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LEONOR

   «Trevor!» In un ultimo disperato tentativo di fermare quel Lupo, scaglio il pugnale dritto alla sua schiena ma non so dire se questo centra il bersaglio. Al contrario, so che non serve a molto, non dopo che gli altri colpi sferrati gli hanno fatto a malapena qualche graffio.

   Nemmeno un gemito ha emesso, penso con rammarico e stizza. Mi ha restituito uno sguardo maligno, di sfida. Gli piace giocare.

   Il mio è un gesto vano, motivato solo dall'orgoglio. Il solo pensiero di lasciargli una via di fuga così facile, mi inghiotte in un abisso privo di fondale. Così come l'oscurità della foresta inghiotte rapida la sua sagoma e la lama insanguinata del mio pugnale, il gelo mi abbraccia all'istante.

Torno a respirare, ma non come prima. Ho l'impressione di soffocare nonostante l'aria fredda nei polmoni lasci piacevoli brividi in tutto il corpo, assopendo l'adrenalina che brucia le mie gote.

   Merda! La realizzazione arriva come uno schiaffo, dritto al cuore. Ho perso, di nuovo. E come se non bastasse Trevor è sparito. Quel Lupo lo ha portato con sé, e io... Cosa ho fatto io per impedirlo?

   Niente. Non ho fatto assolutamente niente.

Mi tremano le mani. Non posso dire con certezza che sia a causa della rabbia. È più probabile che sia un connubio insostenibile: frustrazione, incredulità e... paura. Ultimamente quella non manca mai, ed una cosa che detesto.

   Il tremore mi chiama. Guardo le dita impiastricciate di sangue e ripenso alle parole della Bestia. 'Vieni alla roccaforte' ha detto, anzi ordinato, il ché puzza tanto di trappola. Ma cos'altro posso fare? La priorità adesso è salvare Trevor.

   Digrigno i denti serrando i pugni. Esigerò delle risposte.

Quel maledetto Lupo deve dirmi cosa è successo quando... quando ci siamo sfiorati. Deve dare una spiegazione alla sensazione fuorviante che mi ha pervasa fino alla punta dei piedi, come una scintilla in corpo pronta a esplodere.

   Alle mie spalle qualcuno sta percorrendo lo stesso percorso che mi ha condotta qua. Sento i suoi passi affondare del terreno umido e scivolare sul muschio che ricopre le radici dei pini. Tonfi sordi rompono il silenzio della notte insieme a un respiro pesante. E rompono anche i miei pensieri.

Non ho la forza per vedere di chi si tratta, rimango a fissare i miei pugni aspettando che - chiunque sia - si palesi. Gioco con le punte delle dita, premendo le unghie nei palmi mentre immagino di premerle attorno a una lama lucente e spingerle in profondità, nella gola di quel Lupo...

   «Nor! Cosa è successo?» Cassian mi scivola a fianco. Questa volta hai avuto un pessimo tempismo, mi ritrovo a pensare.

   «Leonor, rispondimi!» incalza lui quando non mi vede reagire.

Sento il suo fiato caldo contro la mia spalla nuda, il tessuto dell'uniforme è squarciato. Me ne rendo conto solo adesso: sto sanguinando.

   «Nor?» Cassian mi scrolla come per farmi riprendere ed è allora che lo sento: un alone sottile di alcol, odore di grasso di maiale e carbone... no, fumo acre.

   La festa... Per un istante mi tuffo nelle fiamme del falò. Ardono tanto da consumarmi braccia e gambe, finché una mano spunta e mi trascina fuori, gettandomi dritta nel pieno delle danze.
Conosco questa mano, la mia immaginazione non è tanto fervida: sono solo capace di rivivere attimi della mia vita, spesso quelli che rimpiango.

Sangue e Petali d'Ardesia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora