Capitolo 8

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Mi alzai di scatto e mi allontanai di qualche passo. «Che cosa ci fai tu qui?»

La mia domanda fu brusca. Non avevo più risentimento per lui o il Maligno, ma questo non voleva dire che abbassassi la guardia in loro presenza.

«In questa vita sei decisamente più seccante! Sono venuto qua perché so cos'hai detto ad Astaroth, rifiutando la mela» commentò con tono tagliente.

Ripensai un attimo al mio discorso con il visir demoniaco e sicuramente ad Azazel non poteva certamente andare giù il fatto che io pensavo che lui provasse qualcosa per Abigail.

«E quindi?» Cominciai a camminare con Pegasus al seguito e sapendo che ci fossero troppi testimoni affinché Azazel potesse farmi realmente qualcosa. O almeno lo speravo.

Quella sera mi sentivo particolarmente spavalda, ma lo sarebbe stata chiunque dopo secoli di abitudine e soprattutto davanti a colui che aveva aiutato il Maligno a rovinare l'esistenza umana; tuttavia, non capivo il motivo della sua presenza.

«Non importa a cosa tu creda o voglia, non ti lascerò divulgare qualcosa di simile in Paradiso. Non quando questo può compromettere Abigail e la sua possibilità di salvezza.» Le sue parole aggressive nascondevano una pericolosa minaccia.

«Oh andiamo, Azazel, credi davvero che io potrei interferire con la felicità di un'altra persona? Quello è il compito di voi demoni, se non erro» inarcai un sopracciglio, appoggiando le mani sui fianchi e guardandolo dal basso. Non era per nulla giusto che gli angeli e gli angeli caduti maschio fossero così alti «inoltre, sono piuttosto sollevata dal fatto che finalmente tu ti sia dimostrato interessato a un'altra persona. Era finalmente ora di lasciarti afferrare anche tu dall'amore. In fondo c'è riuscito anche Astaroth contro ogni aspettativa per giunta, insomma lo hai visto? Se ne va in giro con le mele in tasca da chissà quanto tempo.»

Un improvviso sorriso gli comparve in volto, mentre la sua espressione minacciosa parve sciogliersi di poco. «Sei sempre stata strana, Eva.»

«Evie.» Prima che potessi spiegare anche a lui la storia del cambiamento del nome, un campanellino risuonò nell'aria, attirando completamente la mia attenzione.

Un carretto di zucchero filato si era fermato nel bel mezzo del Luna Park e stava attirando molti clienti nei dintorni. Il mio stomaco brontolò e ricordai come al breve ricevimento non avessi avuto l'occasione di mangiare più di tanto, specialmente dopo i giudizi del visir.

«Azazel, guarda! Zucchero filato!» esclamai entusiasta e con la bocca aperta dallo stupore, per poi posare il mio sguardo sul demone.

«Sì e allora?» Azazel si dimostrò ancora una volta piuttosto annoiato.

«Dobbiamo assolutamente prenderlo. Mi pare assurdo che tu me lo abbia anche solo domandato» dissi quasi scioccata, mentre mi recai verso il delizioso veicolo.

«Ma io non lo voglio» borbottò contrariato il demone.

«Su non farmi ricredere. Non voglio pensare che Astaroth possa essere ritenuto quello divertente fra i due» dissi, voltandomi di poco e inclinando il viso di lato in un chiaro segno di provocazione «poi non ho i soldi con me, quindi ti toccherà fare il cavaliere.»

Lui mi raggiunse e sbuffò. «Non credo che tu abbia capito il motivo della mia visita, non è collegato con il farti godere la tua permanenza qui.»

«Non lo è, ma ormai che abbiamo chiarito la questione e la tua aria da super macho ha fatto il suo dovere, ho un calo di zuccheri e mi servono per potermi ricordare il tutto.» Corrucciai le labbra e tamburellai l'indice sotto al mento.

«Estorsione? Non è molto angelico da parte tua» alzò gli angoli della bocca e andò verso il bancone del venditore «per uno.»

Il negoziante annuì, fece girare il sottile stecco di legno attorno allo zucchero a velo e creò un enorme palla rosa, che diede ad Azazel in cambio di quattro dollari.

TEMPTRESSWhere stories live. Discover now