8 - 'Cause you are my, you are my obsession

6K 193 29
                                    

"La normalità, talvolta... non combacia con la realtà. Con la vita stessa."

Amon Le Savage

Amon Le Savage

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Era un folle. Quest'uomo era un pazzo.
Solo un folle poteva pensare e dire una cosa simile con tutta quella serietà. Solo un pazzo psicopatico poteva credere una cosa del genere con assoluta convinzione. Quest'uomo aveva qualche rotella fuori posto.

Cosa aveva detto?
La paura mi eccitava?
Ma sentiva quello che diceva?

«Liberami», ordinai, irritata e spazientita.
Lui sorrise provocatorio e contrariato, e poi scosse la testa, divertito.

«Non hai risposto alla mia domanda», mi ricordò, la voce soave e ammaliante.
Mi stava guardando in una maniera che mi fece rabbrividire e al tempo stesso incuriosire. Aveva uno sguardo così mordace e seduttivo che lo odiai ancora più per questo.

«Non ha senso che lo faccia», ribattei spazientita.

«Bene, Venere... hai voglia di restare legata per molto, vedo».

Cosa stava insinuando?
Che se non avessi risposto mi avrebbe lasciata qui? Legata?

«Sei pazzo! Un fottuto folle psicopatico che si diverte a rapire le persone e a torturarle!», lo insultai.

I suoi occhi cambiarono, se prima avevano qualcosa di divertito tra le macchioline di stelle ora erano cupi e tenebrosi.

«Venere, non immagini nemmeno lontanamente come io sia quando torturo qualcuno... e dubito tu voglia immaginarlo», mi intimidì, cupo.

«Non ti conviene provocarmi e insultarmi... sei una bambina incosciente, guardati...», mi guardò, molto attentamente, e si soffermò sui polsi ammanettati.

«...Sei legata, senza via di fuga, né dalle manette né da me, Venere. Se volessi torturarti e farti del male, lo avrei già fatto», rivelò Amon, glaciale.

«Allora liberami», continuai imperterrita. Ridacchiò.

«No. Non lo farò... ti ricordo che hai tentato di suicidarti e di scappare via da me, se adesso ti liberassi commetterei lo stesso sbaglio. E poi, in questa casa ci sono molti pericoli e io sono il minore tra tutti se non mi fai arrabbiare».

Molti pericoli?

«Pericoli?», domandai confusa. Annuisce. «Sì, le zone della casa più tetre e oscure sono quelle vietate a una ragazzina incosciente come te. Non dovrai mai mettere piede in quei corridoi al piano terra, e in nessuna zona della casa dove la luce diventa sempre meno intensa». «Ma, per sicurezza, dato che non sei brava ad ascoltare i miei ordini...», disse. Amon mi guardò, attentamente, intendeva che visto che non lo ascoltavo sarei rimasta qui. Legata e senza modo di mettermi nei guai.

«Quindi, adesso, petite flamme... te ne resterai qui, da brava e non combinerai nessun casino», mi fece sapere, la voce suadente.

«Non chiamarmi così», sbottai. Lui sorrise lievemente e sagace.

The Serpent of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora