Nessuno può provare a ferirmi.

2K 96 23
                                    

Quella mattina non avevo proprio la voglia e le forze di affrontare la giornata.
Avevo ancora in testa tutte le informazioni trasmesse dal mio computer al cervello. Stavo diventando completamente paranoica. Quella notte non riuscii a dormire bene, continuavo a rigirarmi nel letto bruscamente. Magari pensando che più mi sarei rigirata, meno pensieri avrei avuto.
Sì, perché la mia scatola cranica era piena di notizie, ricordi, voci e informazioni. Tutte mescolate insieme fino a formare quasi un unico composto.
L'unica cosa che quella mattina mi diede la forza di alzarmi, fu Melany e la sua voce squillante.

- Vestiti! Lo sai meglio di me che devi recuperare una buona parte dei corsi. Quindi ora ti vesti e ti sbrighi, che siamo già in ritardo. - quasi mi urlò contro.

E fu così che quella mattina, lasciai il mio rifugio caldo e comodo e mi preparai per l'università.
Mel in fondo aveva ragione, non avevo recuperato del tutto i corsi e avrei dovuto rimediare. Ma tutto questo era solo un pretesto per non pensare troppo a lui e per non deprimermi di più perché, diciamocelo, chi mai penserebbe ai corsi in una situazione del genere?
•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•

Le pareti marrone scuro mi diedero un certo conforto. In effetti tutta la calca di studenti (alcuni sereni, alcuni ansiosi), mi infondeva un certo senso di tranquillità. E quando andai verso il mio gruppo cercai di mettere su un gran sorriso sincero, ma mentre mi diressi verso di loro ricordai le sue parole.
"Non ti ricorderai nemmeno più come si sorride."
Così presa dal panico mi guardai attorno e lo cercai con lo sguardo. Scattai la testa velocemente e pattugliai con gli occhi ogni angolo dell'edificio intorno a me. Ma niente.
Intanto i miei amici mi guardavano con uno sguardo strano, quello sguardo che quasi sempre dice: 'che cazzo sta facendo?'
Quindi, ricontrollando per un'ultima è breve volta lo spazio circostante, rimisi sulla mia faccia un sorriso e mi diressi verso di loro. Un sorriso un po' più tirato è preoccupato, ma chi mai ci avrebbe fatto caso?

- Ciao ragazzi! - tutti ricambiarono.

- Grazie per avermi aspettato. Allora, iniziamo ad andare in classe? -

Tutti sorrisero al mio tono tranquillo e sereno, così ci dirigemmo verso l'aula di lettere pronti per almeno tre ore di informazioni aggiuntive.

•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•

Sbattei la porta di casa pesantemente, a passi svelti raggiunsi la mia camera e mi buttai sopra il letto.

- Mi sei mancato. - gli sussurrai.

Ovviamente Mel non sarebbe tornata a casa prima delle sette, siccome doveva uscire con gli altri.
Io invece rifiutai l'invito, troppo a pezzi per riuscire a malapena a stare in piedi, figurarsi per uscire. Così presi qualche foglio, una penna e il mio inseparabile pc alla ricerca di nuove, e magari più tranquillizzanti sensazioni.
Ma niente. Ogni cosa che leggevo corrispondeva in parte alla descrizione di quella strana malattia. Cliccai su un nuovo sito, quando sentii un rumore alla finestra. Mi immobilizzai.

- Mi piace il fatto che tu lasci le finestre aperte. Ho meno ostacoli e meno oggetti da rompere così. - una voce profonda, roca e maledettamente familiare mi arrivò alle orecchie.

Alcuni rumori di passi si aggiunsero e come illuminata dalla luce divina, mi resi conto che il PC e tutte le sue scritte erano ben visibili ai suoi occhi. Lo chiusi bruscamente prima che potesse anche solo immaginare cosa ci potesse essere scritto.
Mi guardò intensamente e curiosamente ai piedi del letto, e così feci io.
Era bello. Maledettamente bello. Aveva una camicia nera, un po' sbottonata sul davanti facendomi così vedere un pezzo del suo petto, abbinata a un paio di stretti pantaloni neri. Le scarpe non riuscivo a vederle. Quei familiari occhi castani erano quasi lucidi, chissà come mai. Poco ma sicuro che non sarebbe scoppiato a piangermi davanti da un momento all'altro.

- Cos'hai di così segreto da nascondere? - cercò ghignando di afferrare il PC.

Prima che potesse lo agguantai in tempo e lo strinsi forte al petto.

- Molto bene... - strinse i pugni e si avvicinò.

Si sedette sul letto e si mosse fino ad arrivare non molto distante da me. L'aria era ancora respirabile.
Poi, mosse una mano, l'avvicinò e... Prese gli appunti sul letto. Gli appunti! Merda!
Si alzò in fretta dal letto e con uno sguardo di puro gelo, mi invitò a rimanere ferma dov'ero.

- Vediamo un po' cosa abbiamo qui.. - ghignò vittorioso.

Ma quando lesse le prime righe, il suo ghigno sparì completamente.

- Sindrome di Stoccolma? - quasi urlò.

La sua mascella era tesa, i denti digrignati e la sua espressione... Rabbiosa?

- Tu.. Tu veramente..?! - cercò di trattenersi dal dare libero sfogo a tutta la sua voce.

- Io non... - le parole mi morirono in bocca.

- IMPOSSIBILE. Tu non devi nemmeno provare a pensare a me in quel... - rosso in viso non riuscì nemmeno a terminare la frase.

Sferrò un violento calcio alla scrivania facendola ribaltare. Il frastuono di tutti gli oggetti caduti per terra fece eco nella stanza.

- Nessuno. Nessuno può provare a rendermi debole! Non ti aspettare nemmeno che ricambi il gesto, sporca puttana. Io non posso.. Non voglio. Non ti vorrà mai nessuno, nessuno ti avrà mai. Spezzerò l'unico briciolo di bontà che avrai verso di me. Nessuno può anche solo provare, a rendermi debole! -

Si avvicinò alla finestra per andarsene, ma prima prese una boccetta contenente la rosa bianca un po' appassita e me lo lanciò contro. Riuscì appena in tempo ad abbassarmi prima di sentire un forte rumore di vetri rotti. Mi guardò quasi spaventato un'ultima volta, e poi mi lasciò lì. Spaventata, traumatizzata e distrutta.
Una lacrima scivolò per la mia guancia e sussultai dal dolore quando essa passò per un determinato punto. Mi toccai velocemente e poi guardai la mia mano sporca di sangue. Era riuscito a colpirmi.
Ma in quel preciso istante poco mi importava.

Perché l'unica cosa che riuscivo a pensare era che, rompendo quel vaso contenente il suo dono, aveva rotto anche qualcosa dentro di me.

_•_•_•_•_•_••__•_•_••_•_•_•__•

Scusate se è un po' corto, ma devo cercare nuove idee. Spero vi piaccia e vi prego, fatemelo sapere nei commenti. Grazie per tutti i messaggi che mi inviate e per il supporto. Al prossimo capitolo. 💕

Il volto della paura.Where stories live. Discover now