CAPITOLO 25

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Tirò via le mie mutandine con la sua bocca.

Quella sera mi offrì una bella cena a casa sua, aveva deciso che voleva fingere di poter essere in un ristorante insieme a me.

Dopo la notte passata a guardare le stelle mano nella mano, avevo capito che anche lui aveva bisogno di stare bene, di non soffrire più.

Così avevo lasciato a casa tutti i miei pensieri, mentre Axel mi dimostrava che ci stava davvero provando.

Erano passate settimane, e tutto sembrava andare bene.

Avevo dimenticato l'università. Il mio unico pensiero era proprio lui.

Con una candela sul tavolo, Axel si era abbassato per raccogliere il tovagliolo.

Mi aveva chiesto di aprire le gambe ed io lo feci senza battere ciglio.

Fu allora che si avvicinò. La mia parte più vulnerabile era davanti ai suoi occhi ed io pregavo che lui mi facesse provare quello che mi faceva provare da un bel po' ormai.

La sua lingua era calda, le sue mani possenti.

Chiusi gli occhi e tirai indietro la testa.

Poi si fermò di colpo.

<<Dimmi cosa vuoi che ti faccia>>.

Lo guardai, non ne avevo idea.

<<Non so cosa voglio, so che non voglio che ti fermi>>.

Prese a baciarmi. Con calma e poi con più forza.

Mi fece alzare dalla sedia e mi tolse i vestiti.

<<Voglio che adesso ti metti sopra di me>>.

Senza vestiti, nuda davanti ai suoi occhi mentre si metteva seduto sul divano.

La luce flebile della notte, i suoi occhi ghiaccio che risaltavano ovunque andasse, ed io che mi vergognavo.

Quelle cicatrici che sfiorava ogni volta che mi toccava, facevano fatica a sparire nella mia testa.

<<Emma, sei la donna più bella del mondo>>.

Sorrisi. Sapevo che non era vero, quelle parole erano solo state dettate dal momento. Però mi diedero il coraggio di salire sulle sue gambe.

Mi guidò, lentamente.

Mentre soffrivamo entrambi, mentre ogni movimento generava piacere, pensavo a quanto io mi stessi affezionando a lui.

Ma mentivo, sapevo cosa provavo.

Così mi ritrovai sul letto, dopo che mi aveva preso e fatta sua in ogni angolo di casa sua, a pensare a quanto fosse bello.

A pensare ad ogni piccola parte del suo corpo nudo di fianco a me.

Lo accarezzai, volevo toccare qualsiasi cosa, non volevo lasciare fuori niente. Avevo bisogno di sentire il più possibile.

<<Hey...Cooper>>.

Si svegliò dopo un piccolo riposino.

<<Ciao>>.

Gli sorrisi.

<<Cosa fai?>>.

Posai la testa nell'incavo del suo collo continuando a toccare le sue mani, le sue gambe e qualsiasi cosa potessi.

<<Ti accarezzo>>.

Mi strinse a sé.

E cominciò a passare una mano sulla mia spalla, attraversando anche quelle piccole cicatrici.

NeverthlessWhere stories live. Discover now