Prologo

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Alice pov's

Quel giorno aveva deciso di indossare un semplice vestito giallo, che gli ricalcava i suoi lineamenti del viso e del corpo.
Le fasciava perfettamente il busto, facendo risaltare il suo corpo in meglio.
I suoi occhi verdi si risaltavano come non mai.
Le sue labbra carnose e la sua carnagione chiara spiccava perfettamente con i colori del vestito.

Quando la sua unica amica in quel posto, la prese per la mano trascinandola davanti a una porta verde.

«Vedrai che qua dentro imparerai molto per quello che aspiri a fare»

Le disse la sua amica, facendogli segno di entrare da esso subito dopo di lei.

«Non lo so Teresa, partire da un carcere non è troppo?»

Disse lei, mettendosi i capelli indietro.
Teresa la guardò negli occhi, fermandosi accanto alle guardie.

«No non è troppo Mi. Tu sei bravissima in questo campo, e sono sicura che questa esperienza ti aiuterà a crescere e migliorarti ancora di più»

Alice la guardo negli occhi, vedendoci della speranza.
Era come se importasse più ha lei che alla sottoscritta.
Si erano conosciute due anni fa, quando Teresa aveva un corso della pittura nella sua città, a Roma.
Alice frequenta a lo stesso corso, ma non perché anche lei volesse diventare un artista, ma semplicemente perché l'aveva obbligata sua madre perché non voleva sempre vedere sua figlia stare sempre sui libri.
Da quel giorno le due erano diventate inseparabili, costringendo Teresa a venire a Roma almeno una volta al mese, stando con lei.
Non sapeva perché la chiamava Mimmi, aveva una sorta di ossessione su quel soprannome, dal primo giorno l'aveva sempre chiamata così, non smettendo mai.

Un uomo, sulla quarantina d'anni si avvicinò a loro.
Aveva la brava e i capelli sul color argento, era riccio e alto.
Emetteva un sacco di energia positiva quando di avvicinò a loro sorridendo.

«Buongiorno Teresa, e buongiorno anche a te, tu dovresti essere Alice, la aspirante psicologa»

Si rivolse a lei in ultimo, con un grande sorriso radioso, che solo a guardarlo, gli metteva serenità.

«Si sono io»

Disse quasi timida Alice,
Era da quando la sua amica era entrata in quel carcere per minorenni che la tartassava dicendogli di entrarci per quello che piaceva fare, cioè la psicologa.
Diceva che tutto ciò poteva cambiarla, renderla migliore, ma non ci credeva, partire tra i banchi di scuola ha fare la psicologa in un carcere le sembrava un salto troppo azzardato.
Ma oramai era lì, e non poteva tirarsi in dietro.

«Bene, vedrai che non te ne pentirai di questa scelta se riuscirai ad aiutare almeno alcuni di loro»

Disse lui battendo le mani in segno di contentezza, facendo rimanere per un attimo ferma a riflettere Alice.

«Come se riuscirò ad aiutare almeno alcuni di loro?»

Disse lei vedendolo fare una faccia dubbiosa.

«Beh perché questi ragazzi sono difficili da capire e quando si arriva alla fine non si riesce ad aiutare tutti»

Alice lo osservò analizzandolo solo con lo sguardo.
La sua ansia stava prendendo il sopravvento.
"ragazzi difficili da capire"?
Non era una buona cosa per iniziare il suo percorso da psicologa.
Teresa sembrava aver capito l'ansia che gli stava mettendo.

«Ora che ne dite di incamminarci?»

Disse Teresa spezzando l'ansia dell'amica, che gli stava circolando in corpo.

«Hai ragione Teresa, Andiamo. Ti accompagno dalla direttrice prima di iniziare la lezione»

Beppe si rivolse a lei nell'ultima frase, sorridendole per la quinta volta in quella mattina.

Quando Alice notò che Teresa aveva preso un'altra strada, differenza da quella che l'uomo stava facendo fare a lei, decise di parlare.

«Perché Teresa non viene con noi?»

Beppe si giro verso di lei, guardandola compassivo.

«Deve poggiare le sue cose al laboratorio di arte, e si farà trovare direttamente lì davanti all'ufficio della direttrice. Almeno non ci fa perdere tempo»

Gli disse lui, per poi continuare a camminare.
Alice iniziò a seguire l'uomo davanti a lei, guardandosi intorno.
Il sole che sbatteva sull'asfalto rovente dell' IPM, i muri alti delle pareti.

«Vedrai che sarà un bella esperienza»

Disse Beppe, fermandosi quando vide una guardia donna venire verso di loro.

«Liz non dovevi controllare le ragazze?»

Chiese lui un po' insospettito.

«Sono volute venire a prendere una boccata d'aria, prima che iniziassero le lezioni»

Rispose lei posando gli occhi su Alice.
Era una donna sulla quarantina d'anni, con un piercing al lato del naso, aveva una traccia lunga sopra la spalla.

«Tu devi essere Alice» Disse lei stringendo la mano della ragazza davanti a lei «Ma sei giovanissima»

Continuò lei scutandola.

«Si, è un'aspirante psicologa»

Liz annui alle parole di Beppe, e stacco la no di Alice dalla sua.

«Pensavo che avesse scelto una donna più grande»

Disse lei sorpresa.

«Liz, sono sicuro che Alice riuscirà a fare il suo lavoro nel migliore nei modi»

Le parole di Beppe quasi la stupirono, aveva capito che tipo di persona era appena l'aveva visto sorriderle, ma non pensava che arrivasse fino a stimarla, ancora prima che lei iniziasse con il suo lavoro.
Liz la guardo e sorrise.

«La posso accompagnare anche io dalla direttrice, tanto c'è Nunzia che controlla le ragazze»

Disse la donna osservandola.

«Va bene... Allora ci vediamo dopo»
Beppe se ne andò via, lasciandole li da sole.

«Vedrai che ti piacerà molto questo posto. All'inizio non sarà facile ambientarsi, ma con il tempo ti ci abituerai»

Le disse, facendo segno di continuare a camminare.
passando davanti a un campetto da calcio e uno da pallavolo.
Entrambi erano pieni,ma quello più vicino a lei era quello da calcio, mostrando i ragazzi dell'IPM intendi a giocare a calcio, o a stare seduti sulle panchine, sempre in quel spazio, senza uscire da esso.
Appena sentirono i passi di Alice e Liz si bloccarono tutti, guardandola per tutto il tragitto.

Diversi ma Uguali | Ciro RicciWhere stories live. Discover now