Capitolo 1: L'Assemblea Hobbit

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Sentiva freddo eppure avvampava. Non riusciva a capire se tremava più per l'eccitazione o per la paura.

Infuriava la battaglia delle Cinque Armate, feroce e insanguinata, ma la vera guerra si svolgeva su una lastra di ghiaccio isolata da tutti. Una distesa che sembrava infinita, sottile e pericolante. Aveva fatto di tutto per tentare di fermarli, perfino di apparire come un traditore agli occhi dei suo compagni d'avventura, i nani ora abitanti a Erebor. Nulla era servito: il Re sotto la Montagna era stato così stregato dall'oro che si era lanciato in una missione suicida. Il disastro incombeva sulla sua testa e, di conseguenza, su quella di tutti coloro che gli erano attorno. 

: " Thorin!"

Correva tra le rovine, le fiamme, le grida, il rumore stridente delle lame che s'incrociavano in fendenti, i tonfi dei cadaveri che cadevano sul terreno feriti a morte. Correva, correva e cercava invano, allargando le pupille sbarrate dal timore ma si affacciavano solo i volti tumefatti e spaventosamente mostruosi degli orchi. Non c'era pietà, non c'era speranza in quell'inutile carneficina. Un conflitto nato dall'avarizia e dall'orgoglio non poteva condurre che a una vuota devastazione. Quante vite spezzate! 

D'improvviso vide la lastra ghiacciata, piena di crepe e pronta a sgretolarsi da un momento all'altro. Thorin era supino; sopra di lui Azog il Profanatore, contorto in un ghigno maligno e soddisfatto sul volto pallido. Un demone bianco annebbiato dall'odio e dalla vendetta. Stava per affondare la lama seghettata che brandiva nel petto di Scudodiquercia, il quale era indifeso e sull'orlo della sconfitta, trattenendo l'arma dell'orco a mani nude con tutta la forza che gli rimaneva.

: " Thorin!!" Gridò nuovamente, facendosi male alla gola dal tanto sforzo che fece.

Quello si girò dalla sua parte, lo guardò e disse a mezza voce, con il suo inconfondibile tono grave: " Addio, Mastro Scassinatore..." E lasciò la presa, offrendo il petto al nemico.

Colto dall'orrore e dal dolore, sentì una fitta tremenda allo stomaco e sprofondò nell'oscurità gelida del ghiaccio che si era rotto sotto i suoi piedi in mille scricchiolii. Urlò ancora con tutto il fiato che aveva nei polmoni, attanagliato dalle schegge di ghiaccio e dallo sgomento.

: " Thorin !!! "


Bilbo si svegliò di soprassalto con ancora quel nome in gola e quell'immagine nella mente. Il cuore pulsava frenetico, faceva piccoli e brevi respiri, quasi per recuperare l'aria che aveva usato per quell'urlo onirico.

Era stato un incubo, sempre lo stesso.

Da quando era tornato dal suo viaggio inaspettato erano passati quasi tre mesi, eppure non aveva ancora trovato la tranquillità di un tempo e probabilmente non l'avrebbe ritrovata mai più. E come avrebbe potuto dopo quello che aveva visto?

La placida vita ad Hobbiville lo faceva sentire al sicuro ma quella ripetitività lo annoiava; i suoi abitanti erano fin troppo semplici e alcuni dalla mentalità arcaica e prevenuta verso ogni curiosità, se non quella culinaria.

: " Come ho fatto ad amare questa vita per così tanti anni?" Si chiedeva quando andava al mercato per riempire la sua dispensa e incrociava callosi ortolani, serafici artigiani e panciuti allevatori di maiali, mentre inciampava tra ceste di vimini. I cittadini portavano avanti le loro attività nella placida monotonia dei colli verdeggianti, dei laghetti, dei campi generosi e delle loro botteghe. Erano sereni e soddisfatti delle loro piccole gioie, leggeri nel non avere pensieri particolarmente gravosi e nel non dover avere a che fare con vicende fuori dall'ordinario. 

Non accadeva nulla di insolito, il tempo scorreva senza che un sussulto interrompesse per un attimo il flusso della clessidra.

Era felice di essere tornato a casa in fin dei conti, soprattutto sano e salvo, però aveva una sensazione di vuoto che lo sconfortava, specialmente la sera quando era solo, seduto sulla sua poltrona vicino al caminetto acceso. La stessa poltrona sulla quale Gandalf gli aveva ricordato, tanto tempo addietro, che il sangue dei Tuc gli scorreva nelle vene. Aveva capito quanto fosse forte in lui quella componente e quanto gli mancasse. Poi scacciava quel pensiero, dicendosi che era la nostalgia a parlare.

Lo Hobbit - Una magia inaspettataحيث تعيش القصص. اكتشف الآن