10 "Nun si niente"

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Alice pov's

Appena entro nello sgabuzzino con la facciata al mare, si senti la rabbia ribollire nelle vene.
Si appoggio alla porta, quasi non volendo affrontare.
Era stato lui a dare l'ordine di massacrarli, e ora voleva sapere da lui stesso chi fosse stato.

«Mi sei mancata»

Senti il suo respiro sul collo scoperto, mette gli lasciava dei baci su di esso.
Alice quasi cadde sentendo quel tocco.
Era così debole sotto le sue mani che non riusciva neanche a dire niente.
Prese un grosso respiro, spingendolo lontano da lei con tutte le sue forse.

«Allontanati subito»

Gli urlo quasi, facendolo agitare.

«xhe cazz stai ricenn? Te si mbacciut»

Rispose lui arrabbiato.
Lui vole solo baciarla e toccarla dolcemente, proprio come avevano fatto i giorni precedenti.

«Qui l'unico che si è impazzito sei tu! Perché hai dato l'ordine di fare tutto ciò?»

Gli urlo Alice con tutta la rabbia che aveva in corpo.

«Ma che te mpurta a te? E poi, tu cumme lo sacc cca so rangu eje?»

La prepotenza e l'arroganza con cui gli disse quelle parole, fece venire voglia ad Alice di prenderlo a schiaffi.

«Tu hai dato l'ordine di massacrare Filippo e Carmine? Perché? Loro non hanno fatto niente, sono innocenti da tutto ciò che pensi»

La faccia di Ciro sembrò mutare.
Gli occhi sbarrati dalla rabbia, la mascella calcata, lo rendevano così spaventoso che Alice penso di scappare a gambe elevate in due minuti, ma decise di farsi coraggio.

«Quindi 'u prubblema so il Chiattilo e u Piecuru. Te l'hanno detto loro?»

Disse serrando la mascella.
Appoggio le mani davanti al tavolo che li separava.
Alice stette zitta, sentendo Ciro sempre più arrabbiato.
Non poteva dire che erano stati loro, o li avrebbe uccisi.

Non poteva dire che erano stati loro, o li avrebbe uccisi

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«Rispondi»

Gli urlò lui su tutte le furie.
Era fuori di se.
I suo occhi assetati di sangue fecero venire i brividi ad Alice.

«Non sono stati loro. Poi cosa cambia chi me l'ha detto? Tanto l'avrei saputo lo stesso»

«Tu nun dovevi sape un cazz di tutto ciò. Non devi sape che combino io, sono affari di famiglia e tu nun c'entri un cazz in tutto ciò»

Disse lui con uno sguardo di fuoco.
Gli stava mettendo paura, ma non poteva smettere di discutere per questo.

«Quando i tuoi affari del cazzo riguardano anche due persone a cui tengo, certo che mi impiccio»

Gli rispose lei, urlandogli addosso.
Se il suo sguardo potesse succedere quancuno, lei già sarebbe morta da un bel pezzo.
Alice non mentiva, lei teneva a tutti i ragazzi che si trovavano nell'IPM, persino a Viola.

«Ah quindi mo tu ten'g a Chiattil e 'u Piecuru... Devi stare lontana da quei due»

«E perché mai?»

Rispose lei con lo stesso tono, alto e arrabbiato.

«Perché tu si mij, e nesciuno se deve permette di toccarti, nemmeno quei due capp' e cazz... Più stai lontana da questo schifo, e meglio stai»

Si era calmato leggermente, ma la sua espressione era rimasta sempre la stessa: spaventosa.

«E perché mai? Pensavi che non ti avrei odiato se non avessi saputo ce fossi stato tu?»

Gli urlò lei vedendo le sue vene farsi sempre più evidenti mentre stringeva il tavolo quasi rompendolo.
Aveva tolto quel briciolo di dolcezza, e fatto riuscire quel Ciro che tanto odiava.

«E ti devo dare ragione, perché ti odio per quello che hai fatto ha loro due»

Urlò Alice in preda alla rabbia.
Non pensava tutte quelle cose, ma poco gli importava in quel momento, voleva solo farlo sentire in colpa per quello che aveva fatto.

«Tu non te la devi mai più prendere con loro. Non c'entrano nulla con te, e non li metterai in mezzo nei tuoi schifosi giri del cazzo»

Gli urlò lei puntandogli il petto.
Doveva pagare per quello che aveva fatto, erano solo dei ragazzi.

«Pecche sennò che fai eh? Mi fai chiudere in isolamento da quella puttana della direttrice? Nun mme ne fot u cazz de quella lì, e nun me ne fott u nu cazz manco di te, pecche ij nun prov niente per te»

Alice senti il suo cuore farsi in mille pezzi, eppure era sicura che non provava niente per lui.
Allora perché si senti male a quelle parole?
Perché senti un vuoto incolmabile nella sua pancia?
Non lo capiva, un attimo prima gli aveva detto che le era mancata, dopo gli aveva urlato contro per poi dirgli che era sua, e ora?
Ora gli diceva che non gli importava niente di lei.

«Tu sei tutto stronzo Ciro... Vedi di stare lontano da quei due, e se solo gli torcerai un capello, te la vedrai con me»

Urlò lei, trattenendo le lacrime.
Non poteva piangere, non davanti a lui, non in quella situazione.
Uscì dalla stanza, arrabbiata e delusa, sorpasso Lino e Teresa che la guardarono dispiaciuti.
La sua amica la segui fino fuori l'IPM, non sapendo che fare.

«Mi, io-»

«Zitta non dire niente. Ora ci andiamo a divertire come avevamo programmato, e ci buttiamo alle spalle questa giornata. Chiaro?!»

Teresa annui un po' titubante, non negava che la voglia di divertirsi con la sua migliore amica non gli piacesse, ma aveva l'impressione che se Alice avrebbe affogato troppo i suoi sentimenti nell'alcol, non sarebbe riuscita a scappare fuori.
La conosceva fin troppo bene, e scappare dai problemi per Alice era diventato uno sport.
Quando Alessio, il suo ex ragazzo, la picchiava dalla mattina alla sera, lei ci aveva messo molto tempo per convincersi a denunciarlo.
E quando l'aveva fatto non stava benissimo, ma con il suo aiuto e quello dei suoi genitori era riuscita a crearsi una nuova vita, mettendosi alle spalle quella precedente piena di dolore e tristezza.

Diversi ma Uguali | Ciro RicciWhere stories live. Discover now