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GARETH

   Il sangue pulsa caldo nel suo corpo.
È un pulsare frenetico e io non ho attenzioni che per quello.
Perché il sangue è vita, e la sua è una delle tante che la notte vuole per sé.

   Eppure... C'è qualcosa di diverso.
L'ho fiutato subito nella brezza.
Lei è diversa. Vederla in ginocchio su quella tomba, è stato come trovarsi al cospetto di una dea. Una dea vestita di una notte, cupa e macabra. La morte stessa mascherata di pura bellezza.

   Come un fiore dalla fragranza irresistibile, mi chiama a sé.
È una maledizione, certo. Ma una maledizione dalle note... dolci. Nulla a che vedere con ciò a cui sono abituato. La fiuto nell'aria fredda ed è potente. Sento che potrei perdermi. Mi trascina a sé come le parole di un'antica e oscura fiaba.

   Una fiaba dannata.

   Ecco cos'è! Una fiaba dannata.

   Il sangue che ha lasciato tracce sui miei artigli mi accoglie nel suo turbine di ebbrezza e ha un colore così acceso. Rosso come i pistilli di un giglio che risaltano nella notte, al pari di braci ardenti. È un peccato che il terriccio lo sporchi. È uno spreco anche solo vederlo colare lungo il suo braccio e lasciarlo nutrire le tombe. Anche perché questo sangue, io lo conosco.

   Il suo profumo non mi è nuovo: questo è il sangue che bramo da tempo.
Lo stesso che ho fiutato vent'anni fa.

   Tahaar. È stato allora che per la prima volta è arrivato alle mie narici. In mezzo allo scompiglio di quella battaglia, tra il tanfo di quei maledetti Conti che cadevano uno dopo l'altro sotto ai miei artigli.

   «Sei ferita.» Le fa notare il suo compagno mentre io mi ritiro nell'oscurità e li osservo. Ho incassato il colpo e ripercorso i miei passi, scivolando oltre il cancello del cimitero come la triste e solitaria ombra che sono.

   «Non è niente!» Assottiglio lo sguardo su di lei. Bugiarda. Sono certo di aver affondato i miei artigli nella sua carne.

   I miei artigli grondano del suo piacevole sangue.

   La cacciatrice si rialza, ha un'espressione così decisa. Vorrebbe uccidermi, glielo leggo negli occhi. In quei suoi occhi chiari, di un grigione pallido.

   Vorrebbe uccidermi, ma non sa che quella sua aspirazione accende in me un desiderio scottante. Perché anch'io voglio cibarmi del suo dolore.

 Perché anch'io voglio cibarmi del suo dolore

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