CAPITOLO 16

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Mi svegliai in una stanza che riconobbi subito.

Era il suo studio.

Qualcuno mi aveva posata su quel divano nero di pelle, quello che si trovava proprio vicino l'armadio in cui mi ero nascosta all'arrivo del rettore.

<<Emma>>.

Harry prese la sedia e si mise vicino a me.

<<C-cosa è successo?>>.

Harry mi sorrise e mi passò un bicchiere di acqua.

<<Hai avuto una crisi, ma stavolta sei svenuta>>.

La situazione stava peggiorando, le mie crisi lo dimostravano.

Non ne avevo mai avute di così ravvicinate.

<<Mi hai portata tu qui?>>.

Harry scosse la testa e poi si girò verso la porta. Mi misi seduta per poter guardare chi ci fosse nella stanza.

<<Ti ho portata io qui>>.

Quegli occhi ghiaccio mi guardavano intensamente mentre lui era poggiato sul muro, ben distante da me.

Annuii.

<<Grazie>>. Dissi velocemente per poi tornare a guardare il mio amico. <<Ora sto meglio Harry, possiamo andare>>.

Lui guardò il professore per un secondo e poi lasciò la stanza dicendomi:<<Ti aspetto qui ok?>>.

Non volevo restare sola con lui, ma non potevo fare una scenata, non ne avevo le forze.

<<Come ti senti?>>.

Abbassai lo sguardo a terra.

<<Bene>>.

Provai ad alzarmi ma sentii le gambe cedere e lui fu improvvisamente da me per aiutarmi a rimettermi seduta.

<<Puoi rimanere qui il tempo che vuoi>>.

Scossi la testa e cominciai a piangere.

<<Scusami, ma devo uscire da qui dentro>>.

Lui sospirò.

<<Harry ha allontanato tutti quelli che passavano e che stavano accorrendo da te, io stavo andando via e lui mi ha visto. Ha urlato il mio nome come un forsennato, e ti ho portata qui>>.

Stavo evitando in ogni modo di guardarlo.

<<Ho provato a chiedergli perché non ti avesse presa lui, perché avesse bisogno di me mettendo a rischio quello che stavamo nascondendo. È un buon amico, non mi ha detto molto>>.

Continuai ad annuire.

<<Emma, cosa è successo?>>.

Scossi la testa.

Lui prese il mio viso e lo portò alla sua altezza.

<<Parlami>>.

Sbuffai, allontanando le sue mani da me.

<<Proprio come hai fatto tu?>>.

Aveva capito a cosa mi stessi riferendo.

<<Sai che non possiamo, se fossi stato anche il tuo relatore sarebbe stata la fine. Non potevo>>.

<<Avresti comunque potuto dirmelo prima che lo facesse il Rettore, anche in segno di rispetto verso quello che è successo. Ma magari a te non importa>>.

Si mise le mani tra i capelli.

<<Certo che mi importa, credi che io faccia queste cose con chiunque?>>.

Alzai le spalle.

<<Vedi, questo sarebbe solo il principio...>>

Si allontanò da me.

<<Non capisco>>.

<<Questa è stata la tua reazione per una cosa che io non ti ho detto dopo un bacio, pensa se andassimo avanti, se succedesse ben altro tra noi. Scoppierebbe una guerra?>>.

La mia immaturità difronte a quel sentimento, era uscita in quel momento. Piangere o avere una crisi perché non mi aveva voluta per la tesi di laurea.

O forse non era proprio per quello?

<<Tu non sai niente di me Axel, e va bene così, hai appena scelto di non voler sapere altro. Ho questi momenti da anni, non sei stato solo tu il problema, non preoccuparti. Grazie davvero per aver fatto lo sforzo di portarmi qui>>.

Uscii dalla stanza senza guardarmi indietro, con lo stesso coraggio che avrei avuto ore prima nel non salire le scale per fargli una scenata.

<<Allora?>>

Guardai Harry mentre infilava le chiavi nella macchina. Mi aveva aspettato e mi aveva subito portata via.

<<Sto bene>>.

Sorrise mentre metteva la freccia per uscire da una rotonda.

<<Si, so che sei forte. Mi riferivo a lui>>.

Sospirai.

<<Bè prima il Rettore era venuto a dirmi che sono stata assegnata all'assistente di Collins per la laurea>>.

Non capì in quel momento perché c'entrasse con la domanda su Axel.

<<Avevo fatto domanda a Turner, lui mi aveva accettata e quindi il Rettore ha chiesto ad Axel se volesse seguirmi e farmi da tutor, ma lui ha rifiutato>>.

Sbuffò. Quello sguardo sembrava innervosito dalla cosa.

<<Comunque è proprio strano. Non c'ha pensato due volte a raccoglierti per terra, nonostante non avesse capito il perché nessuno ti stava toccando. Poi però rifiuta di avere una scusa per stare con te>>.

Sospirai di nuovo.

<<Prima mi ha detto che ha fatto la scelta giusta. Se crollo per questo, chissà per cosa crollerei se le cose andassero avanti>>.

Sapevo di non essermi spiegata bene, ma non mi uscivano più le parole.

<<Ha paura che se le cose andassero male, e tu reagisci così per una minima cosa...>>.

Aprii il finestrino.

<<Sì Harry, ma sappiamo entrambi che le mie crisi non vengono solo da situazioni come questa, sai che mi sono sentita male per tante cose>>.

Lui annuì, facendomi rilassare.

<<Io lo so, tu lo sai. Lui non sa niente e dal suo punto di vista probabilmente pensa che sei ancora immatura>>.

Harry aveva ragione.

<<Sa che non sono stata mai con nessuno>>.

Scoppiò a ridere.

<<Mio Dio Emma, non hai mai detto queste cose a nessuno se non a me, e con fatica. Conosci un tizio qualunque e guardati>>.

Risi anche io.

<<La situazione dentro casa sua, dopo il bacio, si stava intensificando. E dopo varie domande c'è arrivato da solo>>.

Non era uno stupido.

<<Bene, allora questo conferma la mia tesi. È come se pensasse che non ce la faresti a sopportare la situazione se dovesse andar male qualcosa e quindi si tiene a distanza>>.

Avevo perso le forze, non era proprio una bella giornata.

<<Uffa, è come una montagna russa>>.

<<Benvenuta nel mondo dei grandi>>

NeverthlessWhere stories live. Discover now