Inseguendo Andreik

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Oggi è una giornata molto piovosa, non trovate? L'estate è finita da un pezzo, deve essere per questo che il mio bar è un po' più affollato del solito. Il primo acquazzone di ottobre ci ha colto tutti di sprovvista, sembra di star a guardare il Diluvio Universale da dentro l'Arca di Noè.

Verso le cinque del pomeriggio, la porta dell'ingresso viene scossa un paio di volte da qualcuno là fuori, prima con una certa violenza, poi con più garbo, come se chiunque ci sia dall'altra parte si sia reso conto che prendere a spallate la porta non serve ad aprirla meglio.

Woosh! Accompagnato da una brezza gelida e il fragore dell'acqua, il nuovo arrivato si aggiunge alla compagnia di sventurati che si sono messi al riparo qui dentro. Lui è alto e possente, ha la pelle grigia e indossa felpa e pantaloni da ginnastica Adidas. I suoi passi profondi e irruenti scuotono il sottile strato di nevischio che ricopre il suo viso. 

Chiusa la porta, si mette seduto su uno sgabello e mi degna di uno sguardo. "Una vodka, prego."

Un tipo di poche parole, vedo. Faccio segno a Floppy di andare a vedere se abbiamo qualcosa nella credenza, a sinistra del bancone. Lui torna con una bottiglia trasparente e la passa a me. 

Stappo, verso la bevanda trasparente in un bicchiere piccolo, che consegno al visitatore. "Eccoti servito. Mi raccomando guida piano, o ancora meglio non guidare affatto."

L'uomo afferra il bicchierino con due dita, lo avvicina al viso osservandolo con un misto di delusione e pazienza. "La volevo fredda."

Errore mio. "Scusami, è che con questo tempaccio molti dei miei clienti sono stufi di bibite fredde! Se vuoi posso mettere la bottiglia in freezer per un po', così almeno si raffredda."

"Non c'è problema." risponde lui con la sua voce profonda e lenta. 

Mentre tiene il bicchiere in mano, lui ci affonda il pollice dentro e stringe i denti, scuotendo delicatamente il liquido. Nel giro di pochi secondi, l'alcool si solidifica in un blocco rotondeggiante, con l'impronta del suo dito al centro.

Vedo che si è servito da solo. "Visto? Tutto risolto! Non serviva neanche congelarla di nuovo!"

Adesso si sta godendo la sua vodka. Mentre il blocchetto di alcool congelato si scioglie a gran velocità, riesco a vedere una scritta sul taschino della sua felpa: Andreik.

"Aspetta, per caso conosci Angeline?" gli chiedo io.

Lui si blocca per un paio di secondi, poi sbatte una mano sul bancone e sorride di buon gusto: "Angeline! Certo che la conosco! Bellissima ragazza, mandale i miei saluti!"

Ho indovinato, è lui quell'Andreik di cui parlava lei. "Angeline e la sua band dovrebbero essere qui verso le sette di sera, se vuoi vederla tu stesso sei il benvenuto."

Lui ridacchia contento un'altra volta: "Grazie mille, non vedo l'ora. Un'ultima cosa..."

"Sì, che c'è?"

"Voglio anche da mangiare. A portar via."

Do un'occhiata veloce alla vetrina di tavola calda, a destra. Vediamo che cos'abbiamo adesso per il nostro spavaldo compare..."Ti va bene un croissant al cioccolato?"

Lui annuisce. "Da, fanne due!"

"Ricevuto, amico." 

Apro la vetrina, prendo un paio di croissant ancora caldi e li metto in un sacchettino di carta bianca. Gli consegno il tutto, lui lo prende e si allontana dal bancone per sedersi vicino alla stanza in fondo. Agli occhi degli altri clienti, lui è un gigante. Tutti lo guardano con timore, quasi convinti che voglia spaccare la faccia a chiunque lo guardi male, ma provando a osservare le cose dal punto di vista di Andreik... non sembra intenzionato a fare del male a qualcuno. Più che altro, a me sembra terribilmente solo, cosa che personalmente trovo molto molto triste.

I Portatori Di MiracoliWhere stories live. Discover now