CAPITOLO 20

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Harry non rispose né alle mie chiamate, né ai miei messaggi.

Pensai che doveva aver ottenuto una risposta da quella ragazza, pensai che fosse con lei e che avesse dimenticato di venirmi a prendere.

Eppure non avevo una bella sensazione; quella che dimenticava spesso di avere un amico, ero sempre stata io, lui non avrebbe mai potuto lasciarmi lì per andarsi a divertire con una donna.

Aspettai in quella casa un'ora, che sembrò essere lunga dieci anni.

Non dissi una parola, lui non disse una parola.

<<Vuoi che ti porti a casa io?>>.

Scossi la testa. Mi stavo preoccupando.

Non volevo tornare a casa.

<<Vuoi che ti accompagni da lui?>>.

Sospirai chiudendo gli occhi, perché sapevo di chiedergli ancora qualcosa.

<<Posso andare da sola>>.

Mantenevo sempre il mio orgoglio.

<<Non ti lascerò fare 15 km a piedi perché sei testarda, quindi dai, preparati>>.

Arrivammo in poco tempo. Quel pub sembrava molto carino da fuori e probabilmente, pur di non sentire quelle parole, avrei preferito andare con il mio amico.

Scesi di corsa dopo averlo salutato velocemente solo con un grazie, poi mi affrettai ad entrare.

C'era davvero tantissima gente ed io non sapevo cosa fare.

Al bancone c'era una ragazza, poteva essere lei quella che cercava Harry. Così provai ad avvicinarmi il più possibile.

La musica era alta, non sembrava un pub, ma una discoteca ed io mi stavo sentendo a disagio.

Un ragazzo dietro di me cadde a terra. Si portò con lui un pezzo della mia camicetta e quasi rischiai di rimanere mezza nuda.

Non mi importava in quel momento, dovevo solo trovarlo e tutto sarebbe finito.

Aspettai che qualcuno andasse via per raggiungere il bancone.

<<Scusami>>.

La ragazza mi sorrise, era esausta.

<<Conosci un ragazzo di nome Harry?>>.

Il suo viso si rabbuiò e capii in quel momento che doveva esser successo qualcosa.

<<Sei la sua fidanzata?>>.

Scossi la testa.

<<No, voglio sapere dove si trova. Non risponde ai miei messaggi e sono preoccupata>>.

La ragazza si avvicinò per parlare meglio.

<<Lo hanno portato in ospedale, ha avuto una lite con un ragazzo e ha preso qualche pugno>>.

D'istinto portai le mani sulla bocca e sbarrai gli occhi.

<<I paramedici hanno detto che sta bene, ha solo perso i sensi>>.

Annuii.

C'era un motivo per il quale non mi aveva risposto.

Dovevo correre da lui.

Ma la calca sembrava essersi intensificata. Cominciai a non respirare più, mi guardavo in giro e vedevo le persone sfocate.

Sapevo cosa mi stava accadendo.

<<Chiudi gli occhi, ti porto fuori da qui>>.

Axel aveva deciso di non andarsene, Axel aveva deciso di salvarmi ancora una volta.

NeverthlessWhere stories live. Discover now