Capitolo 2

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Yoora p.o.v.

I miei piedi sono ben saldi al pavimento e i miei occhi sono rivolti alla parete di fronte a me. Con la mano ancora appoggiata sulla maniglia della porta cerco di fare mente locale, ma niente in questo posto asettico mi è di aiuto.

Faccio un respiro profondo, voltandomi verso la stanza. Grazie alla luce del corridoio riesco a vedere meglio l'interno: ci sono solo prodotti delle pulizie.

Ma come ci sono finita in uno sgabuzzino?!

Decido di non perdere altro tempo e avventurarmi nella struttura alla ricerca di un'uscita. Tutte le porte in cui mi sono imbattuta fino ad ora sono chiuse a chiave, il che non è un buon presentimento.

Giunta alla fine del corridoio trovo una porta bianca, spero proprio conduca a delle scale, l'ultima cosa che voglio fare è vagare all'infinito in questi corridoi.

Abbasso la maniglia che al mio gesto fa scattare la serratura permettendomi l'accesso alla stanza. Non appena metto piede dentro le mie spalle si abbassano per la delusione.

"Un bagno...seriamente?!" borbotto tra me e me. Mi avvicino alla serie di lavandini, magari dandomi una sciacquata al viso mi sveglierò da questo incubo.

Percepisco l'acqua gelida entrare a contatto con le mie mani, ma non appena le avvicino al viso qualcosa le blocca. Strabuzzo gli occhi non capendo cosa sia appena successo e d'istinto alzo lo sguardo sullo specchio poco sopra il lavandino.

Un paio di occhiali siede sul ponte del mio naso, impedendo la mia azione precedente. Rapidamente i miei occhi ricadono sulla mia acconciatura: i capelli che avevo tagliato ieri sono di nuovo lunghi; la giacca di pelle che indossavo fino a poco tempo fa è stata sostituita da una felpa oversize, così come i jeans che sono diventati magicamente di un blu slavato.

"Ok Yoora prendi un bel respiro, stai sognando, ti sei addormentata sul treno e-" le parole di conforto che cerco di darmi mi muoiono in bocca. Più guardo il mio riflesso più riconosco la me di diciassette anni. La montatura degli occhiali è la stessa che portavo al liceo, così come la familiare felpa grigia che ad oggi sarà probabilmente dispersa nel mio armadio.

Senza staccare gli occhi dallo specchio faccio qualche passo indietro, appoggiandomi con la schiena alla porta di uno dei bagni.

"Questa cosa non ha minimamente senso!" la mia voce risuona tra le pareti solitaria e l'unica cosa a spezzare quella solitudine è la suoneria di un telefono.

Mi guardo attorno pensando di trovare qualcun altro lì con me; ma come volevasi dimostrare non c'è nessuno. Passo distrattamente la mano sui miei jeans, quando mi rendo conto di avere il telefono nella tasca posteriore.

Lo afferro rapidamente riconoscendo il vecchio modello di smartphone che avevo e in pochissimi secondi ricevo la notifica di una chiamata persa da mia madre. Inserisco la password dando una rapida letta alle altre notifiche e i miei occhi ne catturano una in particolare

Ti aspetto alla fermata dell'autobus per andare a scuola, ci vediamo domani –Rin

Osservo il messaggio e tentata dal rispondere per chiedere spiegazioni entro nella chat, comincio a scriverle del perché parla di scuola quando siamo all'università, ma i miei occhi trovano qualcosa di più interessante del tasto invio.

La parte in alto a destra dello schermo è occupata, oltre che dalla percentuale della batteria, anche dall'orario. Ero salita in treno che erano le sette di sera, ma qui dice che sono le dieci passate. Chiudo la chat con Rin visualizzando la schermata principale.

Aprile 2017

Leggo e rileggo la data, il respiro si fa sempre più corto. Sposto lo sguardo dall'oggetto fra le mie mani al riflesso sullo specchio. Ma come è possibile?

𝑺𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒘𝒊𝒕𝒉 𝒚𝒐𝒖 ||  𝑱𝒌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora