Janira e le sue Serpi

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Nell'ultimo periodo, la vita nel quartiere si sta facendo... stranamente movimentata, ma in maniera quasi speranzosa. La gente del quartiere si è fatta più unita e anche più agguerrita, cosa che potrebbe tornarci utile visto che l'Aegis ha guarda caso deciso di rafforzare i controlli proprio in questa specifica via di tutta la città. Capisco che devono assicurarsi che nessuno usi Miracoli senza il permesso del sindaco, ma... andiamo, è ovvio che ce l'hanno con me - cioè con noi.

Dai, fin quando non entrano qui e ci cacciano fuori a randellate mi posso sorbire anche un'altra minaccia. Però peccato, si rovinerebbe un'atmosfera che c'è solo in questo particolare posto in tutta la città: il profumo di cannella, le tenui luci arancioni che abbiamo messo per far sentire a loro agio i clienti più notturni, la compagnia, l'allegria, l'altezzosa signora vestita di rosso che in questo preciso momento mi sta fissando e... ah, vuole parlarmi.

"Oh, che cos'abbiamo qui? Un barista tutto solo in una bella serata come questa, che gran peccato. Dovreste invece passarla a parlare con una donna importante, come me."

Vedo che non sembra essere timida. Ha un bel caratterino, ha un bel modo di parlare ed ha anche un bell'aspetto fisico, ma... "Spiacente, sono sposato."

Per un momento, i suoi occhi verdi brillano alla mia risposta. "Nessun problema, ho un'altra proposta da farvi."

"E sarebbe?"

Lei solleva la manica destra del suo abito da sera, rivelando un qualcosa di lungo e sinuoso che fa capolino da sotto il suo braccio. Man mano che quella cosa esce dalla manica, si rivela essere un serpente grigiastro dagli occhi rotondi.

Uscito completamente dal cappotto della padrona, l'animale inizia a muovere la bocca in sincronia con una voce: "Janira vuole parlare d'affari!"

La padrona risponde alla voce: "E bravo il mio Naga! Proprio così, vorrei chiarire un paio di cose tra me e lei. In privato, ovviamente."

L'offerta è invitante, ma... c'è qualcosa che non va. Non ricordo di aver mai parlato d'affari con questa tipa qua, né di averla vista prima. "Mi scusi, ma che cosa le serve?"

Lei sogghigna maliziosa. "Se volete scoprirlo, vi conviene seguirmi" dice lei. Intanto mi ha già dato le spalle, si sta dirigendo verso la stanza sul retro. Janira, che cosa stai tramando?

Mi allontano dalla cassa e vado a dare un'occhiata lì dentro, giusto per sapere cosa sta succedendo. Che cosa potrebbe volere lei? Non lo so e non ne voglio essere parte! Ci sta bene avere ospiti eccentrici, poter assistere a ogni sorta di stramberie e cose così, ma quando queste cose vanno a ostacolare il mio lavoro... beh, non posso di certo chiudere un occhio su tutto.

Non ha molto senso prendersi le paranoie, quindi faccio capolino nella stanza sul retro e... vedo una stanza stracolma di ospiti. No, seriamente, tutti ammassati in uno spazio di circa quindici metri quadri, stretti assieme come se fosse l'ultimo luogo riparato rimasto al mondo. Al centro della folla, come una dea, si erge Janira.

Sono quasi senza parole. "Si può sapere che volete?!"

Janira abbassa la testa per guardarmi. Mi accorgo solo adesso che è molto più alta di me. "Avete ancora dubbi? Guardate voi stesso!"

Lei di fa da parte, permettendomi di scrutare meglio tutto l'insieme. Riconosco subito volti familiari: Tyrone, Angeline e anche Primo! Angeline la posso capire, è una che si lascia trascinare facilmente, ma non mi aspettavo che ci fosse finito in mezzo pure Primo.

Si fa avanti Tyrone: "Ehilà capo, vorremmo chiederle un favore... una cosa da nulla, non c'è nulla di cui preoccuparsi."

"E questa cosa sarebbe?"

Mi risponde Janira, con un documento tra le mani: "Noi siamo il Movimento Shock, e vorremmo permanere qui per almeno qualche settimana. So che potrebbe sembrarle una proposta piuttosto... esagerata, ma le assicuro che la nostra causa è totalmente legittima..."

Basta così, me ne vado. Faccio per uscire da lì, ma qualcosa mi blocca le gambe. Abbasso lo sguardo e mi ritrovo davanti un gigantesco pitone dorato, arrotolato alle mie caviglie.

La vocina stridula del serpente di prima mi schernisce: "Torna qui, vecchiaccio! È da maleducati mancare di rispetto a una mademoiselle!"

"Vero, vero" gli fa eco la padrona, "Non mi avete lasciato finire di parlare."

"E allora che hai da dire? Parla."

Janira sembra quasi ridere del mio timore. "Come ben saprà, le condizioni in cui vivono i Prodigan in questa città si sono fatte... problematiche, specialmente nell'ultimo periodo. Molti di noi ricevono un trattamento ingiusto anche solo per un piccolo passo falso."

"Esatto!" protesta Scilla ormai immerso nella folla, "La scorsa notte stavo tornando a casa dai miei e sono dovuto correre al riparo perché avevo dimenticato di indossare il mio Soppressore!"

Mi pare di aver letto qualcosa riguardo ad aggeggi del genere sul blog di Steven: 'il Soppressore di ARC è un dispositivo prodotto da Aegis Tech Industries consistente in una serie di cinghie in kevlar che si stringono attorno agli arti e busto di chi lo indossa, limitandone la respirazione, circolazione sanguigna e lavoro muscolare, rendendo impossibile l'utilizzo di Miracoli. Il suo utilizzo è considerato facoltativo, ma il sindaco di Dogmire Town, il signor G. Biggs, ha proposto di renderlo obbligatorio per tutti i cittadini capaci di utilizzare Miracoli.' Un bel po' di paroloni per dire che è un arnese da tortura.

"Beh, vi capisco, ma cosa possiamo fare? Noi saremo al massimo una cinquantina di sventurati e L'Aegis è... diciamocelo chiaramente, sono un piccolo esercito."

"Infatti" annuisce lei, "per questo ci serve il vostro aiuto."

Mi sa che sto cedendo anch'io al fascino della folla. "Ho capito, volete usare il bar Prodigy come rifugio, o cose così?"

Janira fa cenno di sì con la testa. "È una situazione temporanea, ma avremo bisogno di un luogo in cui riunirci senza il timore di essere arrestati. Tutto quello che lei deve fare è firmare il contratto che le sto offrendo e ci occuperemo noi di tutto il resto. Non è vostro dovere aiutarci, ma se lo farete guadagnerete il nostro rispetto."

Mi sembra ragionevole. O meglio, quasi ragionevole. "Sì, tutto molto bello, ma che ne sarà di me? Ho una moglie e due nipotini a cui badare, di questo passo faremo la fame!"

La signora non sembra preoccupata. "Posso offrirle una somma giornaliera per concederci il locale, che ne direbbe di... cinquecento dollari al giorno?"

"Seriamente? Sarebbe una benedizione, grazie! Ma, siete sicuri che me li darete? Non è che mi state truffando, vero?"

"La pagheremo puntualmente ogni giorno. Abbiamo i nostri metodi."

Mi sembra che questi qua hanno tutto già pianificato, a parte un'ultima cosa: "Ma se scoprono che state tutti riuniti qua dentro e vengono a farci la guerra, cosa facciamo?"

Interviene Tyrone, con un sorriso molto orgoglioso: "Ci difenderemo con le unghie e coi denti."

Non so davvero se quella sarebbe una soluzione possibile, ma considerato tutto quello che i miei cari ospiti hanno dimostrato di saper fare, vorrei crederci, almeno per ora. "Tutto qui?"

"Sì-sì!" conferma Naga, mentre Janira mi passa il documento che aveva in mano. "Modulo standard, nulla di complicato, in breve c'è scritto che accettate di non essere un frignone che si rifiuta di fare la cosa giusta perché potrebbe risultarvi inconveniente."

Non sono un frignone, ma... forse me lo sono meritato. Do un'ultima occhiata al contratto, mi assicuro che sia tutto in regola e scarabocchio il mio nome in fondo al foglio: Theo Balman.

Dopo tutto quello che è successo negli ultimi mesi, speravo davvero che ci fosse qualcuno capace di cambiare le cose. Non vorrei cantare vittoria troppo presto, ma spero davvero che questi del Movimento Shock riescano nella loro impresa.

I Portatori Di MiracoliDonde viven las historias. Descúbrelo ahora