Tanabata

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[T/N]'S POV

Un ragazzo se ne stava a penzoloni su un ponte.

Aveva all'incirca la mia età,

10 anni.

Eravamo bambini, al tempo.

Eravamo infantili a quel tempo.

Se ne stava sempre lì.

Dalla mattina, fino a pomeriggio inoltrato.

Guardava il mare.

Credevo.

Guardava il vuoto.

Si perdeva in esso, attraverso il mare.

E come dargli torto.

Il mare cullava con il suo scrosciare, l'udito.

Le sue onde davano pace, si infragevano piano su ogni cosa.

L'aria frizzatina ti storceva il naso.

Ma ti abituavi in fretta, sentendo solo il vento fresco smuoverti le ciocche dei capelli dal viso.

Quello era lui: il mare.

Un mix di emozioni tutte da scoprire.

I gabbiani strillavano nel cielo, al tempo.

Il mare era tranquillo, un tempo.

Ora il mare,

È scuro.

Le sue onde fragorose e violente, non lasciano spazio a nulla.

Poche sono le navi che salpano.

Pure lui, divenne più scuro.

La notte di Tanabata. Il 7 luglio.

Non lo vidi, come al suo solito a penzolare tranquillo sul ponte.

Non c'era.

Al tempo, potevo solo osservarlo.

Non riuscivo ad allontanarmi dal mio ombrellone.
Più che altro, da mia madre.

Quindi, lo studiai da lontano.

Come si fa con qualcosa di nuovo.

Come si fa qualcosa di cui si ha paura.

Non lo vidi.

E mi preoccupai.

Mi ricordo, di quante volte stropicciai gli occhi, come se potesse apparire al solito posto.

Non fu così.

La sera stessa.

Ripenso, a quanto tempo spese mia madre per agghindarmi.

Quanto ci mise a mettermi il kimono, rosso come il sole in pieno tramonto.

Decorato con motivi floreali, ne ero innamorata.

Vi erano tutti i colori possibili e immaginabili.

Ci mise tempo anche, ad acconciarmi i capelli, lavandomeli più volte perché secondo lei "erano sporchi".

Mi truccó anche,

Avevo 10 anni, sì, però decise di enfatizzarmi gli occhi.

Ripeteva sempre quanto fossero importanti
"Lo specchio dell'anima".
"L'unica cosa che l'uomo non può nascondere".

Pensavo a quest'ultime parole.

Gli uomini nascondo sempre qualcosa.

Le emozioni,
Sé stessi,
Gli altri,
Cose... Di ogni genere.

Noi uomini giochiamo sempre a nascondino.

Mi ricordo anche di mia madre e di mio padre. Tutti vestiti bene, ma soprattutto felici per la festività.

I fuochi d'artificio avvenivano sempre da lontano.

Ma qualsiasi postazione, era adatta per vederli.

I miei genitori, quella sera, scelsero il mare.

Arrivvammo un po' tardi, ricordo.

Avevamo mangiato troppo, tardando, ricordo la lunga corsa fino alla spiaggia.

Ricordo di quando, spostai lo sguardo sul ponte, e lo trovai lì.

Non penzolava.

Era in piedi, questa volta.

Il suo sguardo guardava il mare.

Credevo.

Guardava il vuoto.

Non ci misi molto a capire, nonostante i miei 10 anni di vita.

Me lo ricordo.

È passato tanto tempo da quel giorno.

Non so che fine abbia fatto il ragazzo, vorrei saperlo.

Davvero.

Ma credo, che lo dimenticherò.

 𝑆𝑢𝑚𝑚𝑒𝑟𝑡𝑖𝑚𝑒 𝑆𝑎𝑑𝑛𝑒𝑠𝑠                     [TOMIOKA GIYU X READER]Where stories live. Discover now