26 "Consapevolezza"

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La afferrò per il colletto della maglietta e la trascinò fuori dal palazzo.

La fece scrosciare sull'asfalto, guardandola dall'alto o, come se lui fosse qualcuno di superiore rispetto a lei, come se fosse importante e lei solo carne da macello.

Era stufa di essere trattata così, lei non se lo meritava.

«Tu sei solo una puttana, non hai accettato il mio amore, però quello di quel damerino si. E il motivo quale? Perché ti sei innamorata, che bella storia d'amore... La verità è che  nessuno ti amerà mai, sei sono una puritana da quattro soldi che crede alla prima storiella d'amore. Cresci Ali»

Gli urlò contro lui. 

Aveva ragione, lei credeva al primo che gli confessasse i suoi sentimenti, ma non poteva farci niente. Lei si eras innamorata di Ciro, lo voleva ad ogni costo. 

E non avrebbe permesso ch e Alessandro si fosse messo in mezzo a loro due. 

«Io amo Ciro, e tu non sarai mai nessuno. È vero in passato sei stato molto più di un amico per me, ma questo non ti da il diritto di rovinarmi il mio futuro. Già l'hai fatto con passato,  ora è tempo che prendo la mia vita in mano e lascio alle spalle te e le tue malate ossessioni. Perché tu non sei nessuno per dirmi cosa o chi devo frequentare. Devi sparire dalla mia vita»

Gli urlo lei contro. 

Non ne poteva più.
Voleva solo prendere in mano la sua vita, e andare avanti con lui, con Ciro al suo fianco. 
Sapeva che l'avrebbe aiutata sempre, e questo gli bastava per fare qualsiasi cosa.
Alessandro gli diede un calcio in pieno ginocchio, facendogli attraversare un brivido di dolore.
Urlò, gli faceva male da morire.

All'improvviso, Ciro scaraventò Alessandro hai piedi del palazzo, iniziando per la seconda volta una rissa tra i due.

«Smettetela vi prego»

«Basta»

Urlava e urla.
Cercava di farli fermare.
Non voleva tutto questo, lei non voleva.
L'unica cosa che desidera era un vita felice con affianco l'uomo che ama, Ciro.

Le lacrime ripresero a scendere, e con la poca forza che il dolore al ginocchio gli permetteva, cerco di andare dentro casa.

Non voleva vedere la persona che amava, che avrebbe dato tutto per lui, ammazzarsi di botte con quella che gli aveva rovinato la vita, ma che a suo gran dispiacere aveva amato.

Perché si, per quanto poteva negarlo, lei aveva amato con tutto il suo cuore Alessandro.
Un amore tossico.
Ma ora lui era il passato, il suo futuro e presente è Ciro.
Stava strisciando verso l'entrata, mentre sentiva che se non li avrebbe fermati, da un momento all'altro quei due sarebbero morti di botte.

Una volta dentro l'edificio, frugò dentro al borsone di Alessandro nella speranza di trovare qualcosa che riuscisse a farli fermare.

La paura era molta, ansia, terrore.
Ma doveva farlo.

Afferrò l'oggetto ed si affrettò ad andare dai due che si stavano ancora menando.

Cercò di sbilanciarsi in alto, mettendosi in piedi, mentre guardava i due.

Ciro aveva il labbro rotto e il naso rotto, mentre Alessandro aveva la faccia ricoperta di sangue.

Il cuore gli batteva a mille, l'adrenalina gli aveva fatto scordare anche il dolore al ginocchio destro, le lacrime che scendevano senza fermarsi, stava piangendo, eccome se lo stava facendo.

Si avvicinò hai due zoppicando appena, e con quelle poche forse che aveva lo fece.

Premette il grilletto contro di lui, colpendogli il cuore in pieno petto.

Cadde a terra e in poco tempo il corpo fu ricoperto d auna pozza di sangue.

L'altro guardò il suo corpo bigottito, prima di sentire il suono dell'ambulanza e quello della polizia.

Si alzò di fretta e si precipitò su Alice che piangeva.

Dolore, dolore e dolore.
Quelle erano le uniche cose che stava provando in quel momento.

Come aveva potuto farlo.

Gli mise le mani sulle guance, ma lei non sembrava intenzionata a guardarlo.
Stava osservando il corpo del suo ex ragazzo a terra, in una pozza di sangue.

La consapevolezza di quello che aveva fatto la imvesti.
Perché, Perché, perché si domandava senza risposta.
Perché era stata così stupida da non aver raggiunto prima.
La sua vita era rovinata.
Il suo sogno era andato a puttane.
I desideri, i sogni, le speranze, tutte perse per aver sparato all'uomo che gli aveva causato un sacco di rabbia.

Forse per vendetta?
Dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, lei aveva agito senza pensare.

O forse perché avevo paura che facesse qualcosa a Ciro?
Nemmeno lei si spiegava il motivo per cui aveva sparato.
L'unica cosa che sapeva, era che aveva perso tutto.

Il ragazzo, gli sposto il viso davanti al suo, facendola voltare verso di lui.
Incrociò i loro sguardi, il castano a quello verde dei suoi occhi si mescolò.
Quei dannati occhi.
Quel dannato viso.
Lui era all'uomo di cui si era innamorata follemente.

Il suono dell'ambulanza e quello della polizia si faceva sempre più vicino, e Ciro si affrettò a parlare.

«Di che sono stato io, con pochi anni io me la cavo. Capito?»

Parlò, ma era troppo per lei.

«Ma non è vero... È colpa mia... Io gli ho sparato»

Sussurrò così piano che era difficile sentirla, ma Ciro lo fece.
Abbozzo un tenero sorriso, cercando di trascurare la preoccupazione che aveva nel sentirla così.

«Tu devi dire che sono stato io. Io riesco a cavarmela con poco. Se tu vai là dentro non ci rivedremo più, e non so quanti anni ti sarebbero per tutto ciò»

Sembrava quasi strano sentire Ciro non parlare napoletano, ma era così.
Voleva farsi capire il meglio possibile da lei, non voleva che prendesse le colpe.

«Capit?»

Gli dice, ma Alice non rispose.

«Ciùciù, agg capit?»

Lo guardò negli occhi, annuendo piano.

Ciro gli abbozzò un sorriso, soffrendo vedendola in quello stato.

Lui la voleva proteggere, anche se tutto ciò era sbagliato.
Sapeva bene che i sensi di colpa l'avrebbero divorata, e non voleva che soffrisse nuovamente.

Lui ci sarebbe stato in ogni caso.
Avrebbe protetto la sua donna, l'avrebbe aiutata a sconfiggere i sensi di colpa che lui aveva avuto quando a ucciso il suo migliore amico.

Ci sarebbe stato, così ti quel che costi.

Diversi ma Uguali | Ciro RicciWhere stories live. Discover now