19 - I could burn this city down, I could put you under ground

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"I segreti più occultati non li scoprirai mai se non sai cogliere i dettagli."

Ayane-Sensei

Io e Kai ci eravamo divisi e stavamo perlustrando la nostra abitazione colma di pericoli che Venere neppure poteva lontanamente immaginare, e io, intanto, stavo riflettendo

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Io e Kai ci eravamo divisi e stavamo perlustrando la nostra abitazione colma di pericoli che Venere neppure poteva lontanamente immaginare, e io, intanto, stavo riflettendo. A come farle capire di non poter fare quello che voleva. A come farle comprendere che questa casa nascondesse pericoli che lei non poteva conoscere e doveva temere. Tuttavia, come si può temere qualcosa che non si conosce e non si ha mai provato sulla propria pelle?
Le paure sono conseguenze di azioni non andate a buon fine.
Le paure si mutano in traumi.
E in questa casa crescevano a dismisura paure e traumi di ogni forma e tipologia.

«Venere?!», richiamai, alzando la voce per tentare di farmi udire.
«Dove sei? Esci fuori, non è un buon momento per giocare a nascondino», pronunciai quelle parole con un accenno di sarcasmo. Era una conseguenza della mia agitazione.

«Su, Venere... non fare così e vieni qui», continuai a parlare nella speranza che lei fosse qui. Che fosse in ascolto e che presto sarebbe sbucata fuori tutta intera.
Mi sembrava di rivivere il passato.
Mi ero preoccupato così tanto solo per un'altra donna in passato...
Però Venere è più forte di Grace. Venere è più testarda e più... ardente. È una fiamma irradiante a piede libero. Potrebbe farsi del male da sola o causarne ad altri.
È un pericolo per sé stessa e per l'umanità se non imparerà a gestire il suo potere oscuro.

«Venere... lo so che prima ti ho trattata in malo modo... se sei arrabbiata possiamo parlarne», continuai.
Camminai ancora, proseguendo il cammino rapido nel corridoio buio che mi condusse alla scalinata ripida e tetra.
Quella che speravo di non scendere e salire più. Mai più. Eppure sembrava che avrei dovuto, fino a quando non sentii una voce femminile. Un eco.

"Il tempo scorre, Amon..."
Riecheggiò nel corridoio.

«Chi sei?!», sbottai e mi guardai attorno.
Ma nulla. Non c'era nessuno. Solo io e l'oscurità e la luce delle fiaccole alla parete.

"Vieni a cercarmi. Da solo... ma non mi troverai qui."

Chi diavolo era?

«Mostrati!», urlai.
Sentii una risatina fastidiosa e divertita.

"Oh, no... non ora. Vienimi a cercare, questo ti condurrà da me..."
Qualcosa salì le scale ripide rapidamente.  O meglio... qualcuno. Venere.

«Venere!», esclamai allarmato.
«Stai bene?», domandai.
Lei annuì lievemente.
Poi cercò di parlare ma era spaventata come mai prima d'ora. Respirò lentamente e poi buttò fuori l'aria.
«Io sì... ma Katniss no», mormorò incerta e intimorita, guardandosi attorno.

«Hai visto la persona che vuole farle del male?», le domandai. Le scosse il capo per negare.

«No, non si è mai fatta vedere... sentivo solo la sua voce gelida e perfida».
La presi per mano e la strinsi tra le mie. Gesto che non avevo mai fatto in vita mia con nessuna.
«Andrà bene... dimmi dove ti ha detto di portarmi».
«E andrò da solo», annunciai.
Venere mi guardò incupita.
«No. Non puoi, Amon. Mi ha ordinato di andare con te», mi comunicò.
«Non posso farti andare da solo».
Annuii e nonostante fossi intimorito e contrario non mi opposi. Si stava parlando di Katniss, non potevo rischiare le accadesse qualcosa.

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