3 "Pecche tu che tipa si?"

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Alice pov's

Prese una sigaretta dalla sua borsetta nera, estraendo il pacchetto, appena comprato.
Afferrò l'accendino viola, e l'accese, aspirando il fumo una volta portata alla bocca.

Non adorava fumare, sapeva che si danneggiava e basta, ma non riusciva a smettere.
Aveva iniziato a 15 anni, per scherzo con dei suoi amici, rimanendone dipendente.
I suoi genitori non l'avevano presa bene all'inizio, ma subito dopo avevano capito che era inutile andarle contro, gli faceva solo del male, privandola di qualcosa che ei voleva veramente.
Lei era molto attaccata hai scuola genitori, specialmente, da quando i suoi nonni erano morti, lasciando molti debiti a riguardo.
Non le avevamo mai detto a chi dovevano risarcire i debiti, e nemmeno cosa riguardassero.
Ma lei sapeva solo che gli mancavano da morire, passava tutti i giorni con loro, perché i suoi genitori lavoravano dalla mattina alla sera, e non c'erano mai in casa.
Era da più di due mesi che ancora a non si erano fatti sentire, sennò per messaggio o chiamata.

Senti una presenza avvicinansi a lei, e posizionarsi seduta sullo stesso muretto in cui si trovava Alice.

«Nun avrei mai pensato che una come te fumasse»

Disse la voce di Ciro, a pochi passi da lei.

«Perché come sarebbero quelle come me?»

Chiese lei girandosi verso il ragazzo che stava accendendo una sigaretta.
Fece uscire il fumo dalla sua bocca portando la testa in dietro sbilanciandosi alle sue spalle, tenendosi con le braccia.
Si girò verso Alice, guardandola attentamente.
Il suo sguardo gli urlava di baciarla e Ciro penso per un instante di cedere a quelle sensazioni, lasciandosi alle spalle la paura dei suoi sentimenti.

«Tu sei la classica ragazza che mammina sveglia la mattina per andare a scuola, e papino la accompagna, che fin da piccola sarà stata viziata, dandogli tutto quello che voleva, senza mai dirgli no»

Quelle parole l'avevano toccata, specialmente perché nessuna di essa era vera.
Non era ricca sfondata, anzi.
Sua madre si spaccava la schiena ogni giorno, nello stesso posto di suo padre, che non era da meno.
Non li vedeva mai, tanto che era costretta a lavorare in un piccolo bar di Roma per guadagnarsi da vivere.

Fece un grosso respiro, cercando di mantenere la calma.

«E allora tu non hai capito proprio niente su che tipa sono»

Disse lei girandosi a guardarlo negli occhi, cosa che fece anche lui senza vergogna o compassione per le parole di prima.

«A no? E allora illuminami. Dimmi che persona sei»

La stava stuzzicando, facendola innervosire, cercando una sua reazione o qualcos'altro.
Qualsiasi cosa che la spingesse a raccontargli di lei e del suo passato, perché lui moriva dalla voglia di sapere chi era, e qual'era la sua vita fuori da qui.
Voleva sapere ogni cosa, dalla più alla meno importante di Alice.
Lo desiderava con tutto se stesso, e in un modo o nell'altro, l'avrebbe scoperto.

«E secondo te lo vengo a dire a qualcuno che no conosco, di cui non so nemmeno il nome? Sciocco da parte tua pensarlo, eppure non mi sembravi così irrazionale»

Ciro si avvicinò a lei, facendo sfiorare i loro visi.
Desiderava con tutto se stesso baciare le sue labbra, toccandole e assoporandone ogni centimetro.
Gli sposto una ciocca di capelli corvini dietro all'orecchio, vedendo i suoi orecchini a ciondolo che penzolavano a destra e a sinistra.
Si avvicinò delicatamente a lei, lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.
Senti le sue guance andare a fuoco per la vicinanza.
Le labbra del ragazzo erano calde come il fuoco, come se al solo pensiero di toccare una parte di lei, si sentivano avampare.
Il ragazzo si alzo dal muretto, mentre spegneva la sigaretta finita sul pavimento.

«Ciro. Ciro è il mio nome»

Se ne andò, voltandosi per non far vedere il suo viso, ma ci aveva impiegato troppo tempo.
Alice aveva visto che le guance del ragazzo si erano appena tinte di rosso.

---

«Che ci fatevi prima sul muretto con Ciro?»

Le chiese Teresa mentre si dirigevano verso la sala dove prendevano il caffè.

«Lo conosci?»

Chiese senza rendersi conto del suo improvviso interesse verso quel ragazzo, e del fatto che la persona a cui l'aveva chiesto era la sua migliore amica, la prima che la conosceva meglio di chiunque altro, pure di lei stessa.
Teresa si fermo prima di entrare nella stanza, posizionandosi davanti a lei con insistenza.

«Ti stai interessando a Ciro?»

Chiese incrociando le braccia scrutandola.

«Ma bhe. Quando mai»

Disse superandola e entranti nella stanza, mentre stringeva la borsa a tracolla che portava sulla spalla.

«E allora perché mi hai chiesto se lo conosco?»

La segui Teresa, fermandosi accanto a lei, quando prese una capsula del caffè e la infilò nella macchinetta.

«Perché mi hai detto di lui, e mi sono incuriosita solo al livello professionale, dato che è un mio paziente. E poi io non avrò mai una relazione con un delinquente»

Stava cercando di evitare il più possibile quell'argomento, non sapeva veramente cosa provava per lui.

«Si si come no. Livello professionale»

La prese in giro Teresa, sedendosi sulla sedia, iniziando a bere il caffè.
Alice si sedette davanti a lei, guardandola di sottecchi, voleva ancora sapere perché lo conosceva.

«E comunque lo conosco perché è un mio allievo, e poi è amico di Edoardo»

Disse poggiando il caffè sul tavolino.

«Edoardo Conte? Quel ragazzo che sta sempre con lui?»

Gli chiese Alice assottigliando gli occhi.
Appena Teresa aveva nominato il suo nome, sembrava come aver cambiato luce nei suoi occhi.

«Si, lui. Sono migliori amici»

«E tu come lo sai?»

Gli domandò Alice senza dargli nemmeno il tempo di respirare.
Aveva capito che la sua amica aveva un certo interesse verso di lui.

«Perché è un mio allievo no? Al livello professionale»

Alice giro il capo verso destra, sbuffando alle parole dell'amica.
La stava ancora apprendendo in giro per prima.

«Teresa sono seria. È successo qualcosa con Edoardo che non so?»

Chiese facendola zittire, mentre puntava sui suoi occhi azzurri di Alice.

«Eh va bene si, ok? Sono da un po' di giorni che io e lui ci sentiamo. Mi fa sentire bene»

La guardò in disaccordo.
Non poteva assolutamente avere relazioni di nessun tipo amoroso cone persone a cui insegnava.
Era la regola.

«Teresa lo sai che non puoi avere relazioni con un carcerato»

«Si lo so, ma Mi, lui mi fa sentire viva, come nessun altro»

Alice la guardò sospirando.

«Andiamo va»

Diversi ma Uguali | Ciro RicciWhere stories live. Discover now