel tempo senza mai baciarlo? Benedetta sia quella notte sul tetto.

DIFFERENT | Alex Wyse Where stories live. Discover now