POSTFAZIONE

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In questo spazio vorrei ringraziare tutti coloro che sono giunti al termine di questo piccolo viaggio. Per me, quando oltre sei anni fa scrissi questa storia, fu un vero e proprio esperimento. Non mi cimentavo con il fantasy da quando avevo quindici anni e in generale era uno dei miei primi tentativi di fanfiction. Grazie a questo racconto tornai a un genere che avevo molto amato, a una serie - quella dei romanzi di Tolkien - tra le mie preferite. Non solo: ebbi modo di scoprire uno stile più armonioso e meno arcaico rispetto a come elaboravo prima, però non per questo meno intenso o meno sentito. Non è forse il mio miglior testo, in alcuni punti so bene di aver utilizzato quasi degli stilemi da fanfiction... ma ci sono affezionata. Pur con le sue imprecisioni, pur i suoi piccoli difetti, è una storia che mi ha accompagnata per mesi, che mi ha aiutata a ritrovare della fantasia in un periodo in cui facevo fatica ad esprimermi. 

Il bello della scrittura è proprio questo: un luogo non-luogo, nel quale riuscire a farsi trasportare dalla propria immaginazione, dalle parole che scorrono come in un dolce fiume dall'inchiostro di una penna a sfera, stilografica o dalle lettere di una tastiera. Lascia lo spazio alla parte sognatrice di noi, alla parte che necessita di un momento nel quale sfogare le emozioni, idealizzarle o estremizzarle. Pur nella fatica che a volte si fa, la soddisfazione di vedere il diramarsi delle vicende pensate e rivissute con la mente su un foglio bianco, giungendo infine alla conclusione... non è ben descrivibile. Non importa che la storia sia corposa, epica o semplice: purché abbia un significato per noi, un senso in sé stessa. Nel caso di questa mia narrazione, il messaggio di fondo di non perdere la speranza, di vivere nel presente e non nel passato, aprendosi agli avvenimenti improvvisi con animo propositivo, è un qualcosa che ritorna a distanza di tempo, come un'onda. La versione che si presenta ora è leggermente diversa rispetto all'originale, ma il suo nucleo e la sua dinamica non cambiano. 

Il personaggio di Blodyn, protagonista assieme a Bilbo, è nato dal pensiero: ma le figure femminili tra gli Hobbit? Più che essere madri e compagne non le ho viste. Ho immaginato quindi che anche nella pacifica società dei Mezzuomini ci siano delle consuetudini, delle limitazioni, dei pregiudizi, che potessero essere scossi se non cambiati. Questa giovane  che sfida le tradizioni della sua gente la trovavo affascinante, alternativa. Una ragazza però non perfetta, non sempre pronta, non sempre decisa, che sbaglia e che soffre ma che è mossa dalle migliori intenzioni, cercando dentro di sé la determinazione per affrontare le avversità. Ho cercato di renderla realistica sebbene sia una creatura fantastica, un essere che certamente non rientra bene nel mondo di Tolkinen. Ho pensato A Eowyn, grande personaggio nel canone della storia, che con il suo essere diversa dagli altri ha fatto la differenza, e ha avuto un arco narrativo che mi è piaciuto molto. Blodyn però è una Hobbit (o un Hobbit, ammetto che su questo punto ho qualche dubbio delle volte), e per quanto coraggiosa è ha sempre un fondo di semplicità che l'accomuna. La sua essenza insolita quindi me l'ha fatta accostare a Bilbo, volendo creare per lui un lieto fine molto classico ma al contempo soddisfacente. In questo noto una caratteristica della fanfiction, spesso realizzata per soddisfare un sogno, un finale alternativo che possa chiudere un cerchio nelle nostre menti... per quanto da lettori sappiamo che spesso la conclusione di una vicenda è già perfetta così. Gli altri personaggi sono stati caratterizzati con pochi tratti in apparenza, ma perché spesso faccio implicito riferimento alla conoscenza comune di chi sa la storia originale - nel mio caso, un mix tra la versione cinematografica diretta da Peter Jackson e i romanzi di J. R. R. Tolkien - oppure leggermente riadattati alle esigenze della vicenda. 

L'elemento magico, sottotitolo importante in questa storia, ha una doppia chiave di lettura. Il riferimento è sia all'incantesimo che, un po' troppo deus ex machina forse, risolve il problema della maledizione di Blodyn (che si scopre essere uno dei motivi principali per i quali ha deciso di diventare medico) oppure quella più metaforica dell'amore che appare all'improvviso e porta a qualcosa di nuovo. Il sentimento è spesso paragonato a un incantesimo, a un atto sovrannaturale che squilibra la vita dandole un nuovo assetto. Entrambi i personaggi lo percepiscono e si sconvolgono all'idea che si cambi qualcosa, di ignoto o potenzialmente difficile. Blodyn inoltre ha un contratto e un'etica che le impongono un obbligo di distacco, caratterizzato dal segreto, dalla menzogna, pur non essendo una bugia mortalmente grave. Ed è anche per questo sentimento così combattuto che Bilbo avrà la reazione teatrale che ho descritto: lanciarle i soldi del compenso per i suoi servizi da medico. La scena in questione, volgare e violenza a livello soprattutto morale, l'ho tratta da: "La traviata", opera di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave (a sua volta ispirata da: "La signora delle camelie" di Alexandre Dumas figlio). Per chi non la conoscesse, è la storia di una giovane e affascinante cortigiana francese che vive il suo ultimo e tormentato amore con un ragazzo di buona famiglia. Questi, credendo che la donna amata lo abbia abbandonato per tornare ai bagordi e ai lussi, le scaglia addosso la sua ultima vincita al gioco d'azzardo in segno di disprezzo, quasi a renderle indietro i suoi "servigi" (in questo caso sentimentali). L'umiliazione e la separazione porteranno la protagonista ad aggravare le sue precarie condizioni di salute, portandola alla morte per tisi dopo essersi riappacificata con il suo amato. A differenza della versione teatral-operistica, io ho deciso che l'inganno si rompeva bruscamente a causa di Lobelia, parente odiosa di Bilbo, la quale rivelerà il segreto della dottoressa per invidia ed evitare che il patrimonio venga spartito a suo discapito. Questo è stato un momento non semplice da scrivere, ma decisivo per il proseguo della storia e, a mio avviso, della veridicità della stessa. Sarà Gandalf in questo caso a svelare la realtà dei fatti, su tutti i fronti, al protagonista, il quale avrà la consapevolezza necessaria per intraprendere un ultimo breve viaggio e farsi perdonare dalla donna che ha compreso di amare. 

Lo Hobbit - Una magia inaspettataWhere stories live. Discover now