Capitolo 15

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ISABEL

La mia ormai non può nemmeno più essere definita vita.

Passo le giornate sul divano, completamente nascosta sotto la coperta, con la speranza che gli anni passassino più in fretta.

Voglio fuggire dalla vita, voglio fuggire da me stessa, voglio fuggire da ogni forma di dolore.

Trevor mi ha attaccato il telefono in faccia e non mi ha dato la possibilità di sapere cosa ne sarebbe stato di noi.

Convivo con questa domanda da due settimane e da ormai due settimane io non esco più dallo studio della nonna.

Non sono più andata all'università, non ho più aperto la libreria. Non mi importa più di niente.

Non vedo nemmeno una persona da due settimane e non vedo nemmeno più la luce del sole da due settimane.

Me ne sto rinchiusa in questa stanza con le tapparelle chiuse, la coperta fin sopra agli occhi e il corpo completamente raggomitolato.

Mi sono alzata per mangiare solo una volta. Mi alzo più spesso per andare in bagno e ogni volta mi devo poggiare contro il muro per i giramenti di testa.

Quest'amore è logorante. È tutto ciò che ho sempre voluto evitare. Invece eccomi qui a struggermi per amore.

Cosa direbbe la Isabel di qualche anno fa?

Mi odierebbe. Mi direbbe che sono stata debole e un'illusa perché ho permesso a un ragazzo di avere tutto questo potere su di me.

Io cosa potrei rispondere? Riderei, un sorriso amaro, e la guarderei in faccia.

"Prova tu a resistere a quegli occhi blu" le direi.

Ogni volta che provo a dormire mi ritrovo davanti il volto di Trevor e finisco sempre per piangere e urlare durante la notte.

Non credevo che avrebbe fatto così male.

Per anni ho odiato i miei genitori. Per anni li ho incolpati di provare quell'amore, ma ora eccomi qua a capirli perfettamente. A sentire quel dolore. A capire quanto faccia male.

L'unica cosa che mi tiene ancorata alla realtà è la piccola sveglia poggiata sulla scrivania. È un piccolo orologio a lancette e la nonna mi ha insegnato a leggere l'ora proprio con questa. Ho visto la lancetta delle ore fare un giro completo per ben ventotto volte. Quante altre volte la vedrò?

Non faccio altro che chiedermi se Trev si sia reso conto del tempo che è passato. Mi chiedo se anche lui si stia tormentando per quella risposta non data.

Mi chiedo se mi odi così tanto da non pensarmi più.

Forse mi dimenticherà. Finirà gli anni da scontare lì e poi si ricostruirà una vita. Una nuova vita, un nuovo lavoro, una nuova casa, una nuova ragazza.

Stringo ancora di più le ginocchia contro il torace. Sento un dolore atroce al centro del petto e ogni volta che penso a lui quel dolore non fa altro che aumentare.

Dovrei smettere. Dovrei pensare alla mia salute. Ma non ci riesco.

Non posso fare a meno di pensare a lui. Non posso fare a mano di resistere alla tentazione di chiudere gli occhi e trovarmelo davanti.

Gliel'ho persino scritto. Gli ho scritto che quando sente la mia mancanza, deve solo chiudere gli occhi e raggiungere l'isola che non c'è. Lì potremmo divertirci parecchio. Peter Pan, Trilli, Wendy, i bimbi sperduti, io e Trev. Potremmo vivere tante avventure, potremmo amarci senza ostacoli, potremmo essere dei bambini felici che vogliono solo godersi la vita.

Tutte le notti della tua vita 2Where stories live. Discover now