Bellissima Angeline

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Oggi sembra che avremo una serata tranquilla. Niente spie, niente risse, solo una serata di bevute, chiacchiere e musica. Non abbiamo sentito più notizie di Primo da qualche giorno, spero soltanto che quel povero ragazzo non si sia cacciato in qualche guaio per colpa mia. Per me questo non è solo un bar, questo posto dovrebbe essere un'oasi dove persone di tutti i tipi possono sentirsi a casa, anche solo per una sera. È per questo che tratto così bene tutti i miei dipendenti e amici, inclusa lei: Angeline Rosé. 

Eccola lì, insieme ai suoi amici in quel tavolo in fondo.  A un tratto si accorge che la sto guardando e mi sorride. Quell'espressione di gioia e affetto risplende tutto intorno a lei, finendo per contagiare anche me. 

La sua voce è la più armoniosa musica mai sentita, più confortante e amorevole di una lieve brezza sui prati. "Oh, bonjour signore! va tutto bene?"

Il suo viso è bianco e puro come le nuvolette nel cielo d'estate, i suoi capelli rosa chiaro sono così morbidi che sembrano zucchero filato... Io per un momento mi ritrovo a corto di parole, com'è possibile non lasciarsi trasportare da questa donna? 

Lei però, a non sentire una mia reazione, ci rimane male. "State bene? Cosa vi è preso? Oh no, spero non sia nulla di grave."

Menomale che riesco a svegliarmi dall'incantesimo. "Oh, scusami! Ero... diciamo che ero perso nei miei pensieri. Sei splendida come al solito, Angie."

Tutto il suo corpo cambia interamente direzione, forse per cercare di non far notare nulla di imbarazzante. Ma le sue orecchie lunghe e flosce, come quelle di una pecorella, sono tinte di quel rosso-rosa che suggerisce gioia senza confini.

"Scusi! Le ho dato le spalle, non volevo offenderla. Cosa posso offrirle per farmi perdonare?"

A volte il modo in cui si prende d'ansia per le più piccole cose fa preoccupare pure me. "Non ce n'è bisogno, anzi, colpa mia che ti ho messa in imbarazzo."

"Davvero? Grazie, lei è fin troppo gentile!" gioisce lei. "Ascolti... Posso farle un regalo?"

Un regalo? Per me? "Oh certo, qual è l'occasione?"

Angie sta pian piano mettendo via il suo sorriso. Avrò mai detto qualcosa di male? Adesso sembra più malinconica che serena. "Lei è sempre stato così gentile con tutti noi, così tanto che ho sempre temuto che le mie canzoni non potessero ripagarla abbastanza. Così, ho deciso... potrei offrirle un mazzo di fiori domani mattina?"

Io rimango ogni volta preso alla sprovvista da questa signorina. Non riesco a togliermi di dosso il peso di doverla vedere così demoralizzata, così provo a tirarla su: "Angeline, vai benissimo così. Io ti pago già trenta dollari ogni due settimane per cantare qui, e tu ogni volta dai una performance che ne varrebbe trentamila! Senza di te, il Prodigy sarebbe molto più triste, perciò grazie di essere qui con noi."

Lei è appoggiata al bancone, mi guarda negli occhi ma non riesco a capire cosa sta provando. È una luce di gioia, quella che emerge dal suo cuore? O forse è solo dolore addolcito dalla timidezza e io non riesco ad accorgermene? Comunque sia, non deve sentirsi in colpa di nulla.

"Grazie, signore. Siete troppo gentile." sospira alla fine lei, prima di allungare la sua mano per stringere la mia. Vicino ai suoi occhi noto un minuscolo luccichio che per ora sarebbe meglio lasciar andare... 

Ma come al solito, il mio assistente Scilla ha la stessa delicatezza di un'arma di distruzione di massa: "Ah ma quindi ce l'hai ancora il vivaio?"

Angie si asciuga gli occhi con la manica del suo maglione, poi forza un sorriso: "Certo, per fortuna gli ultimi due mesi sono andati a gonfie vele! A quanto pare sempre più persone della grande città vogliono spendere una fortuna per i matrimoni, usanza che personalmente trovo... come posso dire, eccessiva? Però mi guadagno da vivere proprio grazie a queste persone, quindi... non ho diritto di lamentarmi."

I Portatori Di MiracoliWhere stories live. Discover now