Chapter one.

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Harry's pov.

La roulotte iniziava a cadere a pezzi e Harry ormai nè aveva abbastanza, a ventotto anni non si può vivere in queste condizioni, ha usato tutta la sua adolescenza solo per aiutare sua sorella. Sono passati undici anni, ma le cose erano sempre le stesse. In casa veniva considerato solo da Nate, sua madre beveva e Gemma stava solo peggio, la malattia andava avanti, non regrediva mai. A lavoro abusavano ancora di lui e a questo punto aveva iniziato ad andare a letto con altri uomini per avere più soldi.

L'unica nota positiva? Era riuscito a finire il liceo, si era diplomato e il suo sogno era quello di diventare un insegnante in storia dell'arte e non solo, voleva trasmettere l'arte ai ragazzi che non hanno speranze, voleva salvarli dai genitori e dalla vita, insomma voleva dare loro delle possibilità, dei vantaggi. Amava lavorare con i ragazzi, far capire loro le vere cose importanti della vita, come la povertà, gli abusi, l'alcolismo, la dipendenza da fumo, tutte cose che fanno parte della vita reale, cose che senza preavviso possono succedere. Voleva poter dare dei veri insegnamenti, cose dure, ma che possono avverarsi.

Eppure si chiedeva se il suo sogno si sarebbe mai realizzato, doppo undici anni nessuno era passato alla sua porta, nessuno era arrivato lì, nessuno aveva bussato, nessuno era andato a salvarlo. Nate non poteva portarlo via, perché anche lui aveva bisogno di essere salvato e poi perché i soldi non c'erano mai, vivevano grazie a delle miserie che Harry riusciva a prendere andando a letto con uomini violenti e rudi, ma per fortuna c'erano anche quelli gentili e carini, che davano a Harry speranza riguardo l'umanità.

"Harry, oggi lavori?" Sua madre si reggeva a malapena in piedi, era sempre ubriaca e se non lo era dormiva per ore sul divano, come se la loro vita fosse perfetta.

"Oggi no." Rispose freddo rimanendo con lo sguardo verso il soffitto. Amava stare lì in quella posizione, come se tutti i suoi problemi sparissero per quei minuti.

"Perchè no? sai che ci servono i soldi." Sbuffò roteando gli occhi, le servivano per comprarsi birra e sigarette, non le interessava di niente, ogni tanto andava da Gemma, ma per il resto faceva tutto lui con l'aiuto di Nate.

"È il mio giorno libero, vai tu a lavorare se ti servono i soldi." Si girò dandole le spalle e cercando di chiudere gli occhi, ma una mano pesante si posizionò sul suo fianco facendolo girare a pancia in sù. Gli occhi di sua madre erano freddi, conosceva quel colore, perché pochi minuti dopo uno schiaffo arrivò sulla guancia destra di Harry.

"Sei solo un ragazzino impertinente." Un altro schiaffo sempre sullo stesso punto.

Ventotto anni è lo chiamava ancora ragazzino.

Nate, sentendo il suono provenire dalla mano al contatto con la guancia, corse subito nella stanza di Harry allontanando sua madre da lui, la spinse fuori e chiuse la porta.

"Stai bene?" Harry si girò verso sinistra rivolgendo il suo sguardo alla parete e ignorando le parole di Nate, annuì soltando.

Non si accorse nemmeno che Nate si era appena sdraiato accanto a lui avvolgendogli i fianchi e lasciandogli un paio di baci sui suoi capelli corti. Non voleva niente e nessuno, solo potersene andare perché stava seriamente pensato di farla finita, di morire lì in quella roulotte di merda, ma non poteva lasciare Gemma e Nate in mano ad Anne, sarebbe stato come mandarli direttamente nella bocca del lupo.

"Vado a fare una passeggiata." Tolse la mano di Nate dal suo fianco, si mise le scarpe ed uscì da quel posto così sporco e violento. Salutò il signor Roger con un ampio sorriso e si mise a girare fra le varie roulotte.

"Ciao bello." Si mise sulle ginocchia per accarezzare il cane degli Horan. Sapeva che con loro c'era il loro unico figlio, un ragazzo castano e occhi azzurri, Harry supponeva avesse la sua età anche se stranamente in tutti quegli anni non l'aveva mai visto.

two boys and chocolate muffins. // harry e louis.Where stories live. Discover now