La freccia scoccata

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LA FRECCIA SCOCCATA

Ho dormito notti senza riposo, in cui il sonno era solo un modo per ingentilire il buio

Nico aveva passato tutta la notte a ripensare agli eventi della giornata appena passata. Bianca era rientrata tardi, erano già le dieci, e lui non aveva molta voglia di parlarle. Non che la sorella gli avesse fatto qualcosa di male, solo... il piccolo Di Angelo desiderava starsene un po' per conto suo. Accese la piccola radio che stava vicino al comodino, lasciando che una sinfonia dolce ne fuoriuscisse. Le note, armoniose, lo aiutarono a calmarsi almeno un po'. Nico si portò le mani alla testa, massaggiandosi le tempie. Percy lo aveva baciato. Percy Jackson, il ragazzo più etero e carino della sua scuola, evidentemente non era poi tanto etero! Certo, doveva ammetterlo, restava carino... Nico ripensò a quel bacio, a quelle labbra che gli avevano dato calore, a quelle braccia che non era riuscito a rifiutare, alla solitudine che aveva provato quando si era separato dall'altro ragazzo. Aveva sentito freddo, si era sentito freddo. Avrebbe davvero voluto cedere, abbassare le difese, rendere qualcun altro partecipe della sua vita, ricevere, almeno una volta. Ma non ci era riuscito. Non aveva potuto sopportare le attenzioni di Percy, determinate, questo Nico lo aveva compreso, più dal dolore che da vero affetto. Continuava a dirsi che aveva fatto la scelta giusta, che andarsene era stata la scelta migliore. E allora perchè le parole di Percy continuavano a ronzargli nella mente?

"È solo che... tu sei speciale, maledettamente speciale. E io non riesco ad ignorare quello che provo!"-nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere, nemmeno Will. A Nico Percy era parso sincero, desideroso di trascorrere del tempo con lui, ma anche tremendamente sconvolto. Il ragazzino si alzò dal letto, andando a prendere da una mensola uno dei tanti libri stipati nell'imponente scaffalatura che ricopriva parte della sua stanza. Inizialmente non era certo di quale avrebbe scelto. Dopo aver finito Il Popolo dell'Autunno Nico non aveva avuto molto tempo per leggere, ed ora aveva tutta l'intenzione di rifarsi. Ispezionò con cura la libraria, alla ricerca di qualcosa di completamente innovativo ed originale, qualcosa che non avesse mai letto. Trovò un piccolo libricino dalla copertina viola e dalle pagine ingiallite, con un soffio fece volar via la polvere, aprendo, con delicatezza, la prima pagina.

La pagina, bianca, era solcata da del prepotente inchiostro scuro la grafia era essenziale e stilizzata, Nico la riconobbe subito. Ade Di Angelo aveva annotato qualcosa sulla carta, il ragazzo si stese sul letto, ormai deciso a decifrare la stramba scrittura del padre.

Ho dormito notti senza riposo, in cui il sonno era solo un modo per ingentilire il buio... e tu eri lì a stringermi e mi donavi forza. 

A te che amo con tutto me stesso

Il libro era un regalo, che il padre aveva fatto a Maria, un dono bellissimo, un modo stupendo, almeno per Nico, di comunicare il suo affetto. Il ragazzo, con estrema delicatezza, girò la prima pagina, ritrovandosi di fronte un sonetto, in lingua italiana. Sorrise. Sorrise all'idea che il padre avesse avuto la delicatezza di trovare una raccolta di poesia in lingua originale. Posò il palmo della mano sulla pagina, assaporandone, tramite il tatto, la consistenza. Alla sera: questo era il titolo. E , Nico ne era certo, quello era il componimento più adatto per quel particolare momento della sua vita. (1)

Annabeth continuava a correre, freneticamente, verso casa di Percy. Quando, poco prima, l'amico le aveva chiesto di recarsi da lui il prima possibile, ad Annabeth era parso che qualcosa non andasse. La voce di Percy era profondamente cupa, debole ed amareggiata. Annabeth saltò su una pozzanghera, tentando di non bagnarsi gli stivaletti scuri. I capelli, biondissimi, le coprivano le spalle. L'ululato di un clacson la spinse a scostarsi dalla strada. Annabeth maledì mentalmente l'autista, un ragazzo biondo dai capelli lunghi, che assomigliava pericolosamente a Will Solace. Un altro paio di isolati e avrebbe raggiunto la meta. Corse, e corse ancora, ritrovandosi, col fiatone, sotto casa di Percy. Bussò al citofono. Sally Jackson rispose pochi minuti dopo, la voce tremante ed amareggiata. Annabeth salì l scale, tentando di pettinarsi, con le mani i capelli. Si ritrovò davanti Sally. La donna indossava una camicia da notte bianca, i capelli erano tenuti insieme da un fermacapelli. Il volto era di un pallore innaturale, grosse occhiaie velavano il suo viso, segno evidente delle notti insonni. Un sorriso si dipinse sulle labbra della donna, non appena vide Annabeth. Le due erano sempre state in buoni rapporti e, se Percy non avesse avuto altri gusti, a Sally sarebbe proprio piaciuto che Annabeth fosse parte della vita di suo figlio. La mamma di Percy invitò la ragazza ad entrare, scostandosi dalla porta.

Remember me (Percico: Percy Jackson x Nico Di Angelo)Where stories live. Discover now