Capitolo 20

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L'abito cerimoniale di un arcangelo era davvero raffinato ed elegante. Dovetti impiegare tutte le mie forze per non rimanere a bocca aperta, inerme di fronte al fascino esercitato in quel momento dall'angelo da me tanto desiderato.

Il tessuto di lino bianco sulla camicia era contornato con bottoni di ottone in mezzo all'addome e medaglie con valori diversi sul pettorale destro.

Feci scorrere il mio sguardo dalle spalle larghe, al petto ampio fino alle gambe, fasciate da pantaloni scuri.

Era semplicemente perfetto.

Morfeo e Drew avevano fatto un ottimo lavoro e come da me indicato gli era stata apportata una benda turchese sugli occhi. Perciò in quel momento lui non vedeva nulla.

Mi avvicinai a Raffaele, prendendo le sue mani fra le mie. Mi alzai sulle punte e feci danzare le mie labbra sulle sue con un lieve bacio.

«Evie, dimmi che sei tu. Per quanto mi faccia piacere che i miei amici mi abbiano fatto cambiare i vestiti totalmente alla cieca e mi abbiano portato chissà in quale luogo, non mi piacerebbe essere baciato da chiunque» borbottò lui con tono vagamente confuso, aggrottando le sopracciglia.

Risi di gusto. Era così dolce nella sua inconsapevolezza.

«Un contatto del genere non può essere concesso a tutti d'altronde» sussurrai con tono flebile e influenzato dall'emozione.

«Concordo con te, temptrix. Le tue coccole sono decisamente eccezionali.» Si fece più vicino, affondando il suo viso fra i miei capelli e posando le sue mani lungo i miei fianchi.

Con la sua salda presa fece scontrare il suo bacino con il mio e la nostra vicinanza diventò intima.

«Raffaele, non siamo da soli.» Mi morsi il labbro inferiore, poi con le dita sollevai delicatamente il suo viso dall'incavo del mio collo e tolsi la benda dalle sue palpebre.

La sua bocca formò una "o" di stupore e io seguii il suo sguardo, studiando insieme a lui ogni minimo dettaglio di quel luogo.

Il quinto cielo era assolutamente caratteristico, ma era l'enorme platea a destabilizzare da una prima occhiata. Lunghe fila di angeli si stagliavano dietro di noi: ogni creatura del Paradiso era stata invitata.

Gli amici più prossimi a noi erano al nostro fianco. Morgana, Menadel dal mio lato, mentre Drew e Morfeo da quello di Raffaele.

Se dietro di noi era presente l'intero reame dei Cieli, anche davanti c'erano magnifiche entità: i tre arcangeli rimanenti che ci dedicavano soavi sguardi.

Li guardai, incapace di fare altro.

Michele, Uriel e Gabriel erano fra le creature più potenti sulla faccia della Terra; eppure avevo imparato ad apprezzare ognuno di essi per il ruolo esercitato nella mia storia. Nonostante la loro imperiosa aura, sapevo di quanta bontà potessero vantare; creature potenti di luce, vissute per mille anni e che mi avevano salvata innumerevoli volte senza alcun tornaconto personale.

Lo scroscio della cascata di tempera azzurra catturò la mia attenzione, a poca distanza dalle spalle dei tre arcangeli. Era splendida e creava sfumature blu-azzurre, abbinate armoniosamente con le iridi chiare degli angeli originali.

Una melodia di arpe e di violini mi ridestò dal quadro d'arte osservato, esortandomi a ricordare attraverso le dolci note che non ero una semplice spettatrice in quella circostanza.

«Mi auguro che possa essere una sorpresa gradita» mormorai, fissando ancora rapita il liquido di pittura ricadere nell'enorme pozza sottostante con margini confinanti a essa «mi hanno detto che in questo luogo si celebrano le cerimonie più sacre; quindi, ho trovato giusto prima dell'arrivo dell'Apocalisse e dell'esito finale rendere le nostre parole un giuramento. Una promessa che noi ci facciamo di fronte a tutti in occasione di un prossimo futuro, in cui entrambi saremo pronti a celebrare un matrimonio effettivo.»

TEMPTRESSWhere stories live. Discover now