Sorriso sadico.

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Sapete quando sentite i brividi correre sulla schiena? Quando vi sentite paralizzati e le gambe molli? Ecco, io in quel momento mi sentivo così. Troppo ubriaca per correre, ma troppo sobria da non aver paura.
Il suo ghigno si allargò sempre di più quando percepì che avevo capito chi era. La mia bocca si era leggermente aperta e i miei occhi erano sgranati. Appena fece un passo avanti io ne feci uno indietro cercando di mantenermi il più possibile in equilibrio. Quando provò ad allungare la mano verso di me io scossi forte la testa, come se il mio cervello avesse iniziato a ragionare solo adesso.
Mi girai, lasciando che i suoi occhi cadessero sulla mia schiena per poi cercare di entrare dentro il locale il più in fretta possibile.
Sentì la sua mano afferrare la gonna del vestito, ma fortunatamente non saldamente quindi riuscii a sfuggirgli immischiandomi tra la marea di corpi nella pista.
Nick. Dove cazzo era quando serviva?
Mi girai per controllare di averlo seminato, ma non ancora del tutto sicura mi immersi di più nella folla sempre alla ricerca di Nick.
Le persone mi spingevano troppo bruscamente, il caldo era insopportabile e il panico continuava a crescere dentro di me. Avevo bisogno di trovare un volto familiare.
Feci molti giri su me stessa, come se sentissi sempre una miriade di mani pronte ad afferrarmi e trascinarmi nell'oscurità.
Questi pensieri non aiutavano per niente.

- Jess. - mi chiamò una voce.

Mi voltai di scatto, mettendomi le mani davanti al viso per difendermi. Appena vidi la figura che avevo davanti mi rilassai. Melany.

- Mel! - la abbracciai forte.

- Ehi Jess. Stai bene? Sembri spaventata. - disse ridacchiando.

Probabilmente non era nemmeno lei in ottime condizioni ma, stranamente, sembrava messa meglio di me.

- Mel ti prego torniamo a casa. Io... Io non mi sento bene! -

- Oh ma io mi sto divertendo! - sbuffò.

Le presi il viso tra le mani e lo avvicinai al mio in modo da avere tutta la sua attenzione puntata esclusivamente su di me.

- Mel. Torniamo a casa. - dissi disperata, con le lacrime che provavano a salire.

Mi guardò attentamente per quasi un minuto intero e quando capì che non scherzavo minimamente fece un cenno con il capo sussurrando un 'okkey'.
Uscimmo dal locale e io mi guardai attentamente le spalle, appena vidi la macchina mi lasciai sfuggire un respiro di sollievo e della condensa uscì dalle mie labbra a causa del freddo.

- Merda! La borsa! - urlò Mel.

- L'hai lasciata dentro? -

- Si... Vado e torno ok? -

- No aspetta! - urlai - vengo con te! -

- Jessica. Ci metto due minuti, piuttosto chiuditi dentro. -

- Va bene. Ti prego però, fai in fretta. - dissi non volendo fare la figura della bambina piccola.

2.51
"Cazzo, è tardi."
Senza dire niente andò dentro a passo svelto e io mi chiusi subito dentro la macchina. Sospirai e iniziai a guardare imperterrita l'orologio del mio cellulare.
2.52
"È passato un minuto. Mel tornerà tra poco" mi tranquillizzai mentalmente.
Ma quel senso di paura e ansia non abbandonava il mio corpo e il mio sguardo non faceva che posarsi sul cellulare e sul finestrino, per poi ripetere i movimenti. I secondi sembravano ore e i minuti non arrivavano mai.
"Pensa a qualcos'altro"
Ma come si fa? Devo anche andare in bagno, non ne posso più.
"Muoviti Mel"
Ci furono cinque secondi in cui io non pensai a niente, in cui fui isolata dal mondo. Guardavo il vuoto con il cuore a mille, ma con molti pensieri in meno. Questo momento fu spezzato da un forte colpo sul mio finestrino. Gridai saltando sul sedile e di scatto mi girai.. Lui era lì, che mi guardava con un sorrisetto sadico. Uno di quei sorrisi che diceva 'ti stavo aspettando'. Uno di quei sorrisi che ti fa raggelare il sangue nelle vene.
Fece scorrere la mano sul vetro per poi battere forte un altro colpo, e un altro ancora, come se potesse sfondare il vetro.
"Perché lui non può farlo vero?" chiesi preoccupata a me stessa.
Mi allontanai il più possibile dal finestrino e lui cessò i colpi. Quel sorriso che non voleva lasciare il suo volto. Mi fece cenno di avvicinarmi e io scossi la testa. Secondo lui avrei accettato?
Evidentemente si.
Il sorriso scomparve dalle sue labbra e la rabbia accese il suo volto.
Urlò nel parcheggio deserto, in modo da farsi sentire dentro la macchina.

Il volto della paura.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora