L'inzio dell'incubo.

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Quindi, dopo essermi lavata e truccata mi diressi verso la macchina pronta per andare all'università.
Appena arrivata era come se ai piedi avessi delle catene con un blocco di cemento attaccato. Di una cosa ero certa, l'università non mi era mancata.
Siccome non vidi nessun volto familiare andai verso la macchinetta del caffè per prendere un bel cappuccino. Inserii un euro dentro e aspettai. Appena la macchinetta ebbe finito presi la mia bevanda calda e iniziai a sorseggiarla dirigendomi verso l'aula di biologia. Ovviamente il professor Gremmit era entrato in classe con largo anticipo, perciò mi ritrovai da sola con quell'uomo.
Lo osservai attentamente. Era considerato il professore più affascinante di tutto l'istituto e beh, io ero pienamente d'accordo. Era un'uomo di corporatura media, alto, con una fascia di muscoli che gli circondava le braccia e, ero quasi sicura, anche l'addome. Una barba abbastanza folta di colore scuro gli circondava buona parte del viso e gli occhi, di un profondo colore nero, osservavano attentamente delle cartelle che aveva davanti. Indossava dei pantaloni formali lunghi neri e una camicia bianca con i risvolti fino ai gomiti. Fissava insistentemente i fascicoli sistemandosi la cravatta di colore scuro, senza quasi accorgersi della mia presenza. Ogni ragazza di questo istituto sarebbe felice di passare una notte con quell'uomo. Me compresa. Ma ehi! Non giudicatemi. Avrà solo 6/7 anni più di me ed è assolutamente da stupro.
Mi sedetti verso le ultime file e iniziai a sistemare le mie cose e solo allora, dopo aver fatto un po' di rumore, si accorse di me.

- Buongiorno signorina Stone. - mi sorrise. Come faceva a ricordarsi il mio nome con la marea di studenti a cui insegnava? Giuro non lo so. Buona memoria immagino.

- Giorno Professore! - ricambiai il sorriso per poi accendere il pc per osservare meglio le slide che aveva messo sul sito della scuola.

Nel mentre che il portatile si accendeva, l'aula iniziò a riempirsi fino a diventare gremita di studenti. Mi guardai attorno, ma notai soltanto una persona familiare che però purtroppo era verso le prime file.
Mi misi gli occhiali da vista con una spessa montatura nera che si addiceva al mio viso e aprì un foglio di Word, pronta a prendere appunti.
Grazie al cielo il Signor Gremmit rendeva le lezioni un po' più leggere, cercando di farci partecipare quanto più possibile. Iniziò così a parlare, con la sua voce roca e vellutata, ma che mi faceva venire subito voglia di addormentarmi come cullata da una ninna nanna.
"Bene, che il divertimento cominci." Pensai ironicamente.

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Quel giorno non sembrava passare mai e fui molto lieta quando guardai l'orologio e notai che per me ormai le lezioni erano terminate. Decisi però di andare in bagno prima di uscire, perché siccome la fortuna quel giorno era a mio favore mi era arrivato il ciclo. Grandioso, si. Dopo essermi cambiata e aver terminato tutti i passaggi che puntualmente faccio quando ho il ciclo finalmente andai verso il lavandino e mi rinfrescai un po' il viso per poi guardarmi allo specchio.
ORRORE.
Bene, in quel momento avevo una coda tutta disfatta con dei capelli che uscivano dalla crocchia e andavano dove volevano loro, due profonde occhiaie di un violaceo intenso incorniciavano i miei occhi, per non parlare poi del trucco sbavato e di qualcosa di appiccicoso all'angolo della mia bocca.
'No va be.. Non sono poi così male! Nel senso: se chiudi un occhio, giri la testa, alzi una gamba e.. Magari chiudi pure l'altro occhio... No okkey, faccio cagare.'
Decisi almeno di asciugarmi un po' la faccia e quando tirai fuori dalla macchina, fatta apposta per asciugarsi le mani, una specie di fazzoletto di carta notai un post it appiccicato sopra uno di quelli.

"Ti aspetto fuori, oggi giochiamo un po' insieme. Non fare tardi e vedi di non farmi incazzare già da subito.
- T"

'Santa merda.'

Mi guardai intorno almeno quattro volte prima di accartocciare velocemente il foglietto e gettarlo nella mia cartella senza fare molta attenzione nel notare la tasca in cui l'avevo infilato. Feci un profondo sospiro, di frustrazione forse, e mi diressi con passo svelto verso l'uscita.
Quel giorno il sole era splendente, una giornata di quelle in cui potevi andartene in giro con i pantaloncini corti e una canottiera. Cercai di coprire il sole con una mano in modo che i raggi solari non mi colpissero gli occhi e non mi accecassero.
'Ora dove devo andare?'
Non feci nemmeno in tempo a formulare delle ipotesi che subito una macchina nera, alta, con i finestrini oscurati mi si accostò davanti. Il finestrino si abbassò e...
'Eccolo'
Indossava degli occhiali da sole, una maglia a maniche corte aderente e nera e dei pantaloni non troppo stretti sempre dello stesso colore.

- Non ho tutto il giorno. Se hai finito di fissarmi con la bava alla bocca vedi di entrare dentro questa fottuta macchina! - la sua pazienza si stava già esaurendo.

"Vedi di non farmi incazzare già da subito" diceva il biglietto. Cazzo, stavo già partendo male.
Se fossi scappata mi avrebbe inseguita, o direttamente investita con la macchina. Quel giorno non era una buona giornata per lui, si capiva dal suo sguardo truce e già temevo al peggio. Ma che fare?
Ancora un po' sbigottita entrai velocemente dentro la macchina e chiusi con forza la portiera stringendomi un po' su me stessa e cercando di non aver alcun contatto fisico o visivo con T.

- Gira la testa. - ordinò.

Un po' sorpresa da quella richiesta, scattai la testa dalla parte opposta del suo viso e aspettai. Una striscia nera, forse una cravatta o una sciarpa, mi coprì gli occhi e iniziò a legare molto forte un nodo dietro la mia testa facendomi gemere di dolore per la pressione troppo forte che avevano subito i miei occhi. Subito dopo aver emesso quel suono un fiato caldo mi sfiorò l'orecchio.

- È un bene che tu non abbia voglia di guardarmi negli occhi, perché non vedrai niente per un po'. - sussurrò delicatamente facendo scendere l'aria alla base del mio collo.

Brividi.

- Dove andiamo? - chiesi cercando di mantenere un tono di voce fermo e calmo. Stranamente ci riuscì.

Si staccò bruscamente da me prima di mettere di colpo in moto e accelerare facendomi schiacciare al sedile.

- In un posto più sicuro. -

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Da quanto eravamo in viaggio? A me sembravano ore, addirittura giorni.
Ero con la schiena perfettamente dritta sul sedile, le braccia tese così come le gambe. Insomma, in una postura per niente comoda.
Lui non aveva detto una parola per tutto il viaggio e per questo gliene ero in qualche modo grata. Ma spesso sentivo una strana sensazione addosso, come se mi avesse osservato per tutto il viaggio ed era stato piuttosto frustrante.
La macchina frenò di colpo, e subito dopo T disse:

- Siamo arrivati. -

Sentì il rumore di una portiera aprirsi per poi essere di nuovo sbattuta, segno che era uscito.
Appena dopo caddi con un tonfo fuori dalla macchina siccome la mia portiera era stata aperta e io ci ero poggiata sopra. Sibilai dal dolore per la caduta, ma senza poter vedere se mi ero sbucciata da qualche parte per colpa della benda che avevo ancora addosso. Venni tirata bruscamente in piedi, le mie mani legate con le sue per non farmi scappare e poi, la sua voce, diede inizio all'incubo.

- Preparati, oggi è un giorno che difficilmente ti scorderai. -

È già mi immaginavo sulla sua faccia il suo solito ghigno arrogante.

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Ecco il nuovo capitolo!
Spero sia abbastanza lungo, commentate e votate per favore.
Alla prossima😏

Il volto della paura.Where stories live. Discover now