11. Risveglio (II)

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Il gesto la colse così alla sprovvista da farle perdere l'equilibrio, e cadere dallo sgabello a tre gambe su cui stava seduta.
Rovinarono insieme l'uno sopra l'altra sul suolo riarso, sollevando una nuvola di polvere.

Risero entrambi.

«Tra le cose su cui devi allenarti, metti in lista anche: scusarsi senza travolgere gli altri!»
«So di non meritare un perdono così facile. So di averlo potuto ottenere soltanto perché tu sei una bella persona.»
«Hai già ricominciato a essere serio e melodrammatico? Che palle!» Gli diede uno spintone con entrambe le mani come per toglierselo di dosso, ma stava ancora ridendo.

«La più bella che abbia mai incontrato.» Concluse il giovane, come se non fosse nemmeno stato interrotto. I loro volti cominciarono ad avvicinarsi lentamente l'un l'altro, come attratti da una forza invisibile. Nathan lesse in quegli occhi limpidi e ambrati un desiderio pari al proprio.

Assecondandolo, abbassò le palpebre e la baciò.

Per un istante lei rimase sorpresa, quindi ricambiò con entusiasmo, intrecciando la lingua con la sua mentre gli passava una mano dietro la nuca.

Nathan era senza fiato, e il cuore gli martellava così forte nel petto da fargli temere che la cassa toracica si sarebbe squarciata. Le immagini del sogno di pochi giorni prima si mescolarono alla realtà, al punto che non sapeva più distinguere l'uno dall'altra.

Lei lo voleva! Niente altro aveva importanza, ora.

Percorse con la mano il fianco della donna mentre, appoggiato all'altro braccio, scendeva a baciarle la base del collo, dove le bende lasciavano una porzione di pelle scoperta.

«Aspetta...» Annaspò lei.

Ma lui non voleva, non poteva aspettare. Trovato un pertugio tra gli strati scomposti di stracci che la ricoprivano, cominciò a infilarci le dita, bramando il contatto col calore della pelle. Lei lo respinse di nuovo, stavolta con una ben diversa determinazione: presunte malformazioni o meno, le sue erano braccia allenate e forti. Appoggiò entrambi i palmi sul petto del giovane e lo allontanò, spingendolo indietro.

Raddrizzatasi subito dopo di lui, lo colpì con uno schiaffo abbastanza forte da fargli voltare la testa. Quindi sgattaiolò via e si rimise in piedi, lasciandolo inginocchiato a terra a massaggiarsi la guancia con un'espressione da ebete.

«Che ti sei messo in testa? Porco!» Sbraitò, accaldata e col fiato corto.

«Ma...» Le parole gli morirono in gola. Stava per dire che credeva lo volesse anche lei. Anzi, ne era sicuro: non poteva essersi immaginato il trasporto in quel bacio.
Si era sempre vantato di capire cosa volevano le donne. Poteva avere molti difetti, ma di sicuro non aveva mai forzato nessuna a fare qualcosa che non voleva.

«Chi credi che io sia?» Gli urlò contro Allison, imbufalita. «Ti do un indizio: non sono una di quelle svampite che ti muoiono dietro solo perché tu sei il grande Nathan Mayer!»

Il giovane sbarrò gli occhi, sconvolto.

«E non guardarmi con quell'espressione da cane bastonato! Sembra che la vittima ora sia tu!» sbuffò sonoramente. «Possibile che non faccio in tempo a farmela passare, che già me le fai girare di nuovo?» Prese un gran respiro, sforzandosi di calmarsi.

«Allora... lo sapevi.»
«Cosa?»
«Sapevi chi ero.»

La vide accusare il colpo.

Per un attimo rimase interdetta, ma fu lesta a riprendersi. «Certo che lo sapevo.» ammise. «Il tuo bel faccino è ovunque, signor uomo copertina. Lo abbiamo visto anche qui.»

Nathan era sconvolto. Aveva mentito?
Forse allora il suo aiuto non era stato così disinteressato come voleva far credere!

«Perché non mi hai detto che lo sapevi?»

Allison si strinse nelle spalle. «All'inizio non ti avevo riconosciuto, avevi la faccia ridotta in uno stato! Dopo, non mi è sembrato così fondamentale. Ho pensato che sarebbe servito solo ad alimentare il tuo ego, già piuttosto arzillo.» Nathan annuì tra sé, si alzò e, in silenzio, si ritirò di nuovo nella casupola. Con la coda dell'occhio, vide la donna che rimetteva in piedi lo sgabello, e riprendeva in mano il lavoro da dove l'aveva interrotto.

Sembrava sincera, e lui desiderava davvero crederle.

Eppure, non poteva fare a meno di chiedersi se davvero le cose stavano così, oppure se lei potesse avere in realtà un secondo fine.

Eppure, non poteva fare a meno di chiedersi se davvero le cose stavano così, oppure se lei potesse avere in realtà un secondo fine

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SPAZIO AUTORE

Spero di avervi emozionato almeno un pochino. 
L'abbraccio, il bacio, le cose che sembrano galoppare e finalmente andare come tutti ci aspettavamo. E poi, il disastro.

Tutti noi abbiamo sentito almeno una volta la sciocchezza secondo cui, quando le donne dicono di no, in realtà vogliono dire di sì. Lui si sente quasi legittimato, ormai pensa di non potersi più fermare. Ma ci pensa lei, a fermarlo!

E poi, le parti si invertono. L'accusato diventa accusatore. 

Perché lei sapeva. Ha sempre saputo. E gli ha fatto credere di no.

Un vero rapporto, sia di amore, amicizia, genitorialità, perfino lavoro... si basa sulla fiducia.
Quando la fiducia viene meno, le cose possono precipitare.

Cosa succederà adesso?

Ho chiamato questo capitolo "risveglio" perché non solo Nate si risveglia dopo aver perso i sensi, ma perché dovrebbe davvero "svegliarsi", nel senso di prendere coscienza di alcune cose, e perché si risveglia anche dal sogno in cui Allison era perfetta, inarrivabile. 
Invece è un essere umano, con i suoi segreti, magari perfino i suoi scopi.

Questo basta a far morire la storia d'amore sul nascere? Abbiamo già visto che Nate è piuttosto bravo a fare il broncio. 

GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI!

BAZZA DI TORDO 2172Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt