Colore

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???'S POV

Lanciando il sasso, dopo si fa fatica a ritrarre la mano.

La fanciulla si girò indietro. Studiando il suo volto con stupore.
Occhi di ghiaccio sciolti da quei cristalli infuocati.

La sua bocca si aprì per dire qualcosa, ma la richiuse successivamente.

Non poteva credere a quelle parole.
D'altronde, nemmeno si conoscevano così bene da poter dire una frase del genere.

«Tu non mi ami. Tu cerchi solo di salvarmi la vita con giochetti stupidi. Ma sai che ti dico? Fanculo!! Io voglio morire e nessuno, RIPETO, nessuno potrà ostacolarmi»

La ragazza fece un passo, molto più prolungato degli altri. Ma venne fermata da una presa salda sulla vita.

Tomioka la tenne ancorata a sè.
Occhi chiusi, travolto dall'odore acre di (T/N). Non si era lavata per dei giorni, non si curava del suo aspetto.

Non le era mai importato così tanto.

Pensava solo a distruggersi, non a farsi del bene.

Lei pensava di non meritarsi il dono della vita.
Voleva eliminarsi.

Lei era un errore del sistema.
La società non l'avrebbe mai apprezzata.

La vita non le avrebbe mai dato gli onori che meritava.

Pensava che, con la sua morte, qualcuno migliore di lei potesse occupare il suo posto.

Magari ella sarebbe rinata in un altro corpo, magari si sarebbe reincarnata in qualcosa di migliore, o magari proprio il nulla dopo la morte.

Non le importava del passato, presente e del futuro. Ora voleva lasciare un puntino su quel foglio bianco.

Nessuno lo avrebbe visto, poiché lei era solo un unico puntino.

Ma non sapeva che, in verità, vi erano molti altri puntini. Proprio come lei.

Che insieme, avrebbero riempito quel foglio bianco.

Rendendolo interamente nero.

Nessuno si merita di morire.
E nessuno si merita di vivere.

È vero, noi abbiamo il controllo della nostra vita.

Ma vogliamo veramente sbilanciarci da quel ponte?

Diventando schiuma trasportata dalle onde?

Noi ci meritiamo di vivere tanto quando quello di morire.

Alla fine dobbiamo farlo, no?

Ma se prima, gli dessimo... Un'opportunità?

Voglio sperare nella felicità. Perché, vi si soffre troppo in questo mondo.

Per una volta sola, ancora e ancora...
Merito di essere felice.
Merito di vivere.

Tomioka prese fra le sottili dita, il volto dolce della sua amata.

Il cobalto vide per la prima volta il colore dei suoi occhi.

Videro di che colore, vedevano il mondo.

Un sorriso silenzioso e comprensivo... Amorevole, gli solcò il viso.

Asciugò le lacrime della ragazza coi pollici.

Erano così simili questi due sconosciuti.

Perché entrambi... Potevano capirsi con un solo sguardo.

Due anime deviate che insieme, formavano un'anima in grado di combaciare perfettamente.

«Sono riuscita a capirti, con un solo sguardo quella volta» singhiozzò la ragazzina. Nascondendo un fiebile sorriso.

Il corvino non nascose un cipiglio confuso.

«Quando... Cercasti di toglierti la vita, intendo» chiuse gli occhi per un momento, prendendo le parole... E anche un po' di fiato.

«I tuoi occhi vedevano solo nero. Eri circondato da nebbia. Per questo non riuscivo ad avvicinarmi. Non eri diverso da me, tu sei come me, adesso. Avevi bisogno di sapere che, anche solo un'unica persona, tenesse a te. Per essere apposto col mondo. Ora l'ho capito. E so anche... Che colore vedono i miei occhi.» incastorarono gli sguardi come le loro anime.

Il vento soffiava e la brezza si intrappolava fra i loro vestiti. Rendendo i loro corpi di poco infreddoliti.

Ma nemmeno lo sentivano sulla pelle.
Troppo occupati a rimanere vicini. A sapere, che il mondo non poteva avercela con loro. Perché erano due errori. Non erano soli. Riuscivano a capirsi. Riuscivano a vedere lo stesso colore del mondo.

Ed erano contenti a sapere che potevano amarsi. Loro non si sarebbero curati a vicenda, loro non erano malati. Loro avevano solo bisogno di essere capiti.

Perché il mondo non l'ha mai fatto, e loro non l'hanno fatto con loro stessi.

Non sono sbagliati, non sono pazzi, non sono stupidi, non sono diversi, non sono strani, non sono sono idioti, non sono scemi.

Stavano solo male. E a nessuno... È importato.

Loro urlavano... E gli altri, facevano finta di non sentire.

Avevano bisogno solo di questo.
Per sentirsi bene.

E lo avrebbero ottenuto appieno, se lo avessero fatto... Cercando di non darsi le colpe che già il mondo gli rinfacciava.

«Io... In tutto questo... Non so ancora il tuo nome...»

«Giyu Tomioka. É questo il mio nome.»

«Piacere di conoscerti Giyu Tomioka, io sono (T/N) (T/C). Qual è il tuo colore preferito?»

Ricominciare da zero poteva essere difficile, ma non impossibile.

Una terapia serve proprio a questo.
A ripartire da zero per arrivare a cento.

«I tuoi occhi (T/N). Quelli sono il mio colore preferito.»

 𝑆𝑢𝑚𝑚𝑒𝑟𝑡𝑖𝑚𝑒 𝑆𝑎𝑑𝑛𝑒𝑠𝑠                     [TOMIOKA GIYU X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora