Abitanti di Dogmire Town

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Stamattina, mentre andavo in centro, mi è successa una cosa molto particolare. Stavo andando solo soletto a piedi, verso la zona in cui si trova il municipio. Lo so, tutto regolare, è infatti ben risaputo che fare decine di chilometri a piedi, pur avendo sia l'automobile che i servizi pubblici per raggiungerla, è una scelta perfettamente regolare che tutte le persone del mondo fanno e non porta nessun tipo di scomodità a nessuno.

Io ovviamente, sono una persona completamente normale e coinvolta in nessuna attività losca, quindi seguo le convenzioni alla lettera e non infrango mai le regole. No. Mai infranta una singola regola. Per nessun motivo. Sono un perfetto cittadino modello, nulla di sospetto dietro la mia facciata. Ospitare gente in fuga dalla polizia? Non ho idea di che cosa stiate parlando.

A ogni modo, sto divagando, che cosa dovevo raccontare? Giusto, la mia imprevedibile ed elettrizzante avventura all'ATM, che ironicamente si sta rivelando essere la cosa più interessante che mi stia capitando questa settimana. Quindi, sono qui davanti banca -con una fila lunghissima per motivi che non ho capito bene- e ora mi trovo davanti a due persone con un bambino piccolo sul marciapiede.

Una dei due è una signora di mezz'età, con dei capelli a caschetto biondi. "Menomale che ci siete voi!" sta dicendo lei, con un tono pieno zeppo di sollievo.

"Non sapevamo come avremmo potuto fare senza di te, ci avete risparmiato un sacco di soldi e tempo" aggiunge un altro uomo accanto a lei, che tiene per mano il bambino piccolo.

Mi accorgo solo ora di una terza -o meglio, quarta- figura nella conversazione, una certa signora vestita di pelliccia. Si sorregge con un grosso bastone di legno scuro, che sembra fragilissimo e indistruttibile. Sì, è una contraddizione, ma non so in che altro modo potrei descriverlo.

"Ho solo fatto il mio dovere. Tenete vostro figlio al sicuro, la sua vita potrebbe spegnersi prima della sua naturale conclusione."

Il suo commento mi gela il sangue, non so se è davvero questo il modo di parlare di un bambino. Dopo che i due genitori la salutano e se ne vanno, Demetra volta lo sguardo verso di me. Le edere che avvolgevano i suoi capelli sono diventate più lunghe rispetto all'ultima volta.

A quanto pare mi riconosce ancora. "Voi lavorate in un'altra parte della città, da quanto ricordo."

"Sì, quartiere sud" rispondo io. Non capisco se vuole solo fare conversazione o vuole sapere di più su di me. Onestamente, io sono della stessa idea: "Di cosa stavate parlando?"

Lei si gira di profilo. "Erano solo disperati per qualunque rimedio che avrebbe potuto migliorare la salute del loro bambino senza ricorrere alla loro beneamata medicina. Ci sono così tante cose che ancora non capisco di questa gente, voi..."

Sembra voler dire qualcos'altro, ma si ferma. Provo a cambiare argomento: "E ha funzionato?"

Lei si appoggia al suo bastone. "Ho dovuto usare un lieve Miracolo di Trasmutazione per epurare i miasmi dal corpo di quel bambino. Starà bene per qualche altra settimana."

Alcune sue parole mi sono entrate da un orecchio e uscite dall'altro, ma penso di aver colto il senso del discorso. "Quindi sei una specie di guaritrice?"

"So fare il possibile per tenere a bada la stretta della morte."

Il suo commento mi lascia di ghiaccio. Non so che altro dovrei dire, grazie? Buon lavoro? Menomale che c'è Demetra?

Lei deve aver notato il mio turbamento, perché si è chinata verso di me con uno sguardo molto severo. "È timore, quello che sentite? Tipico. Paure senza fondamento di sciocchi Mondani."

I Portatori Di MiracoliWhere stories live. Discover now