Capitolo 18

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ISABEL

Quanto sono cambiate le cose? Quanto sono cambiata io?

Questa mattina mi sono svegliata con questo pensiero e non posso ancora crederci. Che cosa direbbe la Isabel di sedici anni? Sarebbe fiera di me? Forse nemmeno ci crederebbe.

Ho ventun anni e sto andando verso l'università per la mia laurea.

A pensarci mi sembra un sogno. Non capisco ancora come abbia fatto a riuscirci. Ho pagato tutte le spese da sola, mi sono mantenuta da sola e sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo solo con le mie forze.

Come ormai sono abituata a fare, prendo diversi autobus e la metro per raggiungere la NYU. Sono tre anni che faccio questo viaggio tutti i giorni e ormai non mi pesa più.

Sono sorridente da questa mattina, ma allo stesso tempo c'è una piccola tristezza che mi assale. Tutti avranno i loro amici, le loro famiglie, le persone più care, ma io no. Sarò da sola. Nessuno mi farà foto, nessuno mi darà un abbraccio, nessuno mi dirà che è fiero di me.

Ce la farò, lo supererò. Sorriderò e mi godrò la mia giornata. Sarà bello in ogni caso. Passerò comunque una giornata stupenda.

Raggiungo l'università e noto da subito le tantissime persone che affollano l'edificio. Ho comprato un vestito elegante per l'occasione, perché voglio sentirmi bella, voglio sentirmi importante. Non perché qualcuno debba guardarmi, ma per me. Lo sto facendo per me. È la mia laurea, il mio futuro.

Dopo tutti questi anni in cui ho sofferto tanto, questa è la mia piccola rivincita. È un piccolo passo in avanti che ho fatto. Sarò di nuovo felice e questa volta per davvero.

Attraverso l'ingresso e vado diretta nella sala in cui ci sarà la consegna delle lauree.

Sono agitata, ma sono anche felice.

Quella piccola ragazzina che ha trovato l'amore su una panchina fredda sta realizzando i suoi sogni.

Ovviamente sento la mancanza di Trevor. Avrei tanto voluto averlo al mio fianco, ma so che il mio è un sogno irrealizzabile. Non si avvererà mai e dovrei smettere di sperarci perché sennò starei molto male per questo.

Non posso però fare a meno di pensare a quello che mi direbbe se fosse qui con me. Mi stringerebbe a sé, mi bacerebbe, togliendomi il respiro e ogni pensiero, poi mi sussurrerebbe all'orecchio che è fiero di me, che sapeva che ce l'avrei fatta e che mi ama da impazzire.

Chiudo gli occhi perché mi sembra quasi di poter sentire veramente il suo profumo. Mi sembra quasi di sentire il calore del suo corpo vicino a me.

Riapro gli occhi e rabbrividisco perché mi rendo conto che non c'è nessun calore, nessun profumo, nessuno sguardo blu.

Sono sola.

Tiro su con il naso per non piangere. Non devo piangere. Mi sono truccata bene stamattina, mi sono fatta bella e niente dovrà rovinare il mio trucco. Niente di niente.

Mi accomodo su una delle poltrone dell'Aula Magna e aspetto.

Manca ancora mezz'ora all'inizio della cerimonia e in questo istante mi sembra di essere seduta davanti allo schermo di un cinema e che il film che stanno proiettando sia il film della mia vita.

La mia infanzia è stata abbastanza felice, un'infanzia abbastanza normale, anche se troppo spesso ho vissuto i litigi dei miei. Fortunatamente ho conservato per parecchi anni gli occhi da bambina e grazie a quell'innocenza che avevo nello sguardo non ho mai capito quanto fossero gravi quei problemi in casa.

Successivamente ho scoperto tutta la verità: il motivo di quei litigi, l'hotel in cui mio padre passava le notti quando litigava con la mamma, il negozio in cui mio padre comprava le palline che "mi portava dai suoi viaggi".

Tutte le notti della tua vita 2Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt