Buonasera, Tyrone

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L'ultima luce del tramonto entra nel bar da una piccola fessura sotto la porta dell'ingresso, creando una luce arancione che crea un'atmosfera calda, da piccola città di campagna. Ovviamente, qualunque cosa che abbia minimamente a che fare con il mondo rurale sarà lo scenario perfetto per il musicista di stasera: il bassista Tyrone.

I suoi morbidi capelli sono neri e la sua pelle è tinta dal sole. Tra circa mezz'ora lui e gli altri artisti di stasera dovranno salire sul palco, ma Tyrone non sembra esserne per niente disturbato da questo. Lui è fatto così, non si lascia abbattere da niente e nessuno, neanche quando qualcuno fa qualche commento cretino sul grosso paio di corna che circonda la sua testa. Il suo largo cappello le copre quasi del tutto, ma tanto moltissimi clienti se le ricordano molto bene.

In un tavolo accanto a loro c'è una discussione dai toni più grigi, più negativi: "Hai sentito?" "Anche questa volta, non ci posso credere!" "Non lo capiscono quando è proprio il momento di smettere?" "No, guardate, non ho nulla contro di loro, ma..."

Deve esserci qualcosa che in quel battibecco non deve essergli andato a genio, perché subito Tyrone si alza dal suo tavolo e fa una visitina a quegli altri tre. Non è un tipo di larga stazza, ma si mostra comunque più alto e forte di tutti loro. "Buonasera signori, tutto bene?"

Il tizio seduto vicino all'angolo si gratta la barba, appena sotto il mento.

Tyrone gli rivolge un sorriso beffardo. "Cosa c'è, la mia faccia ti fa paura?"

Uno di loro, seduto accanto al muro, si piega verso di lui. "Certo che no signor cowboy, eravamo solo per gli affari nostri in santa pace. Che problema hai?"

"Nulla" minimizza Tyrone, "è solo che vi ho sentito parlottare e mi sono incuriosito. Che cosa stavate dicendo voi compari?"

"Nulla!" lo scimmiotta il terzo di loro, per poi mostrargli un quotidiano. "L'Aegis ha fatto un'altra retata nel quartiere del Godknife, non se n'è salvato nessuno!"

Appena nota un minuscolo accenno di sorriso in lui, il bassista lo afferra per i capelli e lo solleva da terra , mentre l'altro si dimena il più possibile.

"Ah, tu pensi che intere famiglie di Prodigan che vengono arrestate è divertente?" lo rimprovera Tyrone, che quasi sembra volerlo fare a pezzi con lo sguardo.

Uno dei suoi amici tenta di dividere i due, ma non serve a niente. Quello che è stato afferrato si volta di scatto per cercare di colpire il suo aggressore, ma non tocca nulla. Per lui è come se Tyrone fosse scomparso nel nulla da un momento all'altro, ma in realtà il bassista è sempre lì, proprio vicino a loro... Soltanto che adesso sta camminando a testa in giù, sul tetto della stanza, come se nulla fosse. I tre chiacchieroni restano a guardare sbalorditi.

Il barbuto improvvisa una scusa: "No, veramente, guarda, tranquillo, dai, non farci caso! Si ride per non piangere, no?"

"Eh già, non possiamo farci niente" gli fanno eco gli altri due.

Tyrone non ne è minimamente convinto. Scende dal tetto e atterra sul tavolo senza perdere l'equilibrio neanche un secondo. "Sapete perché non potete farci niente?"

"Perché le cose sono così e basta?"

"No, è perché nessuno fa nulla per cambiare le cose."

Tyrone abbassa la visiera del suo cappello, oscurando del tutto i suoi occhi neri. "Bene, lascia che ti racconti una storia..."


Molti anni fa, Tyrone era ancora un giovanotto di appena diciotto anni che viveva insieme ai suoi genitori nelle desolate lande del Texas. Quei tre erano una famiglia di allevatori di bestiame, come molti altri che vivevano nello stesso paesello, ma per qualche motivo i suoi genitori avevano un talento particolare nel domare gli animali.

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