Capitolo 18

368 27 126
                                    

«Raffaele.» Boccheggiai, annaspando avidamente alla ricerca di aria da respirare e chiusi gli occhi. Le vertigini avevano iniziato a farsi più forti appena mi ero accorta di sanguinare e la vista si era appannata subito dopo.

Dopo pochi secondi, non sentii più le gambe e avvertii solo lontanamente di star cadendo sulle ginocchia. Non arrivai a toccare il terreno però, due braccia muscolose mi circondarono prima che fosse troppo tardi.

Raffaele mi distese sulla strada, mettendomi con la schiena rivolta verso il suolo.

«Evie, resta con me. Fa' piccoli e veloci respiri, senza fare troppa pressione sulla gabbia toracica e tieni gli occhi aperti.» Con uno sforzo enorme socchiusi le palpebre e vidi vagamente il bel volto dell'angelo di fronte a me, mentre le sue iridi dello stesso colore del cielo dietro di lui mi fissavano preoccupate.

Si tolse frettolosamente la parte superiore della divisa, raggomitolandola e me la mise a mo' di cuscino sotto la testa, sollevandomela. Respirai meglio per qualche secondo, iniziai poi a tossire violentemente.

«Shh» sussurrò lui, premendo poi una mano sopra al mio petto e utilizzando sprazzi di luce bianca della quale erano irradiate le sue dita, per coprire la mia ferita.

«Raffaele, no... sei ferito» balbettai alla stregua delle mie forze. Ero così stanca e il petto mi faceva malissimo, come se qualcosa bruciasse al suo interno e mi stesse consumando a poco a poco.

«Evie, so che sei testarda, profondamente ostinata e dalle idee forti, ma devi fare esattamente quello che ti dico questa volta. Niente contestazioni.» quasi ringhiò lui e avvertii la sua luce tremare.

«Sei arrabbiato con me?» la mia voce si incrinò dalla tristezza «non voglio morire, sapendoti arrabbiato con me.»

«Se muori sarò arrabbiato con te in eterno, non solo adesso, ma ogni secondo che ne verrà dopo e non credere saranno tanti. Nella battaglia di domani non avrò nessun freno e non mi interesserà cosa sarà di me, poiché senza di te non voglio essere su questo mondo. Mi sei entrata nell'anima e ogni frammento che hai lasciato con il tuo passaggio ha iniziato a far parte di me.»

Il mio cuore mancò di un battito e una presa di dolore agrodolce si strinse attorno a esso.

«Non puoi...» Schiusi le labbra, mentre lui intensificò la luce fra le sue mani, lasciandomi senza respiro per qualche secondo.

«Posso eccome. Sono tuo e tu sei mia, in questa vita ci apparteniamo così come nella morte.» Strofinò le sue labbra contro le mie.

«Raffaele, mi fa tanto male...» mugugnai di dolore e strinsi una mano sopra la sua, appoggiata sul mio petto.

«Facciamo così allora. Tu dai ascolto a me, io ti guarirò e non ti farà più male. Adesso respira a fondo e cerca di tramutarti in cristallo.»

Sentii gli occhi diventarmi lucidi. «Non riesco a concentrarmi.»

Lui intrecciò ancora di più le mie dita alle sue e iniziò a illuminarsi lievemente, poi le sue intere forme propagarono una luce intensa e potente che mi avvolse del tutto. Se il mio trionfo era stato spettacolare, il suo era superbo.

La luce bianca e sopraffina dell'arcangelo diventò un tutt'uno con lui e con me. Per qualche momento riuscì a privarmi del peso e del dolore opprimente nel mio petto.

«Tramutati in cristallo, Evie. C'è una scheggia della spada di quel maledetto nel tuo cuore. Diventa un cristallo e la luce lo scioglierà all'istante.»

Inspirai piano e seguii le istruzioni alla lettera. Lo avevo fatto solo una volta, ma fu come se la sua luce mi guidasse e la mia pelle da morbida assumesse da sola e con un po' della mia concentrazione uno stato solido, impenetrabile e di cristallo.

TEMPTRESSNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ