Ansimi.

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Mi risvegliai dal mio sonno profondo che ormai era notte fonda.

L'unico rumore che si riusciva a sentire era il leggero rumore della macchina attaccata al mio corpo, sicuramente per utilizzata per la frequenza dei battiti cardiaci, e successivamente un leggero russare.

Probabilmente la persona nel lettino vicino al mio aveva qualche problema con le vie respiratorie.
Sinceramente un po' mi tranquillizzai, avere un corpo caldo a pochi metri da me significava sicurezza.

Da piccola non mi è mai piaciuto dormire da sola, avevo sempre paura che i miei genitori se ne andassero senza dirmi niente.
Quasi per liberarsi di me.
Così ogni notte chiamavo i loro nomi dalla mia stanza, soltanto per tranquillizzarmi nel sentire la loro voce.
Oppure, camminavo silenziosamente verso il loro letto soltanto per sentire quel leggero rumore che mi tranquillizzava tutte le volte.

Il russare lieve di mia madre.

Appurata quindi la mia incapacità nel riaddormentarmi, probabilmente la conseguenza di un intera giornata di sonno, decisi di sgranchirmi un po' le gambe.
I miei piedi erano addormentati, e le mie gambe avevano bisogno di compiere qualche movimento, quasi come ad assicurarsi del loro funzionamento.

Staccai quindi un tubo attaccato alla mia pelle, decisamente intento ad iniettarmi qualcosa che mi avrebbe nuovamente stordito.

Il pavimento era gelido, e la mia gamba emanava fitte per niente confortevoli, ma decisamente migliori rispetto al pomeriggio.

E poi sbiancai.

Quel pomeriggio, quasi me n'ero dimenticata.

Così respirai a fatica, cercando di contare nella mia testa più numeri possibili e cercando di regolarizzarli insieme ai sordi battiti del mio cuore.

Uno..
Due..
Tre..

Mi avvicino alla finestra per osservare meglio il paesaggio, notando un grande parco giochi per bambini.
Il verde degli alberi di una tonalità troppo scura, essendo illuminati solo dal leggero bagliore della luna.

Quattro..
Cinque..
Sei..

Le mie unghie si avvicinano al freddo vetro, osservando il loro riflesso e cercando di rilassare il mio corpo ascoltando il ticchettio su di quest'ultimo.

Sette..
Otto..

Un rumore.
Mi giro.

Nove!
Dieci!
Undici!
Dodici!

La tenda azzurrina che un tempo separava il mio corpo da quello di un perfetto estraneo, si apre lentamente, con un sottile strascico.

Tredici!

I miei occhi si puntano sulla figura che non è affatto estranea ad essi.

Quattordici!

Si avvicina, lentamente.
Guardandomi dentro le iridi in una maniera tanto profonda da leggermi l'anima.
Arriva a toccarmi il braccio, lievemente, come avesse paura di potermi spaccare in due parti perfettamente uguali da un momento all'altro.

Il mio cuore perse un battito.

Mi sfiora la guancia arrossata con le dita, per poi tracciare il contorno del mio viso.

- Che cosa stai facendo? - respirai ad un passo da lui.

- Prima.. - cominciò. - Stavo pensando a te. Sono settimane che non riesco a smettere di pensare a te. -

Il mio cuore perse due battiti.

- E a cosa pensavi? - quasi mi dimenticai l'uso della mia lingua madre.

Non mi rispose.
Si fece solo più vicino, costringendomi a spingermi leggermente di più verso la finestra posta dietro la mia schiena, ed obbligandomi ad appoggiarmici sopra.
Le sue mani passarono sulla mia vita, mandandomi brividi che si sparsero per tutta la spina dorsale.

Il mio respiro era ormai calmo, regolarizzato.
Da quanto non lo ricordavo nemmeno io.

La sua fronte si appoggiò alla mia, il suo sguardo si abbassò sempre di più, con una lentezza disarmante.

Fino ad osservare intensamente le mie labbra.

E a quel punto, le avvicinò alle sue.

- Tu.. Non puoi fare così. - lo fermai. - Non puoi dirmi che vorresti uccidere Nick, poi me e successivamente cercare di baciarmi fino a dimenticare la mia condanna. - la mia voce rauca, secca, essendo il primo scambio di parole dopo molte ore di sonno.

Si irrigidì, quasi freddato dalle mie parole così inaspettate, ma il suo sguardo continuò a vagare morbido sulle mie labbra.

Questa volta, le avvicinò al mio orecchio, con uno scatto fulmineo è quasi violento.

- Se oserà sfiorarti ancora con un dito, se proverà anche solo ad accarezzarti con lo sguardo, lo ucciderò senza esitazioni. - ringhiò irritato.

- Perché? - soffiai con sfida, per nulla spaventata o toccata dalle sue parole.

La presa sulla mia vita si fece sempre più forte, come a cercare di inchiodarmi nella posizione in cui ero già costretta.

- Perché tu sei di mia proprietà. - intonò possessivo. - Solo io posso toccarti, assaporarti, e solo io posso distruggerti. -

E per quanto fosse senza senso, per quanto fosse egoistico da parte sua cercare di non farmi avere nessun contatto col mondo esterno che non fosse lui, a me non importava.

Quasi mi piacevano, le sue parole.
Mi corrodevano l'anima, corrompendola. Riempiendola di dolci peccati.

E poi, fu su di me.

Labbra che si rincorrevano, mani che tracciavano ogni linea del mio corpo, le mie imprigionate da un suo pugno dietro la schiena.

Respiri pesanti, ansimi.

Confusione sempre più presente nella mente di entrambi.
E poi, il vuoto.

Mi osservò, sfatta e con le labbra rosse, accarezzandole e ammirandole quasi incredulo del fatto che fossero state sue.

- Conosco l'inferno così bene. - sussurrò lentamente. - e giuro che ti trascinerò giù con me. - le sue labbra sfioravano il mio corpo mandando scariche elettriche direttamente alle mie vene.

- Sei pronta ad assaggiarne una  fetta? - mi baciò un ultima volta, che quasi non lo sentì, leggero come l'aria.

I miei occhi erano chiusi.
Il mio corpo incantato dalla voce del diavolo.

La mia mente pronta a lasciarsi vincere.

E quando aprii gli occhi, lui era sparito.

Lasciando il suo profumo ad abbracciarmi e facendomi agognare il calore dell'inferno.

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Non ve lo aspettavate vero?
Sono viva!
Dopo un anno intero.
Scusatemi davvero, ma vi giuro che trovavo questa storia sempre più scarna e sbagliata ogni volta che la rileggevo o provavo a scrivere qualcosa.
Questo non è un buon capitolo, anzi, è forse il peggiore che abbia scritto fino ad adesso.
Ma ci tenevo a dimostrarvi che, nonostante gli aggiornamenti troppo distanti l'uno dall'altro, almeno non ho abbandonato la storia.

Siete stati voi a farmi continuare, con tutti i commenti e i voti.
Continuate così, e cercherò di dare il meglio.
Più la storia piace, più mi convinco.

Che dire, al prossimo capitolo!🎭

Il volto della paura.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora