Mura

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[T/N]'S POV

Mi ero rinchiusa in quelle quattro mura della mia stanza.

Quel posto lo odiavo, avevo condiviso momenti non del tutto piacevoli.

Mi ricordo... Il sangue, le lacrime, i singhiozzi, i vuoti, il male e le parole di veleno contro me stessa.

Io dovevo odiarmi.

Io mi odiavo.

Questa era la regola che prediligeva nel mio regno.

Io ero schifo, io ero nullità, io non meritavo di esistere.

Eppure, perchè vivevo?

Le coperte non sembravano proteggermi dall'uomo nero. Lui abitava già all'interno di me.

Non seppi neanche l'esistenza del capanello, fin quando non lo sentì suonare: melodia addolcita per essere un'allarme.

Non avevo visite.

La paura rinacque.

E se fosse lui?

Se mi avesse trovata per farmi del male?

Per spezzarmi, deviarmi?

«(T/N), sono io!... Nezuko, la tua migliore amica!... Ti supplico. Apri la porta. Sono preoccupata per te.»

Mi ero dimenticata di tutto, in quello stato di apnea.

Perchè sì, il mio stato è una bolla da cui non puoi sfuggire. Un mostro che ti afferra per le caviglie per trascinarti all'inferno. Il problema? È che nessuno lo nota fin quando non è troppo tardi.

E per me, era già troppo tardi.

Da un pezzo.

Ancor prima di averlo visto.

Ancor prima di conoscere Nezuko.

Ancor prima di rendermi conto che non ero più viva.

«Non ho voglia di vedere nessuno» ed era così. La mia risposta sgarbata era intenzionata per non ferirla, per non ferirmi. Per tenere a bada il mio dolore, col suo.
Per cercare una buona distanza, affinchè nessuna delle due potesse ferirsi a vicenda.

«Non me ne vado da qui, finchè non mi farai entrare» e il suo piede battè contro il mio gradino, con fare fin troppo insistente.

Ma sapevo, che non si sarebbe smossa veramente.

Oppure mi nutrivo di false speranze.
Perchè non volevo ammettere che, avevo realmente bisogno di aiuto?

Scesi dal letto in modo gocciolante, sconnesso e molto pigro.

Non mi misi nemmeno le ciabatte e mi avvicinai alla porta d'ingresso.

Avevo paura alle mie spalle.

Tutto era buio, pure io lo ero.

Le tapparelle erano abbassate e l'unica luce che emergeva, era solo quella dell'ingresso.
Essa non toccava per terra, era a qualche millimetro in sù.

E riuscivo a vedere l'ombra proiettata delle gambe della mia amica sul pavimento pieno di polvere, sbilanciarsi nel mio abitacolo.

Controllai dallo spioncino.

Avendo la conferma. Era sola, e terribilmente infuriata.

Presi la maniglia e la girai, lo sblocco fu rimosso.

Ma l'ulteriore catenina in ferro, bloccava ugualmente il passaggio.

Aprì quanto bastava la porta per far entrare la luce nel soggiorno e illuminare le mie pietose condizioni.

Il viso di Nezuko si addolcì per qualche secondo.

Ma ritornò rude.

«Fammi entrare.» il suo era un ordine.
Ma io non avevo voglia di assecondarla.

Vedendo la mia ostentazione, si rimboccò le maniche della divisa, arrontandosele fino a mostrare i bicipiti e acchiappare la mia porta cercando di aprirla.

Per un momento rimasi scossa, non avendola mai vista così tenace e, poco dopo, cercai di fare pressione dall'altro lato.

Nessuno doveva invadere il mio regno.

La catenina si ruppe e per lo stupore lasciai la maniglia e la porta si spalancò del tutto.

I raggi di luce mi colpirono in pieno viso e dovetti coprirmi con le mani per non permettere pure a loro di ferirmi.

Il mio panno cadde a terra e io mugugnai dalla disapprovazione.

Non riuscì a vedere l'espressione della mia amica, ma poco dopo, la porta si richiuse e la luce della stanza fu accesa.

«Nezuko!! Spegni!» cercai di convincerla e piano piano, la mia vista ritornò lucida.

Mi voltai nella sua direzione e con occhi sgranati vidi il suo volto ricoperto di lacrime.

Scie copiose che le attraversano le guance rosee e le labbra di rosa tremolanti come prese dal freddo invernale.

Si asciugò velocemente i cocci della sua anima dal viso e ritornò a guardarmi con delusione.

Già, delusione.

«(T/N) che diavolo ti è successo?? Io... Non ti riconosco più!! Ma che ti succede??
Dov'è la mia migliore amica?? Tu non sei così. Tu sei meglio di così. Cos'è che ti ha spezzato?
Chi è che ti ha fatto del male??»

Le sue parole erano proiettili sul cuore.
Mi colpivano e mi lasciavano sanguinare senza poter dire nulla.

Avrei voluto dirle che tutto. Tutto qui era il mio male.

Pure lei lo era.

Qui nessuno si poteva salvare, nemmeno io.

I suoi respiri irregolari riecheggiavano sulle mura e mi rimbalzavano addosso intenti a ricordarmi che, esisteva. E qualsiasi cosa poteva farmi del male.

«Rispondimi perfavore!» il suo era un grido silenzioso, a cui avrei fatto a meno di rispondere.

Ma cavolo...
Ero davvero così cattiva da non dare spiegazioni alla mia migliore amica?
Chi ero io per non darle spiegazioni?

Sospirai e le venni vicino, protesi le braccia in avanti e lei, subito si fiondò contro di me.

Mi tenne stretta a sè, ben salda.

Ma non sapeva, che avrebbe potuto spezzarmi anche in quel modo.


 𝑆𝑢𝑚𝑚𝑒𝑟𝑡𝑖𝑚𝑒 𝑆𝑎𝑑𝑛𝑒𝑠𝑠                     [TOMIOKA GIYU X READER]Where stories live. Discover now