11 - Sail among liars

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"C'è incertezza perfino nelle certezze."

Ayane-Sensei

Cosa voleva dire che io ero destinata agli Oscuri? Chi erano gli Oscuri?

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Cosa voleva dire che io ero destinata agli Oscuri? Chi erano gli Oscuri?

Perplessa, guardai Amon.
«Cosa sono gli Oscuri?», domandai, ignara. Kai ridacchiò divertito.

«Lo scoprirai presto, Venere», rispose, restando vago.
Una cosa certa di Amon era che non avrebbe mai risposto a una mia domanda. A meno che non lo avesse pianificato lui stesso, in anticipo.

«Povera Venere... non vorrei essere al tuo posto», scherzò Kai, anche se sembrava tutto fuorché uno scherzo.

«Uno di voi due, potrebbe spiegarmi di cosa diavolo state parlando? Cosa sono gli Oscuri? E perché di conseguenza sono destinata alle tenebre?», insistetti.

«Sono conosciuti come i figli dell'oscurità, e ti basta sapere che perseguono gli obiettivi dei loro genitori», spiegò Kai.

Ero ancora più confusa di prima.
«Chi sono questi Oscuri? Quanti sono?», chiesi. Scrutai sbigottita entrambi i fratelli e vidi un ghigno spuntare sul volto di Kai.

«Io e Amon siamo Oscuri. Ce ne sono altri e presto li incontrerai. Per ora ti basta sapere questo», terminò Kai.

«Molto presto...», mormorò Amon, quasi sottovoce in maniera di non essere udito. Qualcuno bussò alla porta della stanza delle torture.

«Avanti», disse Amon, la porta si aprì e una donna avvolta dalle tenebre e dai lunghi capelli neri come il cielo notturno entrò nella stanza.
«Caye, come va?», domandò amichevolmente Kai alla donna ammantata da tenebre plumbee.
«Zitto Kai», lo zittì Amon, determinato a sentire quello che la donna aveva da riferire.

«Il signor Obscur vi attende», informò la donna che mi pare di aver capito si chiamasse Caye.
«Arriviamo», rispose Amon.
Chi era questo signor Obscur?

Caye uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle.

«Chi è questo signor Obscur?», domandai, sbigottita.
«Taci, Venere. Non ti riguarda», mi intimò Amon. Lo guardai truce.

«Io credo che invece mi riguardi, sennò non starei qui», ribattei, impertinente.
Non risposero, si avvicinarono entrambi i fratelli Le Savage alla porta, e mi guardarono un'ultima volta.

«Se ti dico: non ti riguarda. Allora vuol dire: non ti riguarda. Forse non comprendi la mia lingua? Devo usarne un'altra?», mi ridicolizzò, lo guardai accigliata. Feci un'espressione di disprezzo rivolta proprio ad Amon.

«Cerca di non crearci ulteriori problemi, Venere», finì Amon, e se ne andarono.

*

Ore dopo, qualcuno aprì la porta della stanza delle torture.
Un uomo, avvolto dalle fosche ombre da capo a piedi, entrò in stanza.
Si avvicinò a me, le tenebre si dissolsero.
Un volto spigoloso e sinistro, la carnagione dorata e degli occhi grigi tetro, i capelli divisi in due colori: nero e bianco. Questi due colori si fondevano e si contrastavano.
Come la notte e il giorno.
Come il sole e la luna.
Come il bene e il male.
I suoi occhi incorniciati dalle folte ciglia nere, si puntarono su di me, indagatori.
Era di una bellezza mostruosa quanto... diversa. Era intimidatorio.
Il suo corpo muscoloso era avvolto in un completo elegante bianco.

«Tu devi essere Venere...», esordì, la sua voce era come una melodia soave e al tempo stesso angosciante. Conduceva i tuoi pensieri e le tue emozioni negative.

«Io sono Graylord Obscur», si presentò e in un nanosecondo capii che lui fosse la persona che era arrivata qualche ora fa.

«Sei... uno degli Oscuri?», domandai, in allerta.
«Esattamente... vedo che già sai qualcosa di troppo, Venere», constatò.

«Qualcosa di troppo? Mi prendi in giro?»
Se questo significava sapere qualcosa di troppo, io ero una persona normale che non era stata rapita da pazzi psicopatici.

«Affatto, sono serissimo», rispose soltanto. Schioccò le dita e le tenebre che prima lo avvolgevano si avvinghiarono a me e alle manette.
Le schioccò ancora e le manette si aprirono.

Ero... libera di muovermi?
La mia schiena indolenzita non ci credeva ancora.

«Perché mi stai liberando?», domandai stupita e incredula.

Fece un ghigno malizioso.
«Volevi forse restartene lì, immobilizzata?», domandò, un accenno di malia nella sua voce profonda. «Assolutamente no», mormorai, inorridita al solo pensiero.

«Adesso tu verrai con me», dichiarò.
Le tenebre mi erano ancora avvinghiate e appena lui iniziò a camminare in direzione della porta, io lo seguii senza volerlo. Era come... se quelle tenebre mi controllassero e manovrassero a loro piacimento, o meglio, a suo piacimento.

«Amon e Kai? Loro dove sono?», domandai, ero confusa, terribilmente confusa. Ridacchiò divertito e malefico.

«Che c'è? Ti mancano, forse?», mi sbeffeggiò sardonico Graylord.

«Perché mi stai portando via? Loro dove sono? E perché io sono qui? Cosa volete da me?»
Una raffica di domande lo travolse.

«Amon e Kai non ti hanno insegnato che è meglio non fare domande in queste situazioni?», domandò, seccato.
Sbuffai, infastidita dai modi di questi squilibrati.
«Cosa vuoi da me? Dove mi stai portando?», chiesi ancora.

Raggiungemmo l'atrio, dove Kai e Amon erano dinanzi a noi. I volti terribilmente irritati e infastiditi.
«L'Oscura Signora e L'Oscuro Signore avevano incaricato noi, non te, Graylord», proruppe Amon.
Venne verso di noi.

Di chi diavolo stava parlando?!

«Avevano, appunto, è al passato... ora non siete più voi a dovervene occupare. Siete stati sollevati dal vostro incarico», informò Graylord.

Cosa cavolo stava succedendo?

«Questa ragazzina è preziosa, non possiamo permetterci che attenti alla sua vita o che tenti la fuga».

Sapeva quello che avevo tentato di fare?

«Vi hanno sollevati dall'incarico, ora sono stato incaricato io. E credetemi, non che io voglia occuparmene, tuttavia gli ordini degli Oscuri Signori sono legge».

Cosa stava a significare?
Che ora sarei stata portata via da Graylord?
«Adesso leviamo il disturbo».

Fece per superarli, Amon si sporse rapido verso il mio orecchio e sussurrò: «Ci vedremo ancora, Afrodite... non ti libererai di me».
Fece in modo che sentissi soltanto io.
Quelle parole mi fecero rabbrividire ma al tempo stesso mi rassicurarono.

The Serpent of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora