Capitolo 12

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٠ il silenzio più assordante è quello di due anime, due labbra, che si baciano ٠

-Ci possiamo fermare alla prossima stazione di servizio?- chiesi mentre cercavo un modo per fare scacco matto sul telefono.

-Certo- mi rispose Adrian senza staccare gli occhi dalla strada.

Eravamo partiti il giorno dopo, la mattina presto per Edimburgo, lasciandoci alle spalle Cardiff e tutti gli eventi spiacevoli. Infatti stava guidando Adrian perché ero troppo stanca fisicamente e psicologicamente. Oltretutto, il traffico era consistente ed erano passate quattro lunghe ore, senza neanche essere arrivati a metà strada.

-Più o meno, verso che ora pensi di arrivare ad Edimburgo?- Adrian era già andato ad Edimburgo in macchina varie volte, quindi conosceva la strada e sapeva quanto tempo ci voleva.

-Verso il pomeriggio tardi, c'è stato tanto traffico, e la pioggia prevista ad Edimburgo non aiuterà sicuramente- disse con gli occhi sulla strada. Sbuffai e spensi il telefono, dopo aver vinto la partita. Era da quasi un'ora che Adrian guidava nella strada urbana, il che era svantaggioso, perché c'era un limite di velocità molto basso ed una corsia unica.

Dopo qualche minuto però, vidi un cartello che indicava l'uscita per imboccare la statale e quasi non saltai dalla gioia.

-Tranquilla, d'ora in poi non dovrebbero esserci problemi, arriveremo presto- disse Adrian con un mezzo sorriso.

Ricambiai il sorriso e presi le due buste di Orhan Brown, cominciando ad esaminarne il contenuto più dettagliatamente: nella prima, quella che ci aveva consegnato lui stesso, c'erano vaghe informazioni sulle vittime, cose che noi già sapevamo. Nella seconda busta invece, quella che Adrian aveva "trovato" sotto l'asse di legno, c'erano alcune foto dei luoghi di crimine, e spalancai gli occhi alla realizzazione: le scene di crimine erano sempre sotto ad un ponte.
E così era successo anche a Londra.

Poi, trovai un involucro con una collana.
Questo non lo avevo mai visto.

-Adrian...- tirai fuori la collana e gliela mostrai.

-Dove l'hai trovata?- chiese aggrottando le sopracciglia.

-Dentro alla busta dello scompartimento. Guarda la strada, Adrian-

La collana era a forma di leone ed era di ferro, però era nera, probabilmente perché era stata bruciata. La strofinai un po' e venne su un po' di fuliggine, confermando le mie supposizioni.

Chissà da dove veniva, qual'era il suo valore e il suo significato.

-Questo fa solo aumentare i pezzi del puzzle- disse Adrian cupo.

-Ci penseremo più tardi. Guarda, accosta qui- annuì e virò a sinistra, parcheggiando bruscamente. Lo guardai stranita, e stavo per chiedergli il motivo di questo cambio d'umore, ma uscì dalla macchina senza una parola, sbattendo la portiera.

Stronzo maleducato.

-Ehi!- tolsi la cintura, uscii e vidi che si stava accendendo una sigaretta.

-Adrian-

-Cosa vuoi-

-Non fumare. Ti fa male-

-Non sei nessuno per dirmi cosa fare o non fare. Sbrigati e vai a fare quello che devi fare- il suo tono freddo e tagliente mi lasciò senza parole.

Fino a cinque minuti fa era sorridente, ora si stava comportando come se fossi una persona ripugnante.

Incrociai i suoi occhi freddi e cercai di reggere il suo sguardo affilato. Se a lui faceva male fumare, a me aveva fatto male questa frase.
Girai i tacchi e ritornai dentro in macchina furiosa.
Mi era pure passata la voglia di mangiare.

When the sun meets the moonWhere stories live. Discover now