Capitolo 14

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«Evie, cosa stai facendo?» Mi chiese Raffaele al mio fianco, mentre io mi ero messa seduta e mi ero coperta il viso con le braccia, accostando l'avambraccio l'uno accanto all'altro.

«Aspetto una qualche punizione per ciò che ho detto» rivelai, aprendo un occhio e lanciai uno sguardo guardingo nella stanza attorno a me.

«Che sciocca.» Mi derise lui, per poi sfilare la cintura con la fondina in cuoio e la spada portata dai cieli. La lasciò scivolare sul pavimento e poi si avvicinò dal bordo del letto a qualche centimetro da me, prendendomi i polsi e posizionando le braccia dietro al suo collo.

Le allacciai dietro la sua testa e lui accostò il suo viso ancora di più al mio. Le mie narici vennero invase dal profumo di menta e mare dell'angelo.

Avrei voluto rimanere così per sempre, come se il mondo potesse smettere di girare su se stesso e congelarci in quel meraviglioso istante d'amore. Distruzione, Adam e l'Apocalisse erano lontani anni luce... in quel momento solo lui, solo Raffaele aveva importanza.

«Dunque le tue parole erano veritiere?» Potei avvertire il suo caldo respiro sopra la mia testa.

Inclinai il capo di lato, facendo ricadere le ciocche biondissime lungo la mia spalla; erano ancora umide non avendo avuto modo di asciugarsi al meglio sulla spiaggia. Mormorai: «Lo sono sempre state e noi siamo stati così sciocchi da accorgercene solo dopo tanto tempo.»

Era vero. Eva del passato mentiva a lui, ad Adamo e ancora di più a se stessa, soffocando ogni desiderio per l'angelo per un fine che lei considerava superiore.

Anche io avevo sbagliato. Se mi fossi resa conto prima di ciò che provassi, magari non avrei impiegato tanto tempo a essere così confusa e avrei avuto modo di riflettere sui miei sentimenti più a lungo.

Lui mise due dita sotto al mio mento, sollevando il mio sguardo nel suo. «Hai ragione, perfino adesso ci stiamo trattenendo. Io non posso credere che tu potessi ricambiare ciò che ho da sempre provato io! Questa sensazione che ho sempre represso, credendo che fosse una mia debolezza e i miei desideri che fossero peccati per una creatura come me.»

Socchiuse le palpebre, mentre io lo guardavo da sotto le mie ciglia. «Il Suo disegno è sempre rimasto a noi celato, ma tutto è destinato a ritrovare un suo equilibrio e il mio sei sempre stata tu. Credevo fossi la "prova" alla quale ero sottoposto continuamente per preservarmi dalla tentazione; come ben sai agli angeli è vietato giacere con le figlie umane di Eva, ma dovevo fare tutto il contrario. Non dovevo allontanarmi da te, dovevo combattere per averti e trovare una soluzione per noi. Avrei dovuto riconoscere l'amore che provavo per te e accoglierlo nel mio cuore, allontanandoti dal male che incombeva su di te sin dall'inizio.»

Il suo sguardo di puro oceano travolse il mio come un mare in tempesta. Occhi blu cobalto in cui solo il più profondo degli abissi poteva ritrarre la medesima tonalità di perfezione.

«Ma è proprio così che doveva andare, altrimenti non avrei avuto ruolo nella nascita dell'umanità e nella sua diffusione sulla Terra. Inoltre, non sarei diventata un angelo e con il tempo ti avrei lasciato solo e gli angeli non sono fatti per questo tipo di dolore. All'inizio non dovevamo capire il nostro legame, altrimenti questo avrebbe potuto solo farci del male» intervenni io. Non aveva senso avere dei pentimenti, quando agire in tutt'altro modo si sarebbe rivelato così sbagliato.

Lui annuì. «Sebbene per vie misteriose, il nostro destino si è intrecciato in innumerevoli modi e al momento opportuno ci siamo sempre ritrovati. Nonostante manchi sempre meno alla resa dei conti e alla grande battaglia per il nostro pianeta, non avrei potuto chiedere di più. Eri colei che desideravo più nel mio passato e ora ti voglio ancora di più nel mio futuro, agognandoti in ciascuna sfaccettatura del mio presente. Ogni nostra incomprensione è finalmente stata risolta, anche se devo ammettere mancare un ultimo confronto.»

TEMPTRESSWhere stories live. Discover now