13 "Petto"

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Alice pov's

«Ma dici sul serio? Quella psicopatica di merda sa sorridere?»

Disse Teresa mentre sorseggiava il suo caffè.

«Non la chiamare così Tere. Qua dentro sono tutti strani, finché non li conosci. Ognuno di loro ha un proprio passato, che sia bello o brutto lo hanno, e soffrono per questo. Il mio compito è quello di aiutarli a superare ogni cosa e portarli nella giusta strada»

La sua amica la guardò, sapeva che si stava prendendo troppo a cuore ognuno di loro, dal più pericoloso al meno, ma gli faceva bene.
Riusciva a distrarla da tutti i problemi che l'avevano afflitta un paio di anni fa.
Annui un po' titubante, mentre si dirigevano ognuna nella propria postazione.
Alice in aula e Teresa a prendersi un caffè.
Appena entrò nell'aula, li vide già tutti pronti per la lezione.
Appoggio le sue cose sopra alla pianoforte, mentre si riscaldava la voce.
Quando si giro verso i ragazzi, Noto che Mimmo mancava.

«Dov'è Mimmo?»

Chiese non ricevendo nessuna risposta da parte dei ragazzi.

«Si sentiva poco bene e allora Gennaro l'ha portato in infermeria»

Disse Lino mette dosi le mani in tasca, mentre guardava Ciro.
Alice girò il volto verso quegli occhi tetri e neri.
Che la scrutarono come se la stessero analizzando, non che il resto delle volte non lo facessero, ma questa volta era diverso.
Era come se sentiva che la stavano scrutando per un motivo, ma non sapeva quale.

«Allora ragazzi, come state?»

Chiese Alice mentre li osservava tutti.

«Ali, ogni iuórno sempre la stiess cantilena. Ma nun te rompi ru cazz»

Totò fece ridere tutti, compresa Alice, per il suo modo così buffo di parlare.
Un paio di giorni fa, si era presentato da lei per parlare del suo passato, e lo aveva accolto come meglio sapeva fare.
Gli piaceva quando questi ragazzi, di loro spontanea volontà venissero da lei.

«Voglio solo sapere come state Totò, non c'è niente di male»

Disse lei con tono dolce, mentre guardava Ciro.
Doveva ammetterlo, gli mancava.
Gli manca tutto di lui, i suoi baci, il suo modo di atteggiarsi davanti a lei, il suo lato dolce quando erano da soli.

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«Bene ragazzi, la mia ora è finita, ci vediamo domani»

Alice afferrò la sua borsa e si diresse verso l'uscita, mentre i ragazzi la salutarono con gentilezza.
Senti un mano afferrare il suo polso, mentre veniva trascinata il uno sgabuzzino delle pulizie.
Cercò di staccarsi dalla presa, quando si rese conto di cosa le stava accadendo.
Si giro di scatto, vedendo la persona che l'aveva portata lì.

«Cosa vuoi da me Ciro»

Si sposto una ciocca di capelli all'indietro, me tre lo guardava stupita.
Dopo quello che aveva detto, aveva il coraggio di trascinarla li.

«Volevo solo stare cu te»

Si avvicinò a lei con passo lento e straziante, me tre la ragazza rimase a testa alta senza timore.

«Siamo stati insieme un secondo fa Ci»

«Si ma nun da soli, io voglio sta solu cu te»

Gli accarezzo la guancia con la mano, me tre la guardava negli occhi.

«O sacc che si proprio bell ciùciù»

Aveva una strana espressione sul volto, come se fosse rilassato, contento di stare con lei

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Aveva una strana espressione sul volto, come se fosse rilassato, contento di stare con lei.
Ma Alice non poteva, non poteva fidarsi un'altra volta di qualcuno, non dopo tutto quel dolore provato per colpa di Alessandro.

«Con che coraggio, mi trascini qui e mi dici questo dopo tutto quello che hai saputo dirmi tre settimane fa eh?»

Gli urlò lei esausta, il suo cuore gli urlava di smetterla, ma la sua mente no, gli diceva di continuare a stare sulla difensiva, di allontanarlo da lei e  fars come se non esistesse, come se quello che provasse per Ciro non ci fosse.

«Nun discutiamo di quello che è successo, parriam di ora, di cosa siamo»

Gli prese la mano e gliela strinse, mentre la guardava negli occhi.
Quegli occhi neri e tetri che includevano paura a chiunque lo guardasse, ora sembravano pieni di amore e sincerità.
Pronti ad amarla con tutto il cuore.

«Ciro, non si può far finta che non è successo niente»

Disse lei mentre vedeva che Ciro si stava avvicinando pian piano al suo corpo.

«Shhh ciùciù, nun arruviniam stu moment cusi magico»

Si avvicinò sempre di più a lei, finché le loro labbra non si toccarono tra di loro.
Le loro lingue si toccarono, facendo venire nostalgia ad Ciro quando si staccarono.
Erano così morbide e nel che Alice decidete di riattaccarsi appena ebbe ripreso fiato.
Erano diventate una cosa sola, come se per tutte quelle settimane non erano riuscite a vivere l'una senza
l'altra.

Ad interroperli fu il rumore di un telefono.
Alice lo afferrò, portandosela all'orecchio

«papà dimmi»

Ciro iniziò a baciale la clavicola.

«Si tutto bene»

Passò al collo, succhiandolo e leccandolo.

«Si ci vediamo la settimana prossima»

Le baciò la spalla nuda.

«Stai tranquillo»

Con la mano allungo verso il basso la sua scollatura, iniziando a baciare la parte scoperta.

«Si te lo prometto»

Fece un grosso sospiro quando le mani di Ciro si posarono sui suoi fianchi.

«Sto bene, tu riposati»

Mise le mani sotto la maglia, rimanendo sempre su i suoi fianchi.
La sua mano calda a contatto con la sua pelle fredda gli fece venire un privido per tutto il corpo.

«Ti richiamo più tardi pa»

Ora la guardava, come se fosse la cosa più preziosa su questo mondo.

«Ciao»

Staccò il telefono, rimettendolo nella tasca destra dei pantaloni.

«Devo andare»

Gli sussurrò mentre si staccava da lui.
Ciro la guardò dispiaciuto, mentre annuiva.

«Cce verimm duman ciùciù»

Gli faceva male il petto, non sapeva cosa fare.
Non era mai stata così in confusione, nemmeno con Alessandro.
Con lui si sentiva sbagliata e diversa mentre con Ciro era tutto diverso, si sentiva amata, viva, al sicuro.
Ma il suo cervello aveva paura, paura che fosse tutto una illusione, che in realtà lui l'avrebbe fatta soffrire.

Diversi ma Uguali | Ciro RicciDonde viven las historias. Descúbrelo ahora